Andrèa di Crèta

innografo, retore e teologo bizantino (Damasco ca. 660-Eresso, Mitilene, 740). Metropolita di Creta, nel 712 aderì al monotelismo propugnato da Filippico Bardane. Sotto Anastasio II, fautore dell'ortodossia, ripudiò l'eresia in una poesia giambica (128 versi), che è un vero trattato di teologia. Scrisse omelie e panegirici, scevri dagli impacci della retorica. Nella Chiesa bizantina introdusse molte tradizioni liturgiche gerosolimitane, fra le quali l'uso di idiomeli e canoni. Se non l'inventore del genere, ne fu certamente il maggior poeta. Il suo capolavoro è il Gran canone (250 tropari), ancor oggi cantato dalla Chiesa orientale.

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