Chardin, Jean-Baptiste Siméon

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pittore francese (Parigi 1699-1779). Figlio di uno dei più famosi ebanisti parigini, fu allievo del pittore P-J. Cazes (1676- 1754) che abbandonò presto per lavorare nella bottega di Noël-Nicolas Coypel. Successivamente maturò interessanti esperienze quale aiuto di J. B. van Loo nel restauro degli affreschi del Primaticcio a Fontainebleau. In questo periodo Chardin dipinse numerose nature morte, genere in cui l'artista eccelse, ottenendo notorietà e, nel 1728, l'ammissione all'Accademia di S. Luca per le sue opere La razza e Il buffet (Parigi, Louvre). In questi e altri dipinti coevi la ricerca dell'artista si volse coscientemente verso la comprensione di un mondo semplice e immediato. Dopo il 1730, epoca in cui eseguì il famoso dipinto Signora che sigilla una lettera (Berlino, Staatliche Museen), il suo stile tese a divenire più severo, come quello dei grandi maestri olandesi, superando il compiacimento per il particolare e per l'aneddoto. La sua tecnica si fece più semplice e insieme raffinata per l'uso dei bianchi a densi impasti e la ricerca di luminosità attraverso le tonalità preziose del colore. I quadri di genere eseguiti intorno al 1738 (Giovane oste e Sguattera, Glasgow, Hunterian Museum; Giovane con violino e Fanciullo con trottola, Parigi, Louvre; la Pourvoyeuse, Toronto, National Gallery of Canada; la Rôtisseuse, già Collezione Liechtenstein; La maestrina, Londra, National Gallery) segnano il grande successo di Chardin, ricercato dai più illustri committenti del tempo, sia per i quadri di genere (dei quali eseguì varie repliche) sia per i bellissimi ritratti. Nel 1743 Chardin venne nominato da Luigi XV cancelliere dell'Accademia Reale; nello stesso anno alcune sue opere, tra cui la Ricamatrice e il Disegnatore, vennero diffuse, incise a colori, da Gautier Dagoty (Cochin, Lepicié, Surugue). A periodi di intenso lavoro ne succedettero altri di rallentamento e di crisi. Maturò nuove ricerche di effetti di luce tra il 1750 e il 1760, epoca in cui l'artista eseguì una serie di sorprendenti nature morte: famose sono Boccale di olive, Uve e melagrane, Natura morta con pipa (Parigi, Louvre); Fruttiera e vaso di Delft (Washington, Phillips Collection). Dopo il 1770, forse anche per ragioni di salute, l'artista abbandonò la pittura a olio e iniziò a dipingere a pastello, tecnica alla quale affidò la sua ultima attività (Autoritratto, Ritratto della moglie, Parigi, Louvre). Chardin è riconosciuto come uno dei grandi maestri del Settecento francese e la stessa pittura dell'Ottocento ha riconosciuto in lui una delle sue principali fonti di ispirazione. Breve fu l'attività pittorica del figlio Pierre-Jean-Baptiste (Parigi 1731-forse Venezia 1768), di cui si ricordano due dipinti nel Museo di Nantes: Scena d'interno a Venezia e Ritratto di donna.

B. Denvir, Chardin, Zurigo, 1949; Ch. Sterling, La nature morte, Parigi, 1952; P. Rosenberg, Chardin, Ginevra, 1963; F. Valcanover, Jean-Baptiste-Simeon Chardin, Milano, 1966; P. Rosenberg, L'opera completa di Chardin, Milano, 1983.

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