Canalétto, Giovanni Antònio Canàl, detto il-

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pittore e incisore italiano (Venezia 1697-1768). Figlio di uno scenografo, fu collaboratore del padre (è improbabile un suo alunnato presso Luca Carlevarijs) sino al 1719, quando soggiornò a Roma. Qui ebbe modo di conoscere il paesaggismo romano e quello nordico attraverso le opere degli artisti della colonia straniera a Roma, esperienza fondamentale che lo portò a rifiutare la prospettiva scenografica basata sull'illusionismo e sulla ricerca dell'effetto per un atmosferico vedutismo dal vero. Tornato a Venezia, iniziò un'intensa attività sia di pittore sia di incisore, raggiungendo grande fama non solo in patria: infatti sino dal 1725 lavorò incessantemente per mercanti d'arte inglesi, prima Swiney e poi J. Smith, che vendevano i suoi quadri alla nobiltà britannica. Dopo un probabile secondo viaggio a Roma (di cui farebbero fede numerose vedute), nel 1746 si recò in Inghilterra, accolto con grandi onori, rimanendovi, tranne due brevi viaggi a Venezia, fino al 1755. Tornato definitivamente a Venezia, nel 1763 entrava a far parte dell'Accademia. Lo stile di Canaletto, che si svolge nell'ambito del vedutismo veneto iniziato nel sec. XVII da pittori stranieri e portato a grandi risultati dalla poesia di Marco Ricci e dalle compite geometrie di Carlevarijs (dei quali si ritrovano accenni in Canaletto), si sviluppa attraverso minime variazioni della struttura del quadro, tutto rivolto a una documentazione precisa dell'ambiente, alle infinite sfumature della luce sui cieli e le acque, alla definizione conclusa e perfetta di ciò che l'occhio può cogliere, cose e figure . Le opere di Canaletto non vanno considerate singolarmente (la loro qualità è sempre altissima), ma come un grande affresco sereno, lucidamente composto, di una città, Venezia, giunta al culmine della sua civiltà, e di un Paese, l'Inghilterra, che vive un magico momento di pace. Fondamentali, in questo senso, sono le 38 vedute di Venezia che Canaletto eseguì per J. Smith, ora a Windsor nelle Royal Collections , e le 28 vedute per il duca di Bedford; piccoli nuclei invece delle vedute inglesi si trovano in numerose collezioni private dei castelli d'Inghilterra. 

V. Moschini, Canaletto, Milano, 1954; A. Pallucchini, Canaletto, Milano, 1958; T. Pignatti, Il quaderno di disegni del Canaletto alle Gallerie di Venezia, Milano, 1958; D. Gioseffi, Canaletto, Trieste, 1959; C. Brandi, Canaletto, Milano, 1960; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia-Roma, 1960; W. G. Constable, Canaletto, Oxford, 1962; T. Pignatti, Canaletto. Disegni, Firenze, 1969; E. Taramelli, Canaletto, Roma, 1980; Simonetta Pelusi, Canaletto, Milano, 2007; F. Pedrocco, Canaletto, Guardi e i vedutisti veneziani, Firenze 2012; B. A. Kowalczyk (a cura di), Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce, Cinisello Balsamo, 2017; R. Razzall, L. Whitaker, Canaletto & the art of Venice, Londra, 2017; V. Markova, S. Zuffi (a cura di), Il trionfo del colore. Da Tiepolo a Canaletto e Guardi. Vicenza e i capolavori dal Museo Puškin di Mosca, Milano, 2018; A. Craievich (a cura di), Canaletto & Venezia, Venezia, 2019.

 

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