Ševčenko, Taras Grigorevič

poeta e pittore ucraino (Morynci, Kijev, 1814-Pietroburgo 1861). Figlio di un contadino servo della gleba, per le sue capacità artistiche fu riscattato e inviato a studiare all'Accademia di belle arti a Pietroburgo. Allievo di K. P. Brjullov, dipinse numerosi quadri (ritratti, paesaggi, scene della vita dei cosacchi ecc.) sotto l'influsso del maestro, acquistando notorietà. Nel 1837 prese a scrivere versi ispirandosi, oltre che al romanticismo occidentale, al filone della poesia popolare ucraina; nel 1840 pubblicò la sua prima raccolta poetica, Kobzar (Il cantastorie), e l'anno dopo il poema Hajdamakij che lo resero celebre e segnarono una tappa importante nella storia della poesia ucraina per la ricchezza del lessico, la novità delle immagini, la modernità e la musicalità del verso, l'acceso empito lirico, l'alto contenuto ideologico. Tra le sue opere più importanti si deve ricordare la poesia Testamento (1843) che, musicata dal compositore Stacenko, divenne una sorta di inno nazionale ucraino. Nei successivi poemi lirico-epici, quali Il sogno (1844), Caucaso (1845), Eretico (1845) e nella raccolta Tre anni (1845) Ševčenko assunse sempre più apertamente toni fra il satirico e il critico; questo fatto e la creazione della società segreta Cirillo e Metodio causarono nel 1847 l'arresto di Ševčenko e il suo soggiorno obbligato (fino al 1857) nella fortezza di Novopetrovsk vicino al mar Caspio. Tra le opere più note dei suoi ultimi anni sono Neofiti (1857), di contenuto allegorico, e le prose di La principessa (1853), Il musicista (1854), L'artista (1856).

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