Càmera Apostòlica

uno dei più importanti dicasteri della Curia Romana, nei sec. XII-XIV, con a capo il cardinale camerario (o camerlengo) di Santa Romana Chiesa. Curava i diritti e gli interessi temporali del papato, ne amministrava i beni ed espletava inoltre funzioni politiche, amministrative e giudiziarie a Roma e nello Stato Pontificio. La Camera Apostolica deriva dagli antichi collegi dei notarii e dei defensores che, coadiuvando il collegio dei diaconi, amministravano il patrimonio della Chiesa. Il nome risale a Gregorio VII (1073). Oltre al camerlengo, dal sec. XV sempre cardinale, compongono la Camera Apostolica: il vicecamerlengo, che ebbe da Leone X e Paolo V ampi poteri in materia giudiziaria; gli ausiliari del camerlengo, il cui numero, fissato a 7 da Eugenio IV, attualmente è di 8, e le cui funzioni furono precisate da Pio XI; il tesoriere generale della Camera Apostolica, che controlla lo stato della cassa con ampia libertà amministrativa ottenuta da Sisto V; l'uditore generale delle cause della Camera Apostolica, con poteri giudiziari fin da Innocenzo VIII. In epoca moderna l'unità della Camera Apostolica si è frantumata e nel suo ambito sono venuti a formarsi vari uffici competenti nei singoli rami dell'amministrazione pubblica dello Stato. Così il cardinale camerario conservò intatti i suoi poteri soltanto durante il periodo della vacanza della Sede Apostolica. Perduto il potere temporale, la Camera Apostolica svolse un'attività molto esigua; tra il 1877 e il 1904 nemmeno durante la vacanza della sede poté intervenire più nell'amministrazione dei beni della Santa Sede. A partire dal 25 dicembre 1904, riebbe quest'ultimo suo compito; nel periodo di sede vacante spettano a essa la cura e l'amministrazione dei beni e diritti temporali della Sede Apostolica.

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