Camerini, Màrio

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regista cinematografico italiano (Roma 1895-Gardone Riviera 1981). Esordì nel 1923 e chiuse il periodo muto con il film Rotaie (1929), commedia intimista poi sonorizzata. Negli anni Trenta fu l'interprete di certo diffuso animus piccolo-borghese. Dopo aver lanciato De Sica in Gli uomini, che mascalzoni! (1932), gli affiancò A. Noris in una serie di commedie ironico-sentimentali: Darò un milione (1935), che segnò l'esordio di C. Zavattini come soggettista e sceneggiatore, Ma non è una cosa seria (1936), Il signor Max (1937), Grandi magazzini (1939). Con mano felice aveva intanto realizzato, con sorridente critica di costume, Il cappello a tre punte (1934), volgendo in farsa la satira dei potenti. Il ciclo patetico fu sigillato, nel 1940, da Una romantica avventura, con A. Noris e G. Cervi. I promessi sposi del 1941 conclusero un ciclo che Camerini tentò di rinnovare nel dopoguerra con film di ispirazione neorealista, senza però approfondire un tema che pure, per qualche aspetto minore, aveva contribuito ad anticipare; il regista si dedicò quindi a film di grosso spettacolo (Ulisse, 1954) e di pura confezione (Crimen, 1960; Don Camillo e i giovani d'oggi, 1972 ).

C. Lizzani, Camerini e la piccola borghesia, in “Storia del cinema italiano”, Firenze, 1961; S. C. German, Mario Camerini, Casellina di Scandicci, 1980.

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