Cibèle

(greco Kybélē). Grande dea primordiale, oggetto di culto presso i Frigi e altri antichi popoli dell'Anatolia. Il nome Cibele è un epiteto (frigio, Kubile) derivato da una sua sede di culto. Altri epiteti cultuali di Cibele erano: Berecinzia, dal nome di una regione frigia, Dindimene, dal monte Dindimo, e Madre o Grande Madre. Questa pluralità di nomi-epiteti sembra ovviare alla mancanza di un nome proprio: in realtà Cibele non aveva bisogno di un nome personale, perché non era una vera e propria dea di una religione politeistica, ossia tale da potersi confondere con altre divinità del suo stesso grado. Era invece “la dea” per eccellenza, una specie di essere supremo femminile, una dea sovrana, una Terra-Madre. Suoi subordinati erano un dio-Cielo (detto talvolta Papas, Padre), un mitico essere semidivino, Attis, e una schiera di spiriti-demoni (Coribanti). Le notizie sul culto di Cibelein epoca storica riguardano pratiche orgiastiche (processioni e danze al suono di strumenti a fiato e a percussione) eseguite, pare, a scopi guaritori da operatori sacrali detti anch'essi coribanti e da sacerdoti eunuchi (galli), che diventavano tali autoevirandosi durante la festa della dea a Pessinunte. Il culto di Cibele si diffuse in Grecia dove venne identificata con Rea, la madre degli dei olimpi; qui in epoca ellenistica prese forma di un culto misterico, modellandosi sui misteri eleusini dedicati a Demetra, il che forse contribuì a fare attribuire alla dea la qualità o dimensione “agraria” propria di Demetra. Nel 205 a. C. l'immagine aniconica (una “pietra sacra”) della dea fu trasferita a Roma, dove, col titolo ufficiale di Grande Madre degli Dei, ebbe un tempio sul Palatino e una festa annuale in aprile (i ludi Megalenses). Con riferimento alle origini troiane (ossia frigie) dei fondatori di Roma, i patrizi (che si vantavano loro discendenti) la onorarono come divinità della loro stirpe e la opposero alla plebea Cerere. Presto si diffusero anche i misteri ellenistici di Cibele, che in epoca imperiale presero forma di religione autonoma. § Numerose sono le raffigurazioni di Cibele nell'arte antica, particolarmente nell'ambito della scultura, in statue (poche quelle pervenute sino a noi) e in rilievi (tesoro dei Sifni a Delfi, altare di Pergamo, ecc.). La dea è rappresentata in lungo mantello secondo una tipologia abbastanza costante, e fissa è la presenza dei leoni, che fiancheggiano il suo trono, o tirano il suo carro, o sui quali ella siede. La figura di Cibele appare rappresentata con una certa frequenza anche su alcune monete d'età romana.

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