Camus, Albert

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Biografia

Scrittore francese (Mondovi, Algeria 1913-Villeblevin, Yonne 1960) nato da padre alsaziano, che morì alla battaglia della Marna, e da madre spagnola; conobbe durante l'infanzia e la giovinezza la miseria e lo sconforto dell'isolamento e dell'esilio, sia rispetto al mondo arabo sia a quello europeo. Compì gli studi sotto la guida di un maestro illuminato, Jean Grenier, fino all'università. Un attacco di tubercolosi lo costrinse all'abbandono di una tesi su Plotino e Sant'Agostino e all'interruzione degli studi universitari. Si volse quindi al teatro, organizzando una compagnia sperimentale, le Théâtre de l'Équipe, quindi al giornalismo. Nel 1940 approdò in Francia come giornalista a Paris Soir (dopo un'esperienza presso l'Alger Républicain, diretto da Pascal Pia), ma vi rimase poco. Vi ritornò definitivamente nel 1943, per partecipare alla Resistenza, nelle file del movimento Combat.

Il pensiero

Negli anni di Algeri egli era venuto tracciando le grandi linee della sua filosofia umana e letteraria, espressa nei saggi dell'Envers et l'endroit (1937; Il diritto e il rovescio) e di Noces (1938; Nozze) e fondata principalmente sulla constatazione dell'ineliminabile assurdità della condizione umana. In quei primi saggi Camus esprime la certezza che non vi sia altra via di scampo per l'umanità al di fuori di questo mondo. Per ora egli cerca nella terra, nella natura stessa (solare e mediterranea) il contatto con la realtà, una ragione di vita. Così ancora nel libro che lo rese famoso, L'étranger (1942; Lo straniero), e nei saggi del Mythe de Sisyphe (1942; Il mito di Sisifo) dove il sentimento dell'assurdo, che non è nell'uomo e neppure nel mondo, ma nella coesistenza degli esseri umani, trova la sua tesi. “Vivere significa far vivere l'assurdo” e ciò che conta, per quanto nelle possibilità dell'uomo, è trasformare quest'assurdo. Dall'esperienza individuale Camus passò più tardi all'esperienza generale nell'Homme révolté (1951; L'uomo in rivolta) dove l'individuo esce dalla propria solitudine, ribellandosi alla distanza creatasi tra lui e il mondo, in uno slancio per la creazione di una società nuova che rivela come “la vera generosità verso il futuro consista nel dare tutto al presente”. Nel romanzo La peste (1947), nei drammi dell'État de siège (1948; Lo stato di assedio) e Les justes (1950; I giusti) si fa luce una morale relativamente ottimista, quella della solidarietà con gli uomini “nelle sole certezze che hanno in comune e che sono l'amore, la sofferenza, l'esilio”, maturata da Camus negli anni della Resistenza, della lotta per la liberazione dell'uomo condotta dalle pagine di Combat (di cui nel 1945 era diventato redattore capo), dalle esperienze che lo portarono a respingere le conclusioni dell'esistenzialismo sartriano e quelle del materialismo marxista.

L'impegno civile

Altre tappe del percorso dalla rivolta a un nuovo umanesimo fatto di solidarietà, di rigorosa morale e di impegno politico e civile sono i drammi Le malentendu (1944; Il malinteso) e Caligula (1945), i saggi dell'Homme révolté, causa della rottura con Sartre, col quale Camus non aveva mai voluto ammettere identità di pensiero. Dopo un rinnovato impegno politico, che si manifestò soprattutto con la sua collaborazione all'Express nel 1955-56, per i fatti d'Algeria, Camus tornò alla letteratura con le novelle dell'Exil et le royaume (1957; L'esilio e il regno), il romanzo La chute (1958; La caduta), le cronache di Actuelles I, II, III (1950-53-58), i Carnets (postumi, 1962). Al teatro collaborò ancora adattando per le scene Requiem per una monaca di Faulkner, Gli ossessi di Dostoevskij, La devozione della croce di Calderón de la Barca e Un caso clinico di Buzzati. Il premio Nobel conferitogli nel 1957 (tre anni prima della sua morte, avvenuta in un incidente automobilistico) riconobbe in lui il grande scrittore, ma forse ancor più la guida spirituale di un'intera generazione di giovani. Proprio per l'universalità dei miti e dei temi, l'interesse per l'opera di Camus non accenna a diminuire. Accanto alle riedizioni, nuovi scritti sono venuti alla luce, per iniziativa degli esecutori testamentari, con i Cahiers Albert Camus, il primo dei quali contiene il romanzo La mort heureuse (1971), scritto tra il 1936 e il 1938. Altri scritti giovanili sono stati pubblicati nel 1973 (Le premier Camus; trad. it. Le voci del quartiere povero) mentre nel 1994 è stato pubblicato Premiere Homme (Il primo uomo), sorta di autobiografia curata dalla figlia dello scrittore, in cui questi ricorda gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza trascorsi in un misero sobborgo di Algeri: la memoria dello scrittore trasfigura questo mondo squallido e miserevole tinteggiandolo di profonda nostalgia. La prima parte del romanzo ha come sottotitolo La ricerca del padre e traduce la solitudine dell'orfanello che avrebbe tanto voluto avvicinarsi al genitore ignoto mediante la memoria della madre, la quale, tenera ma taciturna, glielo ha sempre negato.

A. Costes, Albert Camus ou la parole manquante, Parigi, 1973; M. Crochet, Les mythes dans l'œuvre de Camus, Parigi, 1973; P. Gaillard, Camus, Parigi, 1973; H. R. Lottman, Albert Camus, Parigi, 1978; B. D'Ajetti, Lecture de Camus, Napoli, 1981; J. Gassin, L'univers symbolique d'Albert Camus, essai d'interprétation psychanalytique, Parigi, 1981; F. Bartfeld, Albert Camus ou le mythe et le mime, Parigi, 1982; R. Grenier, Albert Camus. Soleil et ombre. Une biographie intellectuelle, Parigi, 1987; F. Di Pilla, Albert Camus e la città del dialogo, Perugia, 1988; F. Moiso, Camus, dall'assurdo alla rivolta, in Il Tragico, Milano, 1988.

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