Botocudos

(o Aimoré o Borun). Popolazione dell'America Meridionale, un tempo molto numerosa, stanziata lungo tutta la fascia costiera centrorientale dell'odierno Brasile. I Botocudos, ridotti a ca. 300 individui, vivono miseramente di caccia e raccolta nomadizzando in piccoli nuclei familiari nella regione fra i fiumi Doce e Pardo (Minas Geraisnordorientale), dove sono stati cacciati dalle persecuzioni dei coloni bianchi (che li consideravano antropofagi) protrattesi dal sec. XVII fino a oggi. I Botocudos debbono questo nome ai primi coloni portoghesi, che lo derivarono dall'usanza, tipica di molte genti del Brasile orientale, di portare un piattello di legno (botoco o gamella) inserito nel labbro inferiore o nel lobo dell'orecchio. Si ritiene che i Botocudos siano tra i più antichi abitanti dell'America Meridionale, insediatisi, dopo le tribù più arcaiche del subcontinente, lungo tutta la costa brasiliana. In seguito furono respinti, dopo dure lotte, nelle regioni costiere di sud-est dai Tupí (dai quali sono designati col nome spregiativo di Tapuia, barbari). I Botocudos costituiscono un gruppo omogeneo a sé stante, parlante una lingua propria (secondo C. Loutotka) sebbene affine al ; la loro cultura originaria, solo in parte influenzata da quella tupi, è molto semplice. Sono organizzati in clan prevalentemente matrilineari ma non mancano forme miste; pochi clan formano un'orda retta da un capo, con scarso potere (tranne che in guerra), e da un consiglio degli anziani; pochi sono i riti, pur essendo i Botocudos animisti, e connessi con l'iniziazione dei giovani o con la caccia alle teste. L'economia è basata sulla caccia e la raccolta e induce l'orda al nomadismo; l'abitazione è temporanea e solo alcuni gruppi usano semplici capanne a pianta circolare; diffusa è la nudità completa.

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