Bucòliche, Le-

raccolta di dieci componimenti in esametri di P. Virgilio Marone, note anche sotto il titolo, più tardo, di Egloghe. Il primo termine indica lo sfondo idillico, pastorale, su cui si muovono i personaggi, il secondo il carattere frammentario di questa poesia. Modello riconosciuto è Teocrito, dal quale Virgilio si distacca per l'interpretazione in termini allegorici della realtà contemporanea. Composte tra il 42 e il 37 a. C. per esortazione di Asinio Pollione, le Bucoliche sono distinte coi nomi dei personaggi evocati (I, Titiro e Melibeo; II, Alessi; III, Menalca e Dameta; IV, Pollione; V, Dafni; VI, Sileno; VII, Tirsi e Coridone; VIII, Gli incantesimi; IX, Licida e Meri; X, Gallo). L'egloga IV, celeberrima nel Medioevo, fu considerata una profezia dell'avvento del cristianesimo. Imitate nell'età di Nerone da Calpurnio Siculo e nel sec. III da Nemesiano, le Bucoliche ispirarono poeti di ogni età: per primo ne rinnovò la poesia Dante nelle due Egloghe a Giovanni del Virgilio; Boccaccio ne trasse spunti per il suo Ameto. Nel Rinascimento esse furono il modello classico della poesia pastorale e, in particolare, dell'Arcadia del Sannazaro. In Francia alle Bucoliche virgiliane attinse Ronsard. Qualche ricordo virgiliano è anche nell'Aminta del Tasso.

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