Cilènto e Vallo di Diano, Parco Nazionale del-

Indice

superficie 1810,48 km², altitudine 0-1899 m s.m. (monte Cervati), provincia: Salerno. Sede a Vallo della Lucania (SA). Istituzione: 1991.

Territorio

Il parco, che è il più vasto d'Italia, si snoda dalla costa tirrenica fino all'Appennino Campano-Lucano, comprendendo le cime degli Alburni, del Cervati, del Monte Sacro (o Gelbison) e i contrafforti costieri dei monti Bulgheria e della Stella. Dal 1998 è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità insieme con l'area archeologica di Velia (compresa nel parco stesso), di Paestum e alla certosa di Padula, poco distante. Al suo interno coesistono diversi ambienti: da quello costiero (probabilmente il meglio conosciuto, con le spiagge e le coste di Agropoli, Palinuro e Camerota), che presenta ancora tratti integri; alle zone collinari interne; ai corsi d'acqua fiancheggiati da boschi ripariali; ai rilievi calcarei dei monti Alburni, che sfiorano i 2000 m, con praterie e pascoli d'alta quota. La parte meno conosciuta del parco è quella disseminata di forre, inghiottitoi e di ca. 400 grotte: alcune di queste sono profonde, come quella di Castelcivita (lunga oltre 4 km); altre sono ramificate come quelle di Pertosa. § Con una densità di popolazione piuttosto elevata il parco rappresenta un felice esempio di convivenza uomo-natura, con antichissime tradizioni alimentari e produttive (fichi, olio, vino, formaggi, tra cui la mozzarella di bufala).

Flora e fauna

Ai diversi ambienti naturali corrispondono altrettante varietà di specie vegetali. Lungo la costa predomina la macchia mediterranea, con la ginestra del Cilento e la primula di Palinuro, simbolo del parco. Sulle colline l'olivo – in particolare quello pisciottano che è la pianta tipica di questa zona – è coltivato in terrazzamenti. Dai 600 ai 1000 m abbondano i boschi misti di cerri, roverelle, aceri, carpini, ornielli e castagni. Alle falde del monte Cervati sono presenti boschetti di betulle e, sopra i 1000 m, faggete, mentre sul monte Motola e a Corleto Monforte cresce l'abete bianco. Fra i mammiferi è da segnalare la presenza della lepre appenninica e del gatto selvatico, specie sempre più rare, così come la lontra, che ha trovato nei fiumi della zona un habitat ottimale in cui vivere, mentre il lupo sta ritornando a popolare quest'area. Nell'area protetta si possono avvistare il picchio nero, il picchio muratore e il ciuffolotto. L'aquila reale, la cui preda prediletta è la coturnice, si affianca ad altri importanti rapaci, quali l'astore, il biancone, il falco pellegrino e il gracchio corallino.

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