Cantù, Césare

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storico e letterato italiano (Brivio 1804-Milano 1895). Professore nei ginnasi di Sondrio, poi di Como, e infine di Milano, fu destituito e incarcerato dal governo austriaco nel 1833-34 sotto l'accusa di connivenza coi cospiratori liberali. Esule a Torino dal 1848, aderì al neoguelfismo e, deputato alla Camera dal 1861 al 1867, ne sostenne le tesi. La sua produzione storiografica e letteraria è vastissima: oltre 500 scritti di varia mole e di varia indole, a cominciare dalla novella in versi Algiso (1828) con la quale ribadì la sua adesione al romanticismo; seguirono una Storia della città e della diocesi di Como (1829-31) e la Lombardia nel sec. XVII (1832), che illustra e commenta i fatti storici narrati nei Promessi sposi. In carcere incominciò a comporre il romanzo storico Margherita Pusterla (prima ed. 1838) che ebbe eccezionale popolarità. Nel 1838 incominciò anche la pubblicazione della sua opera più monumentale, la Storia universale (35 vol., dal 1838 al 1846), di cui curò successivamente altre nove edizioni; delle innumerevoli altre sue opere storiche si ricordano ancora solo Gli eretici d'Italia, la Storia degli Italiani (prima ed. 1854-56, in 6 vol.), la Storia di cento anni (1750-1850) del 1851; tra il 1857 e il 1861 diresse la pubblicazione della Grande illustrazione del Lombardo-Veneto. Cantù dedicò anche numerosi scritti alla letteratura per l'infanzia, e di questi Il buon fanciullo, racconti di un maestro elementare giunse, nel 1900, alla 30a edizione e Il giovinetto drizzato alla bontà, al sapere, all'industria alla 22a, nel 1870.

Cesare Cantù. Romanzo autobiografico, a cura di A. Bozzoli, Milano, 1969; F. Della Peruta, C. Marcora, E. Travi (a cura di), Cesare Cantù nella vita italiana dell'Ottocento, Milano, 1985.

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