Abèrcio

santo, vescovo di Ierapoli, in Frigia (sec. II). Dal racconto leggendario della sua “vita” sappiamo che fu un predicatore instancabile e un taumaturgo; che fu a Roma, in Siria, in Mesopotamia e in Asia Minore. Queste notizie sono confermate dai due frammenti dell'epitaffio, da lui stesso redatto per la sua tomba, che, scoperti da W. M. Ramsay nel 1883, costituiscono la più importante, antica e sicuramente databile delle iscrizioni cristiane. I particolari biografici e la simbologia (il casto pastore che pasce le mandrie di pecore=Cristo; il regno=la Chiesa; il sigillo=il Battesimo; il pesce della sorgente=Cristo nell'Eucarestia; la vergine casta=la Chiesa) in essi contenuti, inoltre, forniscono preziose indicazioni sulle caratteristiche dell'ambiente cristiano del sec. II e sono un efficacissimo termine di confronto per desumere il carattere cristiano di altre iscrizioni. Il cippo di Abercio è conservato a Roma, nel Museo Lateranense.

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