Cignaròli

famiglia italiana di pittori, originaria di Verona (sec. XVIII), un ramo della quale si trasferì e operò in Piemonte. Del ramo propriamente veronese dei C. capostipite fu Giambettino (Verona 1706-1770). Allievo del Balestra, subì a Venezia l'influsso degli antichi maestri e di Sebastiano Ricci. Fu artista fecondo: affreschi a palazzo Labia a Venezia, pala di San Girolamo Miani (1751; Brescia, chiesa dell'Orfanotrofio), Madonna e santi (1755; Vicenza, Museo civico), Supplica di Verona alla Vergine (1757; Verona, Museo di Castelvecchio). Ebbe due fratelli, Gian Domenico (Verona 1724-1793) e Giuseppe (Verona 1727-1796). Mentre il primo, attivo oltre che a Verona, a Trento e a Mantova, si rivelò artista mediocre, il secondo mostrò più talento. Sul capostipite del ramo piemontese, Martino (Verona 1649-Torino 1726), scarseggiano notizie sicure. Il figlio Scipione (Milano ca. 1690-Torino 1753) rivela nelle opere eseguite per il Palazzo Reale di Torino, per i castelli di Rivoli, Venaria e Chambéry l'ispirazione a S. Rosa, al Lorenese e alle più recenti scuole romana (Locatelli) e genovese (Tavella). Suo figlio Vittorio Amedeo (Torino 1730-1793), attivo per la corte sabauda alla Venaria, a Stupinigi, a Moncalieri, eseguì cicli di paesaggi e cartoni per arazzi, innestando sulle tradizioni della pittura veneta il gusto della pittura francese di genere.

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