Audiberti, Jacques

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romanziere, poeta e autore drammatico francese (Antibes 1899-Parigi 1965). Introdotto negli ambienti letterari parigini, amico di Apollinaire e di Paul Valéry, esordì con una raccolta di versi, L'empire et la trappe (1930; L'impero e la trappola), imponendosi per l'estrema originalità espressiva, per la forza lirica di impronta surrealista e per una ricchezza linguistica che ricorda la tradizione dei poeti barocchi. Tra le altre raccolte di versi ricordiamo: Des tonnes de semence (1941; Tonnellate di semenza), Toujours (1944; Sempre), Rempart (1953; Baluardo) e La beauté de l'amour (1955; La bellezza dell'amore). La stessa dinamica sorprendente, la stessa “magia verbale” delle sue poesie si ritrova nelle opere teatrali, che restano le cose migliori di Audiberti: Quoat-Quoat (1946), dramma che tratta simbolicamente della condizione umana; Le mal court (1947; Il male corre), la sua opera migliore, dove la protagonista è dominata da una selvaggia volontà di superare e trascendere il male; Opéra parlé (1957; Opera parlata), Brigitta (1962). Audiberti è anche autore di romanzi: Abraxas (1938), il più famoso, Carnage (1942; Carneficina), Marie Dubois (1952), Les jardins et les fleuves (1954; I giardini e i fiumi). L'umorismo di Audiberti nasconde una profonda inquietudine. Vicino agli esistenzialisti, promotore, nel 1946, di un indirizzo filosofico da lui chiamato “abumanesimo”, Audiberti esaltò in tutte le sue opere la volontà dell'uomo di uscire dalla condizione umana per trovare se stesso.

C. Charbonnier, Entretiens avec Jacques Audiberti, Parigi, 1965; J.-Y. Guérin, Le théâtre d'Audiberti et le baroque, Parigi, 1976; G. Bernardelli, Simbolismo francese. Storia di un concetto, Milano, 1978.

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