òsco-umbro

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agg. e sm. (pl. m. osco-umbri) [osco+umbro]. Gruppo di lingue indeuropee, parlate anticamente nell'Italia centromeridionale, che comprende oltre all'osco e all'umbro altri dialetti minori detti sabellici (peligno, marrucino, vestino, volsco). La documentazione più antica è quella dell'osco, ed è rappresentata da numerose iscrizioni diffuse in tutta l'Italia meridionale fino a Messina, in un ampio arco di tempo che si conclude nel sec. I d. C. (le più importanti sono il Cippus Abellanus e la Tabula Bantina). Il più importante documento dell'umbro è rappresentato dalle Tabulae Iguvinae, 7 tavole di bronzo di due diverse epoche contenenti il rituale di cerimonie religiose della città di Gubbio; scarsi e irrilevanti sono i documenti dei dialetti minori. Alcuni studiosi, attribuendo maggior rilevanza ai tratti e alle caratteristiche che accomunano queste lingue al latino, hanno supposto una preistorica unità genealogica ricostruendo un originario “italico” comune come lingua madre di tutte queste lingue; altri invece hanno con maggior esattezza reso evidenti le differenze strutturali che distinguono l'osco-umbro dal latino e le hanno considerate lingue indeuropee originariamente diverse e giunte in Italia in epoche diverse, spiegando le loro concordanze e affinità come fatti secondari dovuti a contatti e convergenze che si sono realizzate in Italia in epoca storica. La lingua osca presenta generalmente un carattere più conservativo rispetto a quello più evoluto della lingua umbra: i dittonghi ai, ei, oi, au, ou sono conservati in osco mentre in umbro sono monottongati rispettivamente in e e o; s intervocalico diventa in osco un suono sonoro z che in umbro subisce un ulteriore processo di trasformazione diventando r; d intervocalico si mantiene in osco, ma diventa ř in umbro; le gutturali k, g restano immutate in osco davanti a e, i, mentre si palatalizzano in umbro. Come si può facilmente vedere la maggior parte dei fenomeni che caratterizzano l'umbro si ritrova nell'evoluzione storica del latino. § Le iscrizioni osche sono scritte parte in alfabeto latino, parte in alfabeti epicorici nazionali (quelle osche anche in alfabeto greco). Gli alfabeti epicorici osco e umbro sono derivati da quello etrusco, ma mentre gli Osci hanno saputo bene adattarlo alle esigenze della propria lingua introducendo i segni per i suoni che mancavano all'etrusco (ú=o; b, d, g), gli Umbri si sono limitati a introdurre solo la sonora b (non sempre usata conseguentemente) continuando a scrivere t e k anche per d e g, e u anche per o.

Bibliografia

G. Bottiglioni, Manuale dei dialetti italici, Bologna, 1954; G. Devoto, Tabulae Iguvinae, Roma, 1963; V. Pisani, Le lingue dell'Italia antica oltre il latino, Torino, 1964; G. Devoto, Le tavole di Gubbio, Firenze, 1967; R. Antonini, L. Del Tutto, S. Renzetti Marra, Bibliografia dell'Italia antica, Urbino, 1985.

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