Bàrlaam e Giosafàt

personaggi di una leggenda agiografica inserita nel Martirologio Romano al giorno 27 novembre. Abenner, re indiano, apprende che suo figlio Giosafat vuol farsi cristiano. Gli costruisce allora uno splendido palazzo fornito di ogni fonte di piacere, perché dimentichi il suo proposito. Ma Giosafat scopre la vacuità della vita mondana nell'aspetto di un cieco e di un morto e incontra più tardi l'asceta Barlaam, che gli conferma la sua vocazione al cristianesimo. Giosafat si ritira nella solitudine e alla sua morte compie mirabili miracoli. La leggenda, attribuita a Giovanni Damasceno, ma in realtà opera del monaco Giovanni della Laura di Mar Saba (sec. VII), fu in seguito tradotta dal georgiano in greco e anche in latino (1048) da un anonimo della corte di Costantino IX Monomaco. Su questa versione latina furono composti drammi, poemi, sacre rappresentazioni, fra cui quelle di Lope de Vega e di Bernardo Pulci.

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