Aribèrto da Intimiano

arcivescovo di Milano (970/980-1045). Proveniente dal ceto dei “capitani”, ebbe la consacrazione nel 1018, con l'approvazione di Enrico II. Diventato uno dei più potenti signori d'Italia, favorì l'avvento all'impero di Corrado II il Salico, aiutandolo anche nella riconquista della Borgogna. Successivamente Ariberto, nel tentativo di sottomettere i valvassori, si inimicò l'imperatore che si affrettò a dichiarare ribelle l'arcivescovo, inducendo Benedetto IX a scomunicarlo. Nel frattempo, mentre Milano era cinta d'assedio dalle truppe imperiali, Ariberto riuscì a superare le differenziazioni tra i ceti cittadini, in tradizionale antagonismo, riunendoli sotto le insegne del Carroccio (1037-38). Alla morte di Corrado (1039), Ariberto riuscì ad accordarsi con il successore Enrico III ma il popolo della città, guidato da Lanzone da Corte, che auspicava una gestione democratica del potere, si ribellò inducendo l'arcivescovo ad abbandonare Milano. L'insurrezione del 1042 ebbe una soluzione positiva per i popolani che ottennero di partecipare all'amministrazione della città assieme ai nobili. Tale esito, che preludeva alla nascita del comune, permise ad Ariberto di rientrare definitivamente a Milano.§ Sotto il nome di Ariberto ci sono pervenute una coperta di evangeliario (Milano, Tesoro del Duomo), in argento dorato con gemme e smalti, di produzione lombarda, e un crocifisso (Milano, Duomo) chiaramente derivante da modelli bizantini.

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