Césaire, Aimé

poeta e uomo politico della Martinica di lingua francese (Basse-Pointe, 1913-Fort-de-France 2008). Laureatosi in lettere a Parigi, vi fondò con L. Damas e L. Sedar Senghor il movimento della Négritude e ne diede il manifesto col poema epico-lirico in prosa Cahier d'un retour au pays natal (1939). Deputato del Partito comunista a Parigi (1944), pubblicò Les armes miraculeuses (1946), dove il surrealismo è usato come mezzo di liberazione dagli schemi del pensiero occidentale, e la parola come “verbo creatore”, secondo la tradizione africana. Seguirono Soleil cou coupé (1948; Sole testa mozza) e il dramma lirico Et les chiens se taisaient (1956; E i cani tacevano), che segnano un ritorno alle fonti africane. Il Discours sur le colonialisme è un attacco violento all'ipocrisia dei colonizzatori; la Lettre à Maurice Thorez (1956) annuncia le dimissioni di Cesaire dal Partito comunista. Le raccolte poetiche Corpus Perdu (1950; A corpo morto), Ferrements (1960; Catene) e Cadastre (1961; Catasto) segnano l'apogeo della sua arte e rivelano l'amarezza per il crollo della fede nell'ideologia marxista; Cesaire diventò in quegli anni capo di un proprio partito e sindaco di Fort-de-France. La lotta quotidiana per la liberazione del suo popolo si espresse nell'esaltazione di eroi del passato, come nel saggio su Toussaint Louverture (1960) e nella Tragédie du roi Christophe (1963), o di martiri d'oggi, come in Une saison au Congo (1966), rievocazione del dramma di Lumumba. Nel 1969 presentò una trasposizione da Shakespeare: La tempête. Tra le sue opere ricordiamo: Moi, laminaire (1982; Io Laminaria), Quand Césaire écrit, Lumumba parle (1993), la raccolta La poesie (1994) e la rivista Tropiques, fondata dal poeta nel 1941.

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