Lessico

sf. [sec. XIII; latino aníma, soffio vitale].

1) Principio vitale di tutti gli organismi viventi che ne determina e ne regola l'esistenza vegetativa e sensitiva: esalare l'anima, morire; trattenere l'anima coi denti, essere in condizioni di salute precarie; “l'anima d'ogne bruto e delle piante” (Dante). Iperb., ciò che si ha di più caro, la vita: per lei darebbe l'anima; quel fanatico è capace di giocarsi anche l'anima. In senso filosofico, il principio motore della vita universale: l'anima del mondo; “L'anima de l'universo... non ha raggione di principio ma di causa” (G. Bruno). Per estensione, parte essenziale, forza motrice: la pubblicità è l'anima del commercio; di persona, promotore, sostenitore, animatore: Carlo è stato l'anima della conversazione. Familiarmente: all'anima!, escl. di sorpresa come perbacco!, caspita! e simili.

2) Secondo molte fedi religiose e diverse dottrine filosofiche, parte immateriale e incorruttibile dell'uomo, di origine divina, concepita come nettamente distinta dal corpo e considerata sede delle superiori facoltà umane (pensiero, sentimento, volontà, coscienza morale): “Anima, che diverse cose tante vedi, odi, e leggi, e parli, e scrivi, e pensi” (Petrarca). Spesso sentita come complementare o contrapposta al corpo: in anima e in corpo, interamente, in piena unità; darsi anima e corpo a un'attività, dedicarvisi totalmente; sono due corpi e un'anima sola, per indicare una perfetta comunione spirituale fra due persone. In varie loc. specialmente di origine cristiana, può esser considerata nella sua esistenza ultraterrena, ormai staccata dal corpo: pregare per le anime del purgatorio; anima beata, assunta in paradiso; anima dannata, in pena, condannata all'inferno; in senso fig., persona malvagia e crudele oppure inquieta e disperata; essere l'anima dannata di qualcuno, il suo cattivo consigliere. Eufemisticamente: la buon'anima, per indicare affettuosamente una persona cara defunta. In altre loc. fig. l'anima è considerata centro di più specifiche attitudini spirituali: A) Sede degli affetti, delle emozioni, dei sentimenti: chi può conoscere davvero l'anima di un uomo?; “Viveva in quel riso la sua anima intera” (Palazzeschi); con tutta l'anima, con piena intensità, con totale trasporto; essere anima e cuore con qualcuno, legato da grande affetto; essere l'anima di qualcuno, la persona più cara; anche come tenero vocativo affettuoso: anima mia!; rapire l'anima, mandare in estasi; anime gemelle, di due persone che condividono gusti e affetti; aprire l'anima a qualcuno, confidarsi, a un sentimento, accoglierlo in sé; mangiarsi, rodersi l'anima, adirarsi, crucciarsi. Di opere e attività artistiche, ispirazione, vitalità: suona con l'anima; dare l'anima a uno scritto. Talvolta con riferimento alla posizione dell'anima, immaginata nella parte più interna del corpo: arrivare all'anima, commuovere profondamente; una gioia che esce dall'anima, intima, intensamente sentita; leggere fino in fondo all'anima, scoprire le più recondite passioni; familiarmente: romper l'anima, importunare fastidiosamente. B) Sede della coscienza morale e religiosa, specialmente con riferimento alla dottrina cristiana: avere qualche cosa sull'anima, un peso sulla coscienza; aver cura d'anime, averne il governo spirituale (detto specialmente di un curato); anima morta, in peccato mortale; con riferimento al destino ultraterreno: salvar l'anima; dannarsi l'anima; fig.: dannar l'anima, far perdere la pazienza; raccomandare l'anima a Dio, prepararsi a morire; rendere l'anima a Dio, morire; vender l'anima al diavolo, acconciarsi ad azioni immorali per fini egoistici.

3) Per estensione, persona, uomo, specialmente con riguardo alle sue qualità intellettive e morali: anima nobile, gentile; è un'anima nera, un tipaccio; più in generale, individuo, abitante: una contrada di poche anime; in piazza non c'era anima viva, non c'era nessuno.

4) Di cose, la parte interna che dà forma o sostegno o svolge la funzione più importante. In particolare: A) Anima di una pianta, la sostanza interna; anima di un frutto, il seme del nocciolo; anima di un bottone, il dischetto rivestito di stoffa; anima di una corda, cordone intorno a cui si avvolgono i filacci di canapa; anima della cravatta, striscia interna di stoffa che la mantiene rigida; anima di una matita, il canaletto riservato alla grafite; anima del timone, pezzo principale dei grandi timoni in legno, che si prolunga verso l'alto formando l'asta. B) Nelle costruzioni civili: a) parte piana o costolata, normale alle ali dei profilati; b) nelle scale, l'eventuale struttura di sostegno dei gradini interna alle rampe; c) nei pannelli composti, generalmente la struttura compresa o annegata in materiali non autoportanti. C) In elettrotecnica: a) anima dei cavi, conduttore e relativo isolante facente parte di un cavo elettrico; b) anima degli elettrodi di carbonio, sostanze incorporate negli elettrodi per aumentare la luminosità nelle lampade ad arco (sali di calcio, bario, titanio). D) Nelle ferrovie, la sezione delle rotaie dotate di risvolto, a sezione rettangolare, a fungo, a doppio fungo. E) In fonderia, quella parte di una forma appositamente collocata per creare una cavità e una rientranza nel getto finale o, con accezione più generale, tutte quelle parti eseguite separatamente dalla forma principale (vedi formatura). F) Nell'industria tessile, filo componente di particolari filati ritorti fantasia, intorno al quale si avvolge il filo di effetto. G) Negli strumenti ad arco, piccolo cilindro di legno d'abete fissato tra il coperchio e il fondo. È parte essenziale per la qualità della resa sonora dello strumento, perché trasmette le vibrazioni del coperchio al fondo e aiuta inoltre a sostenere la pressione esercitata dalle corde. H) Nella terminologia militare, l'anima è la superficie interna della canna delle armi da fuoco, liscia nelle armi a munizione spezzata e rigata in quelle a palla. Il nome deriva dall'antico sistema di fabbricazione delle canne di pregio, consistente nell'avvolgere intorno a un'anima di ferro strati successivi di filo o nastro di acciaio. La saldatura dell'insieme era ottenuta per forgiatura a caldo in modo da consentire lo sfilamento del mandrino a canna ultimata.

Filosofia

Secondo Aristotele (De Anima, II, 414a, 12-13) l'anima è il principio per cui primieramente viviamo, sentiamo, intendiamo. Fin dai primordi della speculazione filosofica, il concetto di anima fu determinato nell'ambito di questa definizione. Fra i presocratici, il cui problema principale era la ricerca del principio delle cose, significativa a questo riguardo è la soluzione proposta da Anassimene, il quale identificava l'anima con l'aria (considerata appunto come il principio primo). In questo senso, l'anima doveva intendersi come il principio della vita non solo degli enti singoli, ma anche del mondo. Furono i pitagorici a ribadire che l'anima è il principio del mondo, quando videro in essa l'armonia che definisce i rapporti tra tutti gli enti. A quest'ordine di pensiero dovette certo riferirsi Platone, il quale, nel Fedro, scriveva che “ogni corpo che si muove di per sé dal di dentro è animato; e tale è appunto la natura dell'anima”; egli, inoltre, affermava l'immortalità dell'anima in quanto causa della vita, cui la vita inerisce necessariamente; e, per spiegare le attività spirituali, aggiungeva che l'anima è simile a una coppia di cavalli alati, di cui il primo tende verso la terra e il secondo verso il cielo, guidati da un auriga. La più celebre (e la più duratura nella storia della filosofia) definizione di anima è quella data da Aristotele: “l'atto primo finale di un corpo che ha la vita in potenza”. Definita dunque come ciò che realizza la vita di un corpo, l'anima ha secondo Aristotele tre funzioni: vegetativa, comune a tutti gli esseri viventi; sensitiva, comune agli animali e all'uomo; intellettiva, propria soltanto dell'uomo. Il concetto aristotelico di anima passò poi alla scolastica medievale. In questo periodo, benché fosse generalmente accettata l'impostazione del problema data da Aristotele, si cercò soprattutto di giustificare l'immortalità dell'anima individuale. Così, per esempio, San Tommaso affermava che l'anima, pur essendo l'atto del corpo, è tuttavia incorruttibile e, di conseguenza, immortale. Prima della scolastica, critiche al concetto aristotelico di anima erano state mosse da Plotino, per il quale l'anima non ha legami con il corpo, non è funzionale rispetto alla vita del corpo ma è la sede della rivelazione del divino. Quest'idea si ritrova in Sant'Agostino, il quale affermava nelle Confessioni di voler conoscere soltanto Dio e l'anima e aggiungeva: “Non uscire da te, ritorna in te stesso, nell'interno dell'uomo abita la verità”. Nel mondo moderno, la prima fondamentale discussione intorno al concetto di anima si ha con Cartesio, secondo il quale la realtà dell'anima si dà a conoscere mediante un'intuizione originaria attraverso la quale si è coscienti della propria esistenza (cogito, ergo sum). Ne consegue che l'anima è una sostanza ed è la sostanza contrapposta a quella corporea. Il concetto di anima come sostanza è mantenuto nella tradizione razionalistica che a Cartesio si richiama pur nella critica al suo sistema. Hume invece, svolgendo la tradizione empiristica, dissolve l'anima nella successione degli stati psichici. Kant muove al concetto di anima come sostanza una critica radicale, ritenendolo un'erronea idea della ragione prodotta dalla ragione stessa, quando questa sostanzializza il soggetto pensante che non può essere colto altrimenti che come vera funzione conoscitiva. Non bisogna però dimenticare che Kant ugualmente ribadisce l'immortalità dell'anima come oggetto di una fede razionale, come postulato della ragion pratica. All'impostazione kantiana del problema fa spesso riferimento il pensiero contemporaneo: sia per affermare che l'anima non è che l'unità della coscienza (così in Wundt e nelle principali correnti della psicologia razionale), sia per rispondere ad alcune fondamentali istanze religiose.

Religione: generalità

Nella tradizione religiosa occidentale dall'antichità ai nostri giorni l'anima è il principio vitale e l'elemento destinato a sopravvivere al corpo. Convenzionalmente il termine può anche indicare concezioni religiose di altre culture messe in rapporto analogico con il concetto occidentale di anima. La varietà delle concezioni sembra nascere dalla diversa combinazione di due idee elementari: “ciò che fa vivere” e “ciò che sopravvive”. Le due idee elementari ci danno due tipi di rappresentazione dell'anima: il dinamistico (greco dýnamos, forza) che l'intende come forza vitale (anche impersonale) e il personalistico che l'intende come immagine eterea (o doppio) della singola persona. Al primo tipo corrisponde l'anima-spirito (o “respiro”, “alito vitale”): per esempio, l'indiano atman, o la greca psychè, o la stessa latina anima, tutte parole etimologicamente riducibili all'idea di respiro (latino spiritus). Al secondo tipo appartiene l'anima-ombra, intesa come “altra” immagine della persona: le “ombre” dei morti, i fantasmi, gli spettri.

Religione: Antico e Nuovo Testamento

Nell'Antico Testamento non si trova una teorizzazione sistematica sull'anima, ma vi è già affermata l'esistenza nell'uomo di due principi: l'uno materiale ('āfār, polvere, terra, o bāshār, carne), l'altro spirituale (rûaḥ, spirito, o néfesh, anima). La rûaḥ sarebbe il principio vitale che Dio insuffla nel corpo umano; il termine néfesh significherebbe invece il principio vitale delle attività inferiori (vegetative, sensitive). I due termini non rappresentano quindi due sostanze distinte, ma piuttosto due aspetti dell'attività di un unico principio, per cui si può affermare che nell'Antico Testamento le parti costitutive dell'uomo sono due e corrispondono a quelle della filosofia scolastica: corpo e anima. L'Antico Testamento non pone invece il problema dell'immortalità dell'anima. § Nel Nuovo Testamento il concetto di anima viene a precisarsi meglio con il termine pneuma, che coglie l'anima nelle sue alte funzioni intellettuali e nella sua attività soprannaturale. Anche il Nuovo Testamento non incentra la sua attenzione sull'immortalità dell'anima, ma quando afferma che lo pneuma, separandosi dal corpo, abita presso il Signore (I Epistola di Pietro 3, 19; Epistola agli Ebrei 12, 23), fornisce una premessa preziosa alla dimostrazione dell'immortalità dell'anima.

Religione: la tradizione cristiana

Presso la patristica dei primi secoli del cristianesimo l'argomento dell'anima a confronto con le filosofie correnti e con la necessità di adattarsi ai mezzi espressivi del tempo rivela incertezza e talora pericolosi slittamenti: è il caso di Tertulliano, che sostiene la corporeità dell'anima; di Origene, che afferma la preesistenza dell'anima al corpo; di Apollinare di Laodicea, che nega la spiritualità dell'anima umana di Cristo. Tuttavia, a parte questi casi, la dottrina della Chiesa sull'anima riceve da tutta la letteratura patristica nuova luce e più solide argomentazioni: per esempio in Claudiano Mamerto (sec. V) troviamo già l'affermazione della spiritualità assoluta dell'anima. Nel Medioevo la dottrina sull'anima viene elaborata a opera della scolastica. Secondo San Tommaso d'Aquino l'anima è una sostanza spirituale individuale, “forma sostanziale” del corpo (è evidente l'influsso del pensiero aristotelico) e principio delle attività spirituali: conoscenza dei corpi, conoscenza dell'universale, autocoscienza. L'anima e il corpo, insieme, costituiscono l'uomo come unità; ma l'anima è indipendente dal corpo stesso: essa è per sé e dà essere al corpo e con la morte se ne separa e vive la vita ultraterrena; separazione che non è definitiva, ma fino al Giudizio Universale. Ogni anima individuale, essendo realtà puramente spirituale, è creata direttamente da Dio. Il magistero della Chiesa cattolica ha fatto propria la dottrina tomistica sull'anima e l'ha consacrata nei Concili Ecumenico XV (1311) e Lateranense V (1513).

Religione: esistenza dell'anima

Per Aristotele il problema non esiste, perché le cose manifeste si mostrano, non si dimostrano e San Tommaso commenta: “Si dice che l'animale vive quando incomincia a muoversi da sé e si dice che vive fino a quando in lui appare tale movimento...”. L'evidenza immediata di tale prerogativa genera l'evidenza immediata della vita e dell'esistenza dell'anima nei viventi. Oltre all'evidenza della vita interiore e dell'esistenza dell'anima negli altri, ciascuno possiede l'evidenza della propria anima, vissuta in ogni atto che si compie. Il linguaggio moderno parla di esperienza dell'Io, ma in realtà è l'esperienza dell'anima che dà coesione all'Io e lo esalta come centro operativo.

Religione: definizione di anima

Un corpo si dice animato quando compie le operazioni della vita. Ma non ogni corpo è vivo. Quindi dentro il corpo vivo esiste un principio che lo rende tale e questo è l'anima. Aristotele pone il rapporto fra anima e corpo come rapporto fra atto e potenza, come forma e potenza. Egli afferma che l'anima non è coestensiva all'essere, perché al di sotto dell'anima c'è tutto il mondo inorganico e al di sopra dell'anima principio dei corpi vi è tutto il mondo delle sostanze spirituali; l'anima è sostanza, ma nel senso di “sinolo”, cioè sintesi di materia e forma, da cui deriva il vivente intero; l'anima è semplice: essa infatti è “atto primo” del corpo. Se fosse composta sarebbe infatti atto primo di una materia antecedente al corpo e di conseguenza non ci sarebbe più unità sostanziale tra anima e corpo; in quanto semplice, l'anima è incorporea: essa infatti non è sostanza completa, ma solo il principio del corpo. Perché incorporea, l'anima è anche inestesa, essendo l'estensione qualità propria dei composti.

Religione: spiritualità dell'anima

Premesso che la vita dell'uomo è tutta una tensione verso la ricerca di valori intelligibili (arti, scienze), San Tommaso così enuclea la sua dimostrazione: l'intelligenza è potenza e principio operativo. Ma ogni potenza si conosce per mezzo degli atti che produce; la natura di questi atti si rivela dagli oggetti che essi attingono. Ma oggetto dell'intelligenza sono le essenze universali o “nature assolute” (sciolte cioè dalle particolarità spicciole dei corpi come i colori, la statura, ecc.). E l'anima, ricevendo, nell'intendere, queste nature assolute, mostra di essere libera dai legami della materia cioè di essere spirituale.

Religione: immortalità dell'anima

La possibilità di salvezza del proprio essere è sempre stata fra le aspirazioni più ardenti dell'uomo. Per comprovarla esistente come qualità dell'anima bisogna che essa sia di natura spirituale e inerente a ogni singola persona. La soluzione presentata da San Tommaso sembra soddisfare entrambe queste esigenze: l'anima ha una natura intermedia fra le forme corporali e la natura angelica; essa è forma sostanziale del corpo, ma ha funzioni spirituali ed è quindi uno spirito. Sebbene creata da Dio nel tempo, non è votata alla morte, perché intrinseca a lei è la natura a esistere. Essa è una forma per sé sussistente, cioè spirituale; opera per sé, perciò l'esistere le appartiene in modo inseparabile e, dopo la morte del corpo cui era unita, conserva il suo essere e rimane incorruttibile.

Diritto

Disposizioni a favore dell'anima, in senso lato gli atti di liberalità con scopo di beneficenza di culto; in senso stretto le disposizioni testamentarie con le quali si ordina la celebrazione di messe o di riti in suffragio dell'anima o si destinano beni determinati a opere di suffragio. La validità giuridica di tali disposizioni risale al diritto giustinianeo. Il Codice Civile italiano all'art. 629 dichiara valide le disposizioni in favore dell'anima purché siano determinati i beni destinati a tale scopo. Nei Paesi cattolici, e soprattutto in determinati periodi storici, i lasciti di tale specie ebbero enorme diffusione tanto da preoccupare le autorità civili, che provvidero a sensibili limitazioni alla validità del lascito.

Iconografia

Nelle civiltà antiche non è sempre facile identificare la raffigurazione dell'anima (distinta da quella del defunto, raffigurato generalmente con la figura umana). Gli antichi Egiziani rappresentavano talora l'anima del morto sotto forma di uccello (in un dipinto del sec. XIII a. C. nella tomba di Iri-Nūfe a Deir el-Medina le “anima-uccello” sono affiancate dall'“ombra” del defunto). Le figurine ignude e alate che compaiono nell'arte greca e poi etrusca sono in genere da identificarsi con le Keres, geni del male e della morte, ma possono raffigurare anche l'anima nella scena della psicostasia (con Hermes che pesa le anime dei defunti) o quando compaiono volanti sul corpo del morto o intorno alla tomba. La figura alata di Psiche simboleggia nell'arte romana l'anima penetrata dall'amore divino e con lo stesso significato si ritrova anche in pitture catacombali e in sarcofagi paleocristiani. Nell'arte cristiana più antica l'anima è rappresentata simbolicamente sotto varie forme: la colomba o il pavone, l'agnello, il cervo che si abbevera alla fonte, la figura femminile dell'orante, ecc., mentre la mitica fenice diviene il simbolo della sua immortalità. Nel Medioevo l'anima assume la forma di un infante, nudo o fasciato, nella scena della Dormitio Virginis, e più tardi di una figurina che esce dalla bocca del morente con l'ultimo respiro. In altre scene invece, come il Giudizio Universale, l'Inferno e il Paradiso, ecc., le figure dei morti risorti hanno il comune sembiante umano.

Bibliografia

Per la filosofia

B. Révész, Geschichte des Seelenbegriffs und der Seelenlokalisation, Amsterdam, 1966; E. Zolla, Le potenze dell'anima, Milano, 1968; E. G. Parrinder, L'anima indistruttibile, Roma, 1974; U. Galimberti, Gli equivoci dell'anima, Milano, 1987; N. Soseki, Anima, Milano, 1987.

Per la religione

C. Fabro, Percezione e pensiero, Milano, 1941; G. Verbeke, L'évolution de la doctrine du pneuma du stoicisme à St. Augustin, Lovanio, 1945; L. S. Albertini, Dall'aldilà la fede, Milano, 1988.

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