Descrizione generale

L'Opera di Pechino è il nome con cui è noto in Occidente il genere teatrale cinese ching hsi (propr. spettacolo della capitale), che può essere considerato come il dramma classico nazionale moderno. Sorto alla fine del sec. XVIII, quando gli attori dello yi yang adottarono lo hu tiao, l'Opera di Pechino è una fusione del teatro aristocratico e di quello popolare e ha raggiunto un altissimo grado di perfezione formale e di originalità artistica, tanto da costituire la forma di teatro più rappresentativa e più famosa della Cina . Esso costituisce una sintesi organica di canto, dialogo, musica, danza, mimica e acrobatica. Il repertorio è molto vario, ma poiché l'Opera di Pechino si è sviluppata durante la dinastia Ch'ing, i cui imperatori avevano proibito che si portasse sulla scena la vita di corte o di alti funzionari o comunque avvenimenti e circostanze di attualità, gli autori, rimasti anonimi, hanno tratto il contenuto delle opere da leggende popolari, noti romanzi storici, storie di gloriosi capitani dell'antichità, della lotta per il potere e di combattimenti contro i barbari. L'amore per la patria, la fedeltà coniugale e la pietà filiale sono sempre esaltati. La scenografia è quasi inesistente, ma caratteristico è il largo impiego simbolico di determinati oggetti: basta per esempio agitare un panno azzurro per indicare la presenza di un fiume o del mare. Per contro gli attori, educati sin dall'infanzia al perfetto controllo del proprio corpo e a un complicato vocabolario di gesti convenzionali, indossano vestiti sfarzosi confezionati con sete gialle, nere, rosse, azzurre, ecc. (ciascun colore ha un valore simbolico). Le situazioni drammatiche sono sottolineate dalla musica che, basata su melodie già note, ha molta parte nello spettacolo.

La caratterizzazione dei personaggi

Le parti degli attori sono sempre fisse. Determinati gesti, andatura, truccatura, colore e taglio dei costumi indicano le particolarità del carattere del personaggio, la sua posizione sociale. Gli interpreti dell'Opera di Pechino non portano maschera ma stendono sul viso creme colorate, ottenendo trucchi molto complicati (ve ne sono centinaia di tipi), che rispondono al carattere della parte. Quattro sono le parti fondamentali: sheng, tan, ching, ch'ou. La parte sheng, che è quella dell'eroe maschile positivo, si suddivide in wen sheng, personaggio civile, e wu sheng, personaggio militare. Secondo l'età si ha il lao sheng, uomo maturo, e il hsiao sheng, giovane uomo. Il wen sheng è la parte del ministro onesto, del funzionario fedele, dell'uomo sapiente, del giovane forte, del giovane nobile, dello studente povero. Il canto del lao sheng esige un tono di voce profondo, mentre quello del hsiao sheng deve essere in falsetto. La parte del wu sheng si distingue in guerriero a cavallo, che porta spesso quattro bandiere applicate sulla schiena, e in guerriero a piedi, e richiede abilità acrobatica e una rigida sincronizzazione dei movimenti con la musica. Tan è la parte femminile, interpretata però da uomini, specializzati nel conferire alla voce il tono falsetto che deve far pensare alla donna, anche nel canto. Grande fama in tale parte è stata conquistata da Mei Lanfang. Quando la parte venne interpretata da donne, esse dovettero a loro volta imitare gli attori che si erano specializzati nell'imitare le donne, in modo da dare l'impressione che a recitare fossero uomini. Anche la parte di tan si realizza attraverso numerose interpretazioni (donna giovane, vecchia, carina, brutta, invidiosa, infedele, traditrice, ecc.). Le principali caratterizzazioni di questa parte sono sei: ch'ing-i, modesta e virtuosa, hau-tan, civetta, cortigiana, ecc., kuei-men-tan, giovane nubile, tao-ma-tan, donna generale, wu-tan, acrobata, lao-tan, vecchia. Il ching è il personaggio più tipico dell'Opera di Pechino. Ha il viso truccato in una gamma vastissima di combinazioni e di varianti che corrispondono, secondo canoni rigidamente fissati, a un particolare aspetto del carattere. Il ching è il ruolo dei ruffiani, degli avventurieri, dei briganti, degli usurpatori, dei ministri traditori. Il ch'ou è il pagliaccio; le sue parti sono generalmente: il servo (wen ch'ou) nel contempo furbo e sciocco, o l'ufficiale inferiore (wu ch'ou), acrobatico nei duelli e nelle cavalcate; ha il viso impastato di bianco attorno agli occhi e al naso, come un clown.

L'accompagnamento musicale

Nell'Opera di Pechino l'orchestra è molto importante. Essa si dispone sul lato sinistro del palcoscenico (quadrato e proteso verso il pubblico), con la fronte rivolta al centro della scena, ed è composta da otto, dieci musicisti. Comprende strumenti a corda che accompagnano il canto dell'attore (hu ch'in, specie di violino a due corde, yüen ch'in, sorta di chitarra rotonda a quattro corde, ching erh hu, simile all'hu ch'in, ma dal suono più dolce, san hsien, a tre corde, con una cassa armonica molto piccola e leggermente ovale); strumenti a percussione, che annunciano l'inizio dello spettacolo, l'ingresso o l'uscita di un attore, o sottolineano fasi di combattimento (hsiao lo, piccolo gong in bronzo; ta lo, un altro gong molto più grande del precedente; t'an pi ku o hsio ku, il tamburo, che, poiché serve a battere il tempo, è lo strumento del direttore d'orchestra; talvolta, pah, nacchere, agitate dal direttore d'orchestra per dare risalto a certi passi principali del canto; nao po, cembali); strumenti a fiato, di uso rarissimo e limitatissimo, destinati a sottolineare le fasi di cerimonie cultuali (sona, tromba; ti, flauto).

Le conseguenze della rivoluzione culturale

Lo spettacolo tradizionale intorno al 1965 subì degli importanti mutamenti. Le trasformazioni furono richieste da Chiang Ching e da P'eng Cheng, per adeguare i testi alla nuova situazione politica e agli indirizzi imposti dalla rivoluzione culturale. Tale tendenza si era ormai rivelata in modo preciso fin dal 1958, nella scelta e nell'elaborazione dei nuovi testi, ma si riallacciava alla linea politica generale indicata da Mao Tse-tung. Con la riforma furono aboliti le maschere, i costumi e i tradizionali simbolismi mimici. Furono conservati il canto, la musica e le spettacolari acrobazie. Ma il ruolo dell'attore cambiava profondamente. Shu Chiang, allora direttore aggiunto della Compagnia sperimentale centrale di Pechino, affermò che l'attore doveva tener presente, tra le altre cose, la necessità di sottoporre il suo personaggio a un'analisi di classe; non bastava, quindi, lo studio dei sentimenti (aspetto individuale), ma era necessario anche lo studio dei rapporti dell'individuo con la società (analisi di classe). L'Opera di Pechino, divenuta “teatro rivoluzionario moderno”, conservava l'antico nome ma rifiutava gli antichi testi. I drammi vennero scritti “per servire le masse” e dovevano quindi ispirarsi alle vicende della guerra di liberazione e alla lotta di classe per l'emancipazione dallo sfruttamento. Dopo il 1976, però, con la morte di Mao e la fine della rivoluzione culturale l'Opera di Pechino tornò alla forma tradizionale dello spettacolo.

Bibliografia

Rewi Alley, Peking Opera, Pechino, 1957; E. Halson, Peking Opera, Oxford, 1966; Kiang Tsing, A propos de la révolution dans l'Opéra de Pekin, Pechino, 1968; N. Balestrini (a cura di), L'Opera di Pechino, Milano, 1975.

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