Asuka

Indice

Storia

Periodo storico-artistico giapponese (552-645 d. C.), che prende il nome dal distretto in cui risiedeva la capitale. Corrisponde al periodo di egemonia della famiglia Soga, tra i cui membri è da ricordare l'imperatrice Suiko, col nome della quale è anche denominato il periodo. Durante il suo corso venne definitivamente introdotto in Giappone il buddhismo e con esso si affermò la grande civiltà cinese. Nel 607 fu inviata la prima ambasceria ufficiale giapponese presso la corte dei Sui in Cina. Penetrarono in Giappone nuove teorie politiche e nuove norme morali ispirate al confucianesimo, fissate dal principe reggente Shōtoku Taishi nel Codice in diciassette articoli, un codice rivoluzionario che minò lo Stato gentilizio basato sugli uji, fino ad allora esistente in Giappone.

Arte

Per importanza storica e stimoli culturali il periodo Asuka o Suiko è il primo della civiltà artistica del Giappone. Esso si pone a mezzo tra quello precedente, Yamato, di cui conclude la fase più evoluta caratterizzata dalle “grandi sepolture” e dalle statuine funebri d'argilla haniwa (sec. III-VI), e quello successivo di Nara (645-794), del quale anticipa lo slancio artistico. L'architettura dei primi templi buddhistici e la scultura e la pittura per abbellirli trovano compiute realizzazioni soltanto nel primo ventennio del sec. VII, dopo che il buddhismo era divenuto religione di Stato e più intensi si erano sviluppati i legami con la Corea, dalla quale provenivano opere d'arte, monaci, artisti e artigiani. L'arte Asuka riflette fedelmente quella cinese negli stili dei Wei settentrionali, delle Sei Dinastie e T'ang. Accanto a questa tendenza generale affiora una corrente con caratteri misti, in cui è avvertibile una reazione di elementi tradizionali al gusto cinese, specie nell'architettura. Prezioso compendio della civiltà artistica giapponese di questo periodo è il tempio di Hōryū a ovest di Nara, il più antico complesso di architettura in legno esistente. Eretto nel 607 e ricostruito nel 670 dopo un incendio, il complesso religioso, che si rifà a modelli cinesi delle Sei Dinastie e comprende una pagoda a cinque piani e un padiglione d'oro, o Kondō, custodisce nei suoi tesori esempi di scultura e di pittura della medesima epoca. Ispirato all'arte cinese dei Wei del Nord è il gruppo bronzeo con la Triade di Sākyamuni (il Buddha storico con due accoliti) eseguito da Tori Busshi nel 623, mentre differenti caratteri esprime la statua in legno di Kudara-Kannon (il bodhisattva coreano). Più strettamente legato alla scultura coreana è il Miroku Bosatsu (il Buddha del futuro), degli inizi del sec. VII, conservato al Koryu-ji di Kyōto. Un'altra statua in legno di canfora di Miroku, per molti aspetti vicina a quella di Kyōto, figura nel monastero femminile Chūgū associato al tempio Hōryū di Nara. La pittura ci è nota dal tempietto-reliquiario Tamamushi, che reca sul supporto ligneo del piedestallo quattro raffigurazioni di vite anteriori del Buddha, dipinte a olio (l'unico esempio in Giappone di questa tecnica di pittura) con uno stile che dà della pittura cinese T'ang quella inconfondibile versione elaborata attraverso l'arte buddhistica delle grandi oasi centrasiatiche. A una vivacità più consona al gusto giapponese si ispira una seconda testimonianza di pittura Asuka, costituita da frammenti di tappezzeria ricamata, nota con il nome di Paradiso di Tenjukoku.

E. Kidder, Capolavori della scultura giapponese, Milano, 1963; J. W. Hall, L'impero giapponese, in “Storia Universale”, vol. XX, Milano, 1969; P. Beonio Broccheri, L'Asia Orientale, in “Il mondo orientale”, Novara, 1970.

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