Bruto, Marco Giùnio

(latino Marcus Iuníus Brutus). Uomo politico e scrittore romano (Roma 85-Filippi 42 a. C.); nipote di Catone Uticense, di cui sposò in seconde nozze la figlia Porcia, amico di Cicerone, combatté nelle file di Pompeo alla battaglia di Farsalo nel 48, ma fu perdonato da Cesare, grazie al cui appoggio, dopo aver perfezionato la sua cultura filosofica ad Atene, venne inviato propretore nella Gallia Cisalpina nel 46 ed eletto pretore urbano nel 44. Venuto a conoscenza della congiura che si andava preparando contro Cesare, ne divenne uno dei più attivi organizzatori. Morto Cesare, la situazione in Roma si fece difficile per i congiurati, che non riuscirono a far sollevare il popolo: Bruto passò allora con Cassio in Grecia a organizzarvi nuove forze da contrapporre a quelle di Ottaviano e Marco Antonio, ma a Filippi, nel 42, dopo la morte di Cassio, in battaglia, fu sconfitto e si diede la morte. Più che portato all'azione Bruto fu uomo di studi. Dalla corrispondenza di Cicerone, che molto lo apprezzò come oratore atticista, il suo carattere appare freddo e duro. Il suo pensiero politico non è definibile: dei suoi scritti (storia, filosofia, poesia) rimangono pochi frammenti. § Bruto compare come personaggio di primo piano in tutte le opere imperniate sugli avvenimenti delle idi di marzo, dal Giulio Cesare (1599) di Shakespeare alla Mort de César (1736) di Voltaire. È anche protagonista assoluto del Bruto secondo di Vittorio Alfieri (1786). Leopardi si ispirò al personaggio nella canzone Bruto Minore.

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