èpico

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agg. (pl. m. -ci) [sec. XVI; dal latino epícus, risalente al greco epikós]. Che è proprio dell'epos, che narra gesta eroiche trasfigurando storia e leggenda: poema epico; che è proprio di una poesia a carattere narrativo. Fig., solenne, magniloquente: tono epico. Per estensione, eroico, leggendario: impresa epica. Anche sm., autore di poemi epici.

Termine che si riferisce soprattutto alla drammaturgia di B. Brecht, che fu il codificatore di questa concezione del teatro e l'applicò nelle sue opere. Brecht si ispirò a principi razionalistici e marxisti e mirò a dare una funzione pedagogica, in senso sociale, al “divertimento” teatrale. Il teatro epico è “narrativo”, anziché drammatico in senso tradizionale, vuole porre dei problemi, sollecita lo spirito critico dello spettatore invece di coinvolgerlo emotivamente. Esso è dunque un teatro di conoscenza, il cui fine è portare un contributo a una presa di coscienza da parte del pubblico e quindi alla trasformazione della società. Strumento fondamentale del teatro epico è l'attore, la cui recitazione è basata sull'effetto di “alienazione” o “straniamento”. L'attore, cioè, non deve vivere il suo personaggio ma “mostrarlo” problematicamente al pubblico, di cui è presupposta la collaborazione, nel senso appunto di una partecipazione attiva e cosciente all'avvenimento teatrale. Altri elementi che concorrono a conferire il suo carattere al teatro epico e che contribuiscono a impedire il determinarsi dell'illusione scenica, contraria ai principi di questo teatro, sono la suddivisione del testo in scene staccate, l'impiego di cartelli o proiezioni informative e didascaliche, di dispositivi scenici essenziali e antinaturalistici, di musiche e canzoni le quali spezzano l'azione e ne rendono evidenti in forma icastica certe implicazioni morali e sociali. Nel teatro epico fattori di varia derivazione si articolano in una concezione teatrale coerente, la quale non ha mancato di esercitare influenza sia su autori (per esempio P. Weiss), sia su registi che, come del resto ha fatto Brecht, hanno applicato i principi di tale teatro anche ad altri drammaturghi (si pensi a G. Strehler e al suo Coriolano di Shakespeare).

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