Arato di Sicióne

stratego della Lega Achea (271-213 a. C.). Costretto a fuggire dopo la morte del padre Clinia, assassinato in seguito a lotte politiche, tornò in patria e, liberata Sicione dalla tirannide, ne provocò l'adesione (249) alla Lega Achea di cui estese l'influenza su buona parte del Peloponneso. In funzione antimacedone la lega, di cui Arato fu stratego dal 245 per molti anni, assediò l'Acrocorinto (243) e sconfisse nel 241 a Pellene gli Etoli alleati di Antigono Gonata. Ottenuta successivamente l'alleanza di questi ultimi, Arato incorporò nella lega Argo e Megalopoli e tentò addirittura, dopo la morte di Demetrio II (229), di liberare Atene. I frequenti urti con Sparta, in particolare con Cleomene III, indussero più tardi Arato a modificare la sua politica e ad abbandonare la linea antimacedone e determinarono l'alleanza della Lega Achea con Antigono Dosone. La battaglia di Sellasia (222), se determinò la sconfitta di Sparta, riportò anche il predominio macedone in Grecia. Durante il regno di Filippo V la posizione di Arato divenne sempre meno determinante; morì avvelenato, secondo la voce popolare, per ordine di Filippo V. Scrisse anche delle Memorie (cfr. Polibio II, 40).

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