Šaibānī, Muḥammad

khān uzbeko (1451-1510). È il fondatore dell'omonima dinastia feudale che governò a Samarcanda e Buhara fino al 1598. Dopo la distruzione del regno dello zio Abū ʽl-Hair, Šaibānī visse per qualche anno da predone passando, quindi, al servizio di Maḥmūd ben Yūnus, khān del Mogholistan. Riuniti, quindi, in qualità di unico superstite della stirpe Šaibānīde, i clan uzbeki dispersisi, si volse alla conquista del Māwarāʽn-nahr, di cui divenne signore indiscusso nel 1500 con la conquista di Buhara, Qarshi e Samarcanda. Il tentativo compiuto dal discendente di Tamerlano, Bâbur (futuro fondatore dell'impero Moghūl in India), di vanificare le conquiste di Šaibānī assediando Qarshi e Samarcanda fu sventato con la sconfitta inflitta a Bâbur nella battaglia di Sar-i Pul. Samarcanda divenne il centro del khānato uzbeko eretto da Šaibānī sulle rovine dell'impero timuride: tale khānato rappresentò, di fatto, l'ultimo grande impero del Turkestan. Durante il regno Šaibānī estese le proprie conquiste annettendo Balkh e Qunduz. Alla presa di Herāt (1506) seguì l'annessione di tutto il Khorāsān e delle sue ricche città, sottoposte allo scià dell'Iran, Ismāʼīl Safi, fondatore della dinastia safavide ascesa con lui al trono nel 1502. Colpito in una regione di così vitale importanza venne a scontrarsi con Šaibānī che fu ucciso sul campo.

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