Comte, Auguste Isidore Marie-François

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filosofo e sociologo francese (Montpellier 1798-Parigi 1857). Considerato per alcuni aspetti il fondatore del positivismo, frequentò in gioventù il Politecnico di Parigi senza completarvi gli studi. Animato da una profonda curiosità intellettuale, si occupò di questioni scientifiche e filosofiche ed esercitò per qualche tempo le funzioni di segretario di Saint-Simon. Nel 1832 intraprese la carriera d'insegnante presso la Scuola Politecnica, ma la pubblicazione del Cours de philosophie positive (1832-42; Corso di filosofia positiva) – con le polemiche che ne seguirono – gli costò l'incarico, costringendolo a una condizione lavorativa precaria e alla dipendenza dalla generosità di amici e ammiratori. Nei primi anni Cinquanta diede alle stampe il Système de politique positive ou traité de sociologie (1851-54; Sistema di politica positiva) e il Catéchisme positiviste (1852; Catechismo positivista), in cui formula la legge dei tre stadi e un originale modello di riclassificazione delle scienze. È così Comte a sviluppare per primo – nel quadro di un approccio rigorosamente e rigidamente sistematico – il concetto di sociologia come nuova scienza della società e approdo logico del processo di emancipazione della conoscenza scientifica, che procede dalle discipline astratte a quelle via via più complesse, concrete e determinabili in relazione alla condizione umana. Questo progetto grandioso e ambizioso – che muove dalla matematica per toccare l'astronomia, la fisica, la chimica, la biologia e la sociologia, escludendo tutte le discipline non passibili di produrre risultati verificabili e “oggettivi” – è peraltro attraversato da una vena di misticismo e di moralismo che finisce per rappresentare la sociologia come una sorta di nuova religione dell'umanità, di cui l'intellettuale-sociologo è il sacerdote. Questa religiosità laica – forse ispirata anche dalla frequentazione con Clotilde de Vaux – è alla base della linea di sviluppo dell'umanità che procede dalla fase teologica a quella metafisica, per trovare compimento in quella positiva. È questa la legge comtiana dei tre stadi, rielaborazione di impronta scientistica di vecchie concezioni cicliche ed evoluzionistiche della storia, qui riscattate in nome dell'idea positivistica di progresso. Il primo stadio è connotato dall'idea di una diretta e costante presenza del sovrannaturale nell'ordine dei fenomeni naturali e degli eventi storici. Prevalgono l'ordine monarchico-aristocratico, il potere militare e le culture politiche dell'assolutismo, inteso come espressione di una volontà divina. Lo stadio metafisico si accompagna, invece, alla ricerca delle cause invisibili dei fenomeni, producendo insieme la scienza moderna e un ordine politico fondato sull'identità di cultura e di sangue (nazionalismo). Solo con l'avvento della società e della civiltà industriale, però, l'umanità può affrancarsi dalle eredità della tradizione e della superstizione, per volgersi allo studio delle cause ultime e all'affermazione della nozione di scienza positiva. Scienza che, da un lato, si caratterizza come individuazione dei nessi e delle sequenze sistematiche operanti dietro l'apparente casualità dei fenomeni naturali, mentre – dall'altro – consente all'umanità liberata dalle tenebre della pseudo-scienza metafisica di assicurarsi il controllo e il dominio razionale sulle energie primarie. La fisica sociale (o sociologia) eredita la funzione di organizzazione del sapere propria della filosofia, ma – coerentemente con la prospettiva evoluzionistica che ispira l'idea di progresso comtiana – ne fa qualcosa di più compiuto e sistematico, studiando tanto l'ordine sociale (con la statica) quanto il mutamento (con la dinamica). Il tutto nella cornice di una visione mistica che si accentua con gli anni, portando Comte a pontificare sulla nuova religione dell'Umanità, sul culto del Grande Essere, su un nuovo martirologio profano, sino alle soglie della costruzione di un vero e proprio movimento esoterico. Un approdo intellettuale sconcertante, che non può però cancellare la grande intuizione di Comte, che per primo coglie l'importanza sociale della scienza, descrivendo l'incipiente società industriale come realtà dominata dal calcolo, dalla razionalità tecnica, dalla cultura degli specialismi professionali e dal continuo processo di trasformazione delle strutture e delle relazioni fra gli uomini.

Bibliografia

H. Gouhier, La jeunesse de Comte et la formation du positivisme, Parigi, 1933-41; D. Fisichella, Il potere nella società industriale, Napoli, 1965; A. Negri, Comte e l'umanesimo positivistico, Roma, 1971; G. Lanaro, Positivismo tra scienza e religione. Studi sulla fortuna di Comte in Gran Bretagna, Milano, 1991.

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