Cusano, Niccolò

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nome italianizzato del filosofo e cardinale tedesco Nikolaus Krebs (Cues 1401-Todi 1464). Studiò a Padova e fu presente al Concilio di Basilea (1432), dove sostenne dapprima la superiorità del concilio sul papa e poi la tesi opposta. Nel 1450 fu inviato come legato papale in Germania, Belgio e Boemia, dove si prodigò in difesa della fede. Uomo di grandissima cultura, Cusano si distaccò nettamente dalle correnti aristotelico-scolastiche riprendendo i temi della teologia mistica e dando un energico sviluppo al neoplatonismo. Si occupò anche di matematica, intendendola quale scienza eminentemente speculativa, che offre simboli rappresentativi della realtà più profonda. Cusano parte dal netto rifiuto della “via razionale” per giungere a Dio, contrapponendole la “via della dotta ignoranza” (De docta ignorantia, 1440), sulla quale esprime due concetti fondamentali: la superiorità di Dio rispetto al mondo, per cui ogni conoscenza che lo riguarda è più negativa che positiva (frutto d'ignoranza più che di vera scienza); si tratta però di un'ignoranza che, diventando consapevole, cela la profondità di un contenuto maggiore a qualsiasi conoscenza umana. Alla logica aristotelica, Cusano oppone la “via intuitiva”, nella quale la realtà di Dio e la derivazione del mondo da lui possono essere pensate dalla mente umana solo sotto la forma di congetture (De conjecturis, 1440), le quali, pur essendo “un non-sapere”, sono tuttavia rivolte alla meta autentica del sapere (Dio). Ma il nostro intelletto, finito per natura, non può descrivere nella sua interezza l'infinità della sapienza eterna di Dio; esso si varrà perciò dei simboli offerti dalla matematica, che contiene, a somiglianza della natura divina, procedimenti che rivelano palesemente casi di coincidenza degli opposti: per esempio, se si aumenta il diametro della circonferenza questa diminuisce gradatamente la sua curvatura fino a identificarsi con il suo opposto, la retta. Dove la matematica, passando attraverso la teologia, si sublima nella più alta perfezione. Tuttavia l'infinità di Dio e la finitezza della natura umana sarebbero state sempre in antitesi se non fosse intervenuta la mediazione del Verbo Incarnato, che nel possesso di entrambe le nature, l'umana e la divina, getta un ponte fra esse, avvicinando l'uomo a Dio. Dal mistero dell'Incarnazione Cusano deduce anche un tema squisitamente umanistico: come in Cristo s'incontrano i due opposti, natura divina e natura umana, nell'uomo stanno a fronte i due opposti della luce e delle tenebre in un microcosmo, in cui “vi è un'unità, che è l'infinità stessa, umanamente contratta”. Dalla nozione della coincidenza in Dio di tutti gli opposti Cusano deduce la relatività delle rappresentazioni in quanto incapaci a cogliere la coincidenza degli opposti: un'idea che porta alla conclusione che ogni punto può dirsi centro dell'universo e che nel suo stesso affermarsi distrugge la base filosofica della teoria geocentrica e apre la via alla teoria copernicana. Opere minori: De concordantia catholica (1433), Idiota (1450), De visione Dei (1453), De beryllo (1458), De venatione sapientiae (1465).

E. Garin, Cusano e i platonici italiani del Quattrocento, Firenze, 1962; F. Battaglia, Metafisica, religione e politica nel pensiero di Nicola da Cusa, Bologna, 1965; G. Santinello, Introduzione a Niccolò Cusano, Bari, 1987.

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