Augusta (Siracusa)

Indice

comune del libero consorzio di comuni  di Siracusa (34 km), 15 m s.m., 109,33 km², 34.490 ab. (augustanesi), patrono: san Domenico di Guzman (24 maggio).

Generalità

Cittadina posta a ridosso del promontorio che delimita a N il golfo ionico cui dà il nome. L'abitato si estende con pianta a scacchiera su un'isoletta disposta perpendicolarmente alla costa (fra il porto Megarese, a W, e il porto Xifonio, a E) e collegata da due ponti alla terraferma, dove sorgono i quartieri più recenti. L'espansione dell'agglomerato urbano ha riguardato dapprima le poche aree libere a S dell'isola, Terravecchia e Paradiso; successivamente le costruzioni si sono estese sul promontorio: prima sulla parte istmica, poi sul monte Tauro, che domina dall'alto l'isola, e verso l'interno. È un'importante base della Marina Militare Italiana.

Storia

Le prime notizie della città risalgono agli inizi del sec. XIII, quando fu munita da Federico II di Svevia di un imponente castello, diventando un importante presidio militare a difesa della costa orientale siciliana. Dominio degli Angioini e poi degli Aragonesi, venne ulteriormente fortificata nel sec. XVI. Devastata nel 1676 durante la guerra tra la Spagna e la Francia, la città venne completamente distrutta dal terremoto del 1693 e rapidamente ricostruita secondo l'antico impianto federiciano a scacchiera. La città fu ulteriormente danneggiata dal bombardamento aereo del 30 aprile 1943 e dal sisma del 1990.

Arte

Simbolo della città è la porta Spagnola, fatta costruire nel 1681 dal viceré spagnolo Francisco Benavides. Il castello svevo (sec. XIII), circondato da una duplice cinta bastionata (sec. XVI-XVII), fu destinato a carcere dal 1890 al 1978; conserva solo una delle otto torri originarie. Sulla piazza duomo prospettano la chiesa madre, dedicata all'Assunta (sec. XVII-XVIII), e il Palazzo Comunale (1699, in seguito rimaneggiato), caratterizzato da una lunga balconata in ferro battuto, nella cui facciata spiccano l'aquila imperiale sveva, donata da Federico II alla città in ricompensa della sua fedeltà, e la meridiana che ricorda l'eclissi totale del 1870. Tra gli altri edifici religiosi spicca la chiesa barocca delle Anime Sante, con facciata in pietra e bel cancello in ferro battuto. Molto rovinati sono la chiesa (sec. XIII, ricostruita nel sec. XVII) e il convento dei Domenicani. Notevoli esempi di architettura militare sono, all'interno del porto Megarese, i forti Garcia e Vittoria, edificati su due piccole isolette nel 1567, e la torre Avalos, del 1570. Sulla collina che domina il porto sorge l'Hangar (1917-20), imponente struttura militare per il ricovero dei dirigibili.

Economia

Tra i centri principali della provincia dopo il capoluogo, la città conta su una rete di piccole e medie industrie che operano nei settori chimico, petrolchimico, termoelettrico, meccanico, cartario e dei materiali da costruzione. Diviso in due grandi bacini (porto Megarese e porto Xifonio), il porto è un importante scalo commerciale per i prodotti petroliferi. L'agricoltura produce frutta (soprattutto agrumi), cereali e ortaggi. È rilevante il turismo balneare lungo tutta la costa e, in particolare, nelle località di Agnone Bagni e Brucoli, con attrezzate strutture ricettive.

Curiosità e dintorni

La città diede i natali al giurista Gaetano Arangio Ruiz (1857-1936) e al fisico e politico Orso Mario Corbino (1890-1984). Sul versante settentrionale del promontorio che sovrasta l'isola, verso il golfo di Catania, è il borgo marinaro di Brucoli, dominato dalla torre quadrata del castello e delimitato dalla foce del torrente Porcaria, che nell'ultimo tratto s'infossa tra pareti verticali, con grotte usate in passato per ripararvi le imbarcazioni. Al centro della collina della Gisira si trova il santuario della Madonna Adonai, sorto nel sec. XVII sui resti di un oratorio rupestre del sec. III. Verso S, a 10 km dall'abitato, in contrada Megara Giannalena, sparse su un ampio territorio, sorgono le rovine di Megara Hyblaea, colonia greca fondata nel sec. VIII a. C.

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