Créspi, Giovanni Battista, detto il Cerano

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pittore, scultore e architetto italiano (Romagnano Sesia 1573-Milano 1632). La critica moderna ha pienamente rivalutato il Crespi come uno dei massimi artisti del periodo compreso tra la fine del Cinquecento e il primo Seicento, non più manieristico e non ancora barocco, in cui si andò codificando un'arte religiosa direttamente guidata e voluta dagli uomini della Controriforma. Iniziata giovanissimo l'attività nella zona di Novara, fin dalle prime opere (fra cui l'Ultima Cena, Cerano, parrocchiale; e l'Incoronazione della Vergine, Trecate, Oratorio del Gonfalone, entrambe ca. 1594-95) sono evidenti la forza della tradizione drammatica di Gaudenzio Ferrari e l'interesse per certi spunti realistici di C. Procaccini. In un clima culturale estremamente complesso, Crespi si orientò verso i grandi affreschi decorativi del manierismo internazionale (Adorazione dei Pastori, Torino, Galleria Sabauda; San Michele, Milano, Castello Sforzesco). Il pietismo della Controriforma, che trovò nel Crespi uno dei suoi più severi esponenti, si unisce a una resa della natura di schietta tradizione lombarda nel Voto dei Santi Francescani (1600, distrutta la pala centrale a Berlino nel 1945), di cui restano gli ovali con la vita di S. Francesco (Milano, Castello Sforzesco). Nel 1601, dopo un probabile viaggio a Roma con il cardinale Federico Borromeo, tornò a Milano iniziando un lungo periodo di attività (Trinità e Santi, ca. 1605, Pescarenico, parrocchiale; Pietà, 1610, Novara, Museo Civico; Crocifissione, 1610, Mortara, S. Lorenzo; fra il 1602 e il 1609 eseguì i lavori per S. Maria presso S. Celso: affreschi, stucchi, pala del Martirio di S. Caterina). Contemporaneamente alla richiesta di canonizzazione del beato Carlo Borromeo, quasi documento per il processo, in stretta collaborazione con Federico, Crespi dipinse (1602-03) i quattro teloni (30 m²) con Storie del Beato Carlo (Milano, Duomo), geniale “teatro sacro” popolare per le celebrazioni del giorno anniversario. Nel 1610, per l'avvenuta canonizzazione, toccarono al Crespi tutti gli apparati celebrativi di Roma e Milano, da eseguire con il massimo fasto per il grande santo della Controriforma. I sei Miracoli di S. Carlo (Milano, Duomo) riprendono gli schemi compositivi e i colori sontuosi dei teloni precedenti, fissando un'iconografia da aristocrazia della Chiesa e nello stesso tempo intimamente sentita dal cuore del popolo. Negli anni seguenti, oltre a incarichi come architetto (facciata di S. Paolo alle Monache a Milano) e scultore (disegni per la statua di S. Carlo ad Arona, Creazione di Eva per la Fabbrica del Duomo a Milano), eseguì una serie di pale d'altare caratterizzate da un impianto accentuatamente teatrale e da un colorismo smagliante (Battesimo di S. Agostino, 1618, Milano, S. Marco; Gionata rompe il digiuno comandato, ca. 1619, Milano, S. Raffaele), per tornare negli ultimissimi anni a una rigorosa drammaticità, espressa in toni sempre più cupi, che culmina nella Crocifissione (1628, Venegono, Seminario Arcivescovile).

Bibliografia

G. Testori, Catalogo della Mostra del Manierismo piemontese e lombardo del '600, Torino, 1955; A. M. Brizio, M. Rosci, Catalogo della Mostra del Cerano, Novara, 1964; M. Valsecchi, Notizie sul Cerano, in “Paragone”, 1964; G. B. Dellacqua, Il Cerano a Milano, Milano, 1978.

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