Algèri (città)

Indice

(El Djazaïr). Capoluogo della wilaya omonima e capitale dell'Algeria, 1.790.000 ab. (2004), 3.749.768 ab. (2008) l'agglomerato urbano.

Generalità

Città situata sulla baia cui dà il nome, è il massimo porto del Paese e uno dei principali dell'Africa mediterranea. La città si estende lungo il mare, su cui prospetta con un fronte pressoché ininterrotto di 20 km a tratti spingendosi verso il Sahel, la dorsale collinare che separa il litorale mediterraneo dalla fertile pianura interna della Mitidja, della quale Algeri rappresenta il naturale sbocco. La città, che contava poco più di 30.000 ab., all'arrivo dei francesi non subì un grande incremento di popolazione, ricoprendo funzioni prettamente militari; fu invece verso la fine del sec. XVIII, con la valorizzazione agricola dell'Algeria, che si determinò il forte incremento demografico della città, e quindi la sua espansione urbanistica, anche grazie al massiccio afflusso dei prodotti agricoli, convogliati qui dall'intero Paese, e dall'arrivo dei francesi dalla madrepatria. In breve i confini della città superarono la cerchia bastionata, eretta nel 1845 e demolita nel 1900, e Algeri prese a svilupparsi essenzialmente in lunghezza, dato l'incombere del Sahel sull'esigua piana costiera. All'inizio del Duemila Algeri si presenta con un volto ambivalente, anche a causa della massiccia e caotica attività edilizia conseguente all'incremento demografico: in poco più di trent'anni, essa passò da 360.000 ab. (1954) a ca. 1.690.000 (1987) per arrivare a superare, nel XIX secolo, i 4 milioni, contando anche i sobborghi urbani estesi sino alla zona aeroportuale di Dar-el-Beïda. Peso enorme, in questo incremento, è stato ricoperto senza dubbio dal fortissimo esodo dalle campagne, che continua a ingrossare l'estesa bidonville ai margini dell'agglomerato urbano. La città, pur rivestendo all'interno del Paese un ruolo di prim'ordine in molteplici settori (è centro della vita politica e amministrativa del Paese, ne coordina le attività economiche, ospita i principali centri culturali nazionali, università e musei ed è meta di ingenti flussi turistici) non è mai più riuscita a eguagliare il livello di sviluppo del periodo berbero e la potenza raggiunta sotto il dominio turco e si trova a essere priva di un rimarchevole decollo moderno. La città vecchia e la fortezza araba, che costituiscono il cuore pulsante della città e custodiscono gioielli architettonici e d'arte moresca, sono state inserite nel 1992 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Urbanistica

La scelta del luogo in cui edificare la città fu determinata dalla sua felice posizione geografica, là dove la costa è protetta alle spalle dalla collina di Bouzaréa e riparata verso il mare da alcuni isolotti rocciosi; proprio da queste isole (in arabo, Al Djeza'ir), in seguito unite alla terraferma, Algeri trasse il suo nome. A chi giunge dal mare, la città si presenta ancora oggi ad anfiteatro, con le fitte case che, a causa della pendenza, danno origine a una sorta di ininterrotto candido muro, da cui l'appellativo di “Algeri La Bianca”. La capitale è suddivisa in tre aree molto diverse tra loro. La parte bassa, costruita sulla costa dai francesi, presenta uno stile architettonico che ricorda la madrepatria, con ampi boulevard, su cui si affacciano edifici imponenti, teatri, cattedrali e musei. I francesi, dapprima insediati entro il perimetro della città turca, procedettero abbattendo i vecchi edifici della parte bassa dell'abitato, costruendo scalinate sulle mura fortificate e aprendo ampie strade e vaste piazze, tra cui quella del Governo, centro dell'Algeri ottocentesca, in seguito spostatosi più a S, verso i quartieri di Agha e di Mustafā. Si salvò dalle successive distruzioni solo la zona più alta, chiamata genericamente qaṣba o casba (dall'arabo magrebino qasba), vero labirinto di viuzze tortuose e vicoli ciechi, rinserrati, ripidissimi, con le case addossate le une alle altre, e le molteplici botteghe artigiane, dove ancora si tesse la lana, si batte il rame, si lavorano le pelli. La qaṣba, in particolare, fu costruita nel sec. XVI come forte ottomano e residenza del , ma a causa del progressivo declino finì per assumere progressivamente i contorni di un quartiere degradato. Benché largamente manomessa, la vecchia Algeri appare ancora assai suggestiva: essa conserva, infatti, pregevoli abitazioni private con grandi corti interne ornate di ceramiche e diversi edifici pubblici di notevole interesse. La terza area della città, infine, è costituita dai quartieri periferici risalenti al periodo postcoloniale.

Storia

Il primo insediamento è attribuito ai Fenici che fondarono il porto di Icosium a una ventina di km dalla città attuale nel 1200 a. C. ca. Dopo le guerre puniche, l'insediamento divenne romano (146 a. C.) ma nel 429 d. C. la città venne conquistata dai Vandali, per poi passare sotto il controllo bizantino nel sec. VI e successivamente arabo. Algeri vide la luce grazie al sovrano berbero Bologhin Ibn Ziri, fondatore della dinastia Ziride, che ne modificò il nome in al-Jazâ'ir. Al 1159 risale invece la conquista da parte degli Almohadi, e nel 1235, del sovrano hafside Abu Zakarya. Nel 1510, venne conquistata da Ferdinando il Cattolico. Gli spagnoli l'assediarono e costruirono una fortezza su un isolotto della baia, il Peñón d'Alger, da cui Algeri venne bombardata al fine di impedire i rifornimenti e gli approvvigionamenti. Lo sceicco capo della tribù dei Beni Mezghanna, Salem ben Toumi chiese allora l'aiuto dei turchi e Khayr ad-Dīn, detto Barbarossa, intraprese una lunga lotta per scacciare gli spagnoli; nel 1518 Algeri si dichiarò parte dell'Impero Ottomano e nel 1529 gli spagnoli lasciano definitivamente l'isola di Peñón e la città. Khayr ad-Dīn fondò dunque una sorta di repubblica militare sotto la nominale dipendenza dalla Turchia e rese Algeri la base di una guerra di corsa protrattasi per tre secoli, durante i quali la città rappresentò una costante minaccia per tutti i Paesi mediterranei affacciati sul mare, divenendo il centro più importante della forza ottomana nel bacino occidentale del Mediterraneo. Nel sec. XVII ottenne l'indipendenza dall'Impero. Per proteggere l'abitato e dotare la città di un porto sicuro, il maggiore degli isolotti (Peñón), fu unito alla terraferma - dando così origine al bacino dell'attuale Porto Vecchio - e il molo fu guarnito con 300 cannoni. Da qui l'Algeri turca si inerpicava sulle ripide pendici del Sahel formando un triangolo, di cui il fronte sul mare ne rappresentava un lato mentre un vertice, in corrispondenza del punto più elevato, era rappresentato dalla qaṣba, la fortezza cinquecentesca edificata su una precedente cittadella berbera. Lungo gli altri lati del triangolo furono erette munitissime fortificazioni, che resero Algeri inattaccabile, nonostante i ripetuti bombardamenti navali – della flotta di Carlo V nel 1541, di quella inglese guidata dall'ammiraglio Montagu nel 1662, di quella francese nel 1682 e nel 1683, della spagnola nel 1775 ecc. – sino al 1830, quando la città fu costretta ad arrendersi ai francesi, che esercitarono per 132 anni un incontrastato dominio coloniale. Durante la seconda guerra mondiale Algeri divenne la sede delle forze alleate in Nord-Africa e dal 1943 fu la sede provvisoria del governo francese guidato da C. de Gaulle. Squassata nel 1957 dalla guerra algerina di indipendenza, nel 1962 divenne la capitale dell'Algeria indipendente, cui fece seguito l'esodo di gran parte dei cittadini francesi.

Cultura

Diversi sono gli edifici degni di interesse ospitati nella capitale algerina. Tra questi si ricorda il Santuario del Martire (Maqam E'chahid), eretto al posto del monumento ai morti indigeni della seconda guerra mondiale, che fu concepito alla Scuola di Belle Arti di Algeri ed edificato nel 1982. Dall'alto dei suoi 92 m, simboleggia tre palme. Al suo interno arde la «fiamma eterna», luogo di raccoglimento per la memoria dei martiri della guerra d'indipendenza. La moschea grande (Jamaa-el-Kebir), è invece la moschea più antica di Algeri, con interno a pianta quadra, diviso in navate da colonne unite con archi moreschi. È sede di un'importante scuola di teologia sunnita. Tra gli altri edifici notevoli, la basilica di Notre Dame d'Afrique, completata nel 1872, è una chiesa cattolica in stile bizantino posizionata su un promontorio che domina il quartiere di Bab El Oued; la moschea Ketchaoua (Djama' Ketchawa in arabo), costruita verso la fine del Settecento, fu trasformata nel 1848 nella cattedrale di Saint Philippe dai francesi, che ne sfigurarono parzialmente l'architettura originale. In seguito all'indipendenza, tornò a essere una moschea. Pregevoli anche il Palazzo dei Rais o Bastion 23 (Qasr Ar-riyyas), una fortezza turca situata nel quartiere della Marina e il Jardin d'Essai: creato nel 1832, è un parco botanico di circa 80 ha, impiantato su un terreno paludoso la cui umidità favorisce la crescita delle piante tropicali che ne costeggiano gli ampi viali. La città è sede di diverse istituzioni museali, tra cui si ricordano, in particolare, il Museo nazionale delle Belle Arti di Algeri, che con la sua collezione composta da più di 8000 opere e una superficie d'esposizione di 4000 m² è il più importante museo d'Africa e del Medio-Oriente. Conserva miniature, pitture, sculture, ceramiche, mobili, arti decorative, fotografie; il Museo nazionale delle antichità e delle arti islamiche, un tempo denominato Museo Stéphane Gsell, comprende invece due sezioni: quella antica, che espone oggetti relativi alla storia algerina a partire dall'epoca punica fino alla penetrazione araba e quella dedicata all'arte musulmana, che presenta elementi d'archeologia e d'artigianato del Maghreb, dell'Andalusia musulmana e del Medio-Oriente; il Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni popolari, installato in un antico palazzo privato del sec. XVI nella qasba bassa, Dar Khdaouadj El 'Amia. Poco prima della rivoluzione francese, fu affittato a un ricco commerciante livornese, Michel Cohen Bacri. In seguito, all'arrivo dei francesi, ospitò il primo municipio di Algeri. Il museo espone i prodotti dell'arte tradizionale rurale e cittadina.

Economia

Algeri vive di industrie legate al commercio e allo sfruttamento dei giacimenti di combustibile, principale risorsa economica dello Stato. Ospita il porto più importante del Nord Africa, da cui partono le esportazioni di grano, ferro, fosfati, agrumi e verdure nonché i barili di petrolio, estratto nelle aree centrali del Paese. Le industrie principali della città sono quelle legate alla raffinazione di petrolio e derivati, alla lavorazione dei metalli e a quella alimentare. La città è servita dall'Algiers-Houari Boumedienne International Airport, situato a Dar-el-Beïda, a E dell'abitato

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