Dalmàzia

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Generalità

(Dalmacija). Regione storico-geografica (11.760 km²) divisa tra la Croazia e, in minor misura, la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro (Serbia e Montenegro); affacciata a W al Mar Adriatico tra il vallone di Buccari a N e le Bocche di Cattaro (Boka Kotorska) (o, secondo altri, la foce del fiume Boiana) a S, è limitata verso l'interno dall'ininterrotta serie dei rilievi delle Dinaridi (Velebit, Alpi Dinariche, rilievi del Montenegro). Comprende, oltre a una fascia costiera fittamente frastagliata da profonde insenature (valloni), oltre 850 isole, le maggiori delle quali sono Veglia, Cherso, Pago, Brazza, Lesina, Curzola (Krk, Cres, Pag, Brač, Hvar, Korčula) ecc. che occupano una superficie complessiva di 2100 km², orientate parallelamente ai rilievi costieri e separate da bracci di mare detti canali. Morfologicamente la Dalmazia corrisponde a un altopiano calcareo, caratterizzato da frequenti fenomeni carsici; poco sviluppata è perciò l'idrografia superficiale: fiumi principali sono la Zermagna (Zrmanja), la Cetina (Croazia) e la Cherca (Krka) e la Narenta (Neretva) che scorrono anche al di fuori della regione; mentre tra i laghi il maggiore è quello di Vransko, a SE di Zara. Il clima è di tipo mediterraneo; la temperatura è particolarmente mite, in quanto la regione è protetta, grazie alla presenza di alti rilievi, dai freddi venti settentrionali, mentre le precipitazioni aumentano procedendo dalla costa verso l'interno. § La popolazione ammonta a ca. 1 milione di ab. Città principali, tutte appartenenti alla Croazia, sono Zara (Zadar), Sebenico (Šibenik), Spalato (Split) e Ragusa (Dubrovnik) . § Il terreno agrario, non molto esteso, è scarsamente favorevole alle colture cerealicole, mentre si ottengono buone qualità di ortaggi, frutta (prugne, marasche), olive e uva. L'allevamento, prevalentemente ovino, è praticato con metodi tradizionali. Assai diffusa la pesca. Le caratteristiche idrografiche offrono un discreto potenziale idroelettrico. Risorse estrattive sono la bauxite, con metallurgia dell'alluminio presso Sebenico; il petrolio, recentemente scoperto nell'isola Lunga (Dugiotok); la pietra calcarea, largamente utilizzata per la produzione di cemento. Ma il settore economico più dinamico e redditizio è certamente il turismo, con il maggiore centro in Ragusa (Dubrovnik) e una serie di stazioni balneari disseminate lungo tutta la costa, rese meglio accessibili dal completamento della strada litoranea (Jadranska Magistrala). Intensi, nella stagione estiva, i servizi di navi-traghetto e aliscafi con l'opposta sponda adriatica (Ancona, Pescara); altri flussi turistici importanti provengono da Germania, Francia, Gran Bretagna e in genere dall'Europa centrosettentrionale. In fase di potenziamento i collegamenti aerei (Dubrovnik, Spalato).

Storia

Abitata da antiche tribù illiriche indipendenti e fin dal sec. IV a. C. colonizzata dai Greci che vi fondarono centri commerciali, dopo la caduta del regno illirico nel sec. II a. C. la Dalmazia dominò l'alto Adriatico. Dopo più di un secolo di guerre, le cosiddette guerre dalmatiche, fu sottomessa nel 117 a. C. dal console L. Cecilio Metello e divenne provincia dell'Impero. Cessata l'occupazione romana, la Dalmazia fu soggetta a Odoacre (fino al 493) e ai Goti di Teodorico (493-553) e, dopo le invasioni degli Avari e dei Croati che recarono gravi danni al Paese, dal sec. VIII fece parte dell'Impero d'Oriente, rappresentandone il territorio più avanzato verso W. L'elemento romano si raggruppò nelle città di Zara, sede del governo provinciale di Bisanzio e capitale dalmata, e di Traù. Nel 1000 il doge Pietro Orseolo II sconfisse i Croati e i Narentani e, ottenuta da Bisanzio la tutela della Dalmazia, ne assunse il titolo ducale. Aiutando le città marinare dalmate minacciate dai pirati slavi e narentani, nonché da alcuni principi croati e serbi, il doge dovette anche difendere la sua supremazia contro l'Ungheria. Nei sec. XII-XIII la Dalmazia ebbe un notevole sviluppo economico, diventando territorio di transiti e di commerci. In seguito alla creazione di uno Stato croato indipendente, fin dal sec. XII sino ai primi anni del XV, Venezia e l'Ungheria si contesero il possesso della Dalmazia; nel 1358 la Serenissima la cedette all'Ungheria ma nel 1409, dietro il pagamento di un'indennità, Venezia ottenne da Ladislao re di Napoli e d'Ungheria la cessione dei diritti sulla Dalmazia che recuperò definitivamente nel 1437 e nella quale attuò una riorganizzazione amministrativa. Nel sec. XVI i Turchi ridussero il dominio veneziano alla costa, ma un secolo più tardi Venezia fu in grado di riprendere il controllo della zona; la Pace di Passarowitz (1718) pose fine alle sette guerre condotte per più di due secoli (1468-1718) contro l'Impero ottomano. Il crescente insediarsi degli Slavi portò profondi turbamenti economici ed etnici. Caduta la Repubblica di Venezia, con la Pace di Campoformido del 1797 la Dalmazia passò sotto l'Austria e, in base alla Pace di Presburgo del 1805, per tre anni fece parte del Regno italico. Dal 1809 al 1813 passò sotto il diretto controllo francese venendo compresa nelle Province illiriche, nelle quali fu insediato come governatore il maresciallo di Francia Marmont. Tornata all'Austria nel 1814, fu scossa da moti irredentistici della “Primavera dei Popoli” (1848-49), testimonianza dell'accesa lotta nazionale tra due correnti; l'una, annessionista, propugnava la costituzione di un Regno di Croazia, Dalmazia e Slavonia, l'altra portava innanzi istanze autonomiste. Dal 1865 Vienna, contraria all'influenza italiana, appoggiò l'elemento croato in Dalmazia, dove nel 1909 l'uso della lingua italiana venne proibito negli uffici dello Stato. Prima dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale, con il Patto di Londra del 1915, la Dalmazia fu promessa all'Italia, ma al termine del conflitto il suo possesso venne contestato ai delegati italiani della conferenza della pace da parte del presidente Wilson. In base al Trattato di Rapallo (12 novembre 1920) fu assegnata alla Iugoslavia, mentre all'Italia passarono solo Zara e le isole del Quarnaro. La slavizzazione delle antiche città venete della Dalmazia tra il 1920 e il 1940 costituì un motivo d'attrito tra Italia e Iugoslavia e la convivenza tra la minoranza italiana e i Croati si fece sempre più difficile. Durante la seconda guerra mondiale occupata dalle truppe italiane e, nel 1941, divisa tra il Regno di Croazia e quello d'Italia, la Dalmazia dopo l'8 settembre 1943, fu progressivamente liberata dai partigiani iugoslavi che nel 1945 occuparono l'intero territorio annettendosi anche Zara e altre antiche città venete. Infine, con il trattato di pace del 10 febbraio 1947 la Dalmazia passò ufficialmente sotto la sovranità iugoslava, subendo una suddivisione territoriale tra Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro (per gli sviluppi indotti in tali repubbliche dal drammatico esplodere di nazionalismi che ha caratterizzato gli inizi degli anni Novanta, vedi alle singole voci).

Arte

Sotto Giustiniano fu eretto l'importante complesso della Basilica Eufrasiana e del battistero di Parenzo (Poreč), che ripete fedelmente schemi ravennati. Alla fine del sec. VI l'invasione slava pose fine a questa fioritura artistica. L'attività costruttiva riprese intorno ai sec. IX-X: il monumento più importante di questo periodo è la Rotonda di S. Donato a Zara (Zadar), simile a quella dedicata a S. Trifone a Cattaro. Della scultura rimangono alcuni frammenti di pietra scolpiti con intrecci trilineari (Cappella Palatina di Spalato). Nei sec. XI e XII i benedettini cassinesi costruirono basiliche lungo tutta la costa orientale (S. Pietro di Arbe, 1060) in cui si affermò l'influenza occidentale; dal sec. XIII al XVIII la Dalmazia divenne una regione dell'arte italiana, accogliendo influssi lombardi, pugliesi, marchigiani, toscani e, soprattutto a partire dal Quattrocento, veneti. I maggiori esempi dell'architettura romanica risalgono alla fine del sec. XII e al XIII: influssi lombardi si mescolano a quelli pugliesi e pisani, mutuati dalle Marche. La scultura romanica mostra stretti rapporti con Venezia e, mediatamente, con la scultura antelamica. Nel sec. XIV gli ordini mendicanti introdussero lo stile gotico (chiostro dei Francescani a Ragusa, con capitelli di Mino da Antivari; monastero dei Domenicani a Ragusa, ca. 1304). Con il passaggio delle città della Dalmazia (eccetto Ragusa) sotto il dominio di Venezia, nel sec. XV si affermò il gotico fiorito. Le forme del primo Rinascimento veneziano compaiono verso la metà del Quattrocento nel palazzo dei Rettori di Ragusa e si affermano pienamente nel S. Salvatore di Ragusa, derivato dai modelli di P. Lombardo e del Coducci. I capolavori della scultura dalmata sono il battistero di Traù, di Andrea Alessi (1467) e la cappella del beato Orsini a Traù, di Giovanni Dalmata, Alessi e Niccolò Fiorentino (1468). A Ragusa nel sec. XV e soprattutto nel primo Cinquecento fiorì una scuola rinascimentale di pittura (Niccolò Raguseo, Mihajlo Hamzić). Nella seconda metà del sec. XVI alle forme del primo Rinascimento subentrò il maturo classicismo del Sanmicheli (Loggia e Porta di Terraferma di Zara; Loggia di Lesina). Nei sec. XVII e XVIII al barocco veneziano (S. Biagio di Ragusa, di Marino Groppelli, 1705-15) si alterna quello romano (cattedrale di Ragusa, di A. Buffalini e P. Andreotti, 1671-1713; convento e chiesa dei Gesuiti a Ragusa, di Andrea Pozzo, 1659-1725). Tra gli scultori operarono in Dalmazia il Morlaiter e il Corradini. Un bellissimo esempio di urbanistica barocca è rappresentato dalla cittadina di Perast, presso Cattaro. Nel corso del sec. XVIII e più ancora nel sec. XIX la Dalmazia perse progressivamente la sua supremazia artistica e culturale.

Bibliografia

A. Mori, La Dalmazia, Roma, 1942; G. Praga, Storia di Dalmazia, Padova, 1954; E. Sestan, La conquista veneziana della Dalmazia, in “Venezia del Mille”, Firenze, 1965; J. J. Wilkes, Dalmazia, Londra, 1969; A. Fortis, Viaggio in Dalmazia, Venezia, 1987; S. Rinaldi Tufi, Dalmazia, Roma, 1989.

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