Lessico

sf. [sec. XIII; dal latino aquíla].

1) Denominazione comune attribuita a molte specie, appartenenti a diversi generi, di Uccelli Accipitriformi della famiglia degli Accipitridi.

2) Nella lingua comune il termine indica di solito l'aquila reale, alle cui qualità specifiche si riferiscono i diversi valori fig. che esso assume: occhio d'aquila, vista molto acuta, gagliarda; essere un'aquila, eccellere sugli altri per altezza d'ingegno o per altre qualità; non essere un'aquila, avere ingegno mediocre, valere poco; esporre un argomento a volo d'aquila, rapidamente, per sommi capi.

3) L'insegna delle legioni romane. Fig., l'Impero Romano o il potere imperiale in genere: “penetrò in queste sale l'aquila napoleonica” (Panzini).

4) Moneta d'oro del peso di ca. 4,35 g coniata a Messina dai re d'Aragona tra il 1282 e il 1337, così detta dall'aquila raffigurata sul verso e chiamata anche pierreale dal nome del re Pietro che ne iniziò la coniazione. Recava sul recto lo stemma aragonese. Con gli stessi tipi fu coniata anche l'aquila d'argento fino a tutto il sec. XIV. Fu così chiamata anche una moneta d'oro (eagle) degli Stati Uniti del valore di 10 dollari. Coniata nel sec. XIX con il tipo dell'aquila sul verso, non ha più corso legale.

Zoologia

Tra i maggiori rapaci diurni, le aquile hanno un'apertura alare che può superare i 2 m e sono munite di un potente becco adunco nonché di robustissimi artigli ricurvi. La loro alimentazione consta di prede vive, pur non mancando, specialmente da parte di talune specie, il consumo di carogne, purché fresche. La specie più nota è certamente l'aquila reale (Aquila chrysaëtos), che vive in gran parte dell'Europa, nel continente asiatico sino all'India e alla Cina, nell'America settentrionale sino al Messico. Si tratta di un uccello di aspetto quanto mai maestoso e imponente, la cui lunghezza supera gli 85 cm e l'apertura alare i 230 cm; il suo piumaggio, bruno scuro, presenta negli adulti riflessi dorati in corrispondenza del capo e del collo; i tarsi, robustissimi, sono ricoperti di piume. I giovani hanno evidenti macchie bianche sulle ali e sulla coda. L'aquila reale vive nelle zone montagnose più impervie; vola con rari colpi d'ala, planando e volteggiando, spesso arrestandosi completamente, così da poter esplorare con la vista acutissima il terreno in cerca di prede. Quando una di queste viene individuata, l'aquila si abbassa fulmineamente e la insegue a breve distanza dal suolo, con una rapidità che contrasta singolarmente con la precedente lentezza del volo. La preda – rappresentata da rettili, lepri, conigli, marmotte, pernici e altri uccelli, giovani mammiferi erbivori, volpi e persino lupi – viene uccisa solitamente per mezzo dell'artiglio robustissimo con cui termina il dito posteriore. L'aquila reale nidifica in corrispondenza di cavità o sporgenze situate lungo pareti rocciose strapiombanti oppure sugli alberi; il nido è costituito da un grande ammasso di rami, imbottito di materiali più morbidi quali peli, lana, erba secca e simili. Le uova, da 1 a 4 (raramente più di 2), spesso macchiettate, vengono deposte alla fine dell'inverno; le coppie sono stabili e difendono lo stesso territorio per anni, occupando uno o più nidi. Allo stesso genere Aquila appartengono l'aquila imperiale (Aquila heliaca), di poco più piccola, che è limitata in Europa alla Penisola Iberica e ai Balcani, nonché l'aquila anatraia maggiore (Aquila clanga), di dimensioni nettamente inferiori (180 cm di apertura alare), limitata alla sola Europa orientale e diffusa invece su gran parte del continente asiatico (è presente, di passo, anche in Italia). Questo rapace vive di preferenza in prossimità di laghi, stagni e fiumi, consumando anche notevoli quantità di anfibi, rettili, pesci e persino insetti. Simile a questa specie e poco più grande è l'aquila rapace (Aquila rapax), la quale, secondo informazioni peraltro non confermate, strapperebbe la preda ad altri uccelli rapaci; è più frequente in Africa settentrionale e in Asia. A un altro genere (Hieraëtus) appartengono invece l'aquila del Bonelli (Hieraëtus fasciatus) e l'aquila minore (Hieraëtus pennatus), entrambe di minori dimensioni (rispettivamente 165 e 135 cm di apertura alare). La prima specie, che a oriente si spinge sino all'Asia centrale, si rinviene, stazionaria, in Sardegna e nell'Italia meridionale; la seconda può essere confusa, per le dimensioni, con una poiana. Al genere Haliaëtus appartiene l'aquila di mare dalla testa bianca (Haliaëtus leucocephalus), o aquila calva, emblema nazionale degli Stati Uniti. Questo rapace, in via di progressiva rarefazione, si nutre in prevalenza di pesce, pur non essendo strettamente legato, nella sua distribuzione, alle raccolte d'acqua. Analoghe abitudini di vita sono proprie delle altre specie del genere Haliaëtus. Sempre nel continente americano, dal Messico all'Argentina, si rinviene l'aquila ornata (Spizaëtus ornatus). Propria delle Filippine è invece l'aquila delle scimmie (Pithecophaga jefferyi), così chiamata a motivo delle sue abitudini alimentari. Infine, tra gli altri generi comunemente designati con la denominazione di aquila vi sono anche Polemaëtus,Lophaëtus, Uroëtus.

Simbologia

Nella mitologia e nel simbolismo religioso di vari popoli, l'aquila è spesso associata al cielo diurno, luminoso, e al Sole; talvolta invece al fulmine (Grecia, India); in qualche caso, è sotto forma di aquila che viene concepito l'essere creatore (tribù indiane dell'America Settentrionale: Shasta, Yokuts, Costaño, Salina). Fu l'animale sacro di molte divinità: per esempio di Zeus. Nei monumenti funerari dell'Oriente siriaco l'aquila era l'effigie dell'anima, in forza della credenza astrologica (diffusa in epoca ellenistica) che l'anima, essendo un'emanazione della sostanza solare, dopo la morte ritornasse al Sole trasportata sulle ali di un'aquila, ritenuta l'uccello solare per antonomasia. § Nella tradizione cristiana, l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni (il simbolismo è fondato sul capitolo I di Ezechiele e sul capitolo IV dell'Apocalisse).

Araldica

Considerata simbolo della potenza e della regalità , fu insegna militare già presso i Persiani. Come tale si affermò sotto il consolato di Gaio Mario, quando le legioni romane adottarono come unico contrassegno l'aquila d'argento con la folgore tra gli artigli. Fu poi ripresa nel sec. XI dagli imperatori tedeschi che, ritenendosi eredi di Roma, la riprodussero sulle loro armi. Divenne quindi segno di concessione imperiale e indicò il partito antipapale nella lotta delle investiture. Alla fine del sec. XIII l'aquila sveva fu l'emblema nazionale italiano in opposizione ai gigli di Carlo d'Angiò. Venne adottata come insegna anche in Prussia, Polonia, Russia, dall'Impero napoleonico, dai Savoia fin dal sec. XIII; ora è l'emblema degli Stati Uniti. § L'aquila è, insieme al leone, la figura più frequente negli scudi, specie in Germania e in Italia, dove le famiglie la portarono per concessione imperiale. Viene quasi sempre rappresentata di faccia con le ali spiegate o talora abbassate, con la testa voltata generalmente a destra. La più antica era di colore naturale; in seguito fu anche rossa, azzurra, argento, oro. Diversa è l'aquila bicipite, figura chimerica a due teste, uscenti da un corpo solo, l'una volta a destra, l'altra a sinistra. Derivata dall'aquila romana, se ne attribuisce la creazione a Costantino. In origine rappresentava gli imperi d'Oriente (aquila d'oro in campo rosso) e d'Occidente (aquila nera in campo d'oro); e passò dal primo alla casa imperiale di Russia, pretendente all'eredità dell'Impero bizantino, e dal secondo agli Asburgo, come eredi del Sacro Romano Impero. Costituisce ancor oggi lo stemma nazionale dell'Austria e della Polonia (bianca in campo rosso). Molti ordini cavallereschi trassero il nome e le insegne dall'aquila. Tra i più importanti ricordiamo l'ordine polacco dell'Aquila Bianca, creato nel 1325 dal re Ladislao I, scomparso e poi ristabilito dal 1921 al 1939 come primo ordine nazionale polacco; quello dell'Aquila Nera, primo ordine reale prussiano, fondato da Federico I nel 1701, divenuto poi ordine supremo dell'Impero tedesco; l'ordine prussiano dell'Aquila Rossa, istituito nel 1705 dal principe ereditario Giorgio Guglielmo di Bayreuth come ordine della Sincerità e divenuto nel 1790 col nuovo nome secondo ordine reale prussiano.

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