Cvetaeva, Marina Ivanovna

poetessa russa (Mosca 1892-Elabuga 1941). La sua straordinaria personalità artistica ha radici nel romanticismo tedesco, nel canto popolare russo e nella poesia di Puškin. Già le sue prime raccolte liriche come L'album serale (1910) e La lanterna magica (1913) la fanno apparire come una maestra del verso. Nel 1922, insieme al marito, lasciò la Russia ritornandovi però alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel 1939. Osteggiata dalle autorità sovietiche, colpita da una grave forma depressiva, poco dopo si uccise. La poesia della Cvetaeva, caratterizzata da uno stile secco e da un ritmo frenetico, rappresenta spesso temi di grande intensità emotiva senza scadere nel sentimentalismo. Tra le sue opere, dominate da immagini violente e monumentali sui temi eterni della vita e dell'arte, sono da ricordare ancora: Versi a Blok, Congedo, Psiche, Verste e La separazione, pubblicate tutti nel 1922, Il mestiere (1923), Poema del monte, Poema della fine (1924), Dopo la Russia (1925), Versi a mio figlio (1932) e Versi alla Boemia (1939). Trascurata completamente nell'URSS, fu di nuovo rivalutata nel 1961 e 1965 con due volumi di opere scelte. Postume sono state pubblicate nel 1983 le due interessanti raccolte Notti fiorentine e Lettera all'Amazzone.

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