Banco di Nàpoli

istituto di credito che trae le origini da sette banchi pubblici sorti a Napoli tra il 1539 e il 1640 e amministrativamente unificati nel 1794 dal re Ferdinando IV di Borbone sotto la denominazione di Banco Nazionale di Napoli, del quale continuarono a funzionare come casse. I banchi furono in seguito più volte ristrutturati finché nel 1808 Gioacchino Murat ne fece confluire l'attività in una società anonima denominata Banco delle due Sicilie. Nel 1816 l'istituto venne trasformato dal restaurato governo borbonico che lo divise in due casse: la Cassa di corte, per il servizio di tesoreria dello Stato, e la Cassa dei privati, per le operazioni con il pubblico (nel 1818 venne costituita anche una Cassa di sconto). Nel 1843 il banco aprì a Palermo e a Messina due casse che, nel 1850, furono dotate di autonomia amministrativa e fuse per dar vita a un nuovo ente (il futuro Banco di Sicilia). Con l'annessione dei domini borbonici al Regno d'Italia, il banco assunse la denominazione definitiva (1861) divenendo poi uno dei sei istituti di emissione del regno con il riconoscimento del corso legale ai titoli di credito da esso rilasciati (polizze e fedi di credito). Nel 1926 fu privato della facoltà di emissione a favore della Banca d'Italia e riconosciuto come istituto di credito di diritto pubblico e tale forma giuridica ha conservato fino al 1991, allorché ha assunto quella di società per azioni, trasformando le quote di risparmio in azioni di risparmio, acquistabili da privati. Esercita il credito ordinario e, attraverso sezioni speciali, il credito agrario, fondiario, industriale e su pegno. Nel giugno 1997 il Ministero del Tesoro ha ceduto il 60% del capitale del Banco di Napoli alla BN Holding, società detenuta per il 51% dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (I.N.A.) e per il restante 49% dalla BNL, acquistato nel 2000 dall'Istituto Bancario San Paolo di Torino.

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