De Marchi, Emìlio

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scrittore italiano (Milano 1851-1901). Laureato in lettere, insegnò stilistica all'Accademia scientifico-letteraria di Milano e collaborò a numerose iniziative pedagogiche e filantropiche: più che L'età preziosa (1888), raccolta di precetti per gli adolescenti, l'espressione più significativa di questo suo impegno morale è La buona parola, un periodico per gli operai che, pubblicato dopo la repressione sanguinosa dei tumulti popolari milanesi del 1898, raggiunse tirature altissime. Nelle sue pagine il manzoniano De Marchi operava una riduzione del problema sociale nei limiti di un'educazione morale e di una collaborazione tra le classi; ma l'ideologia religiosa dello scrittore era contraddetta da uno stato d'animo inquieto e tormentato, su cui agiva il fermento della Scapigliatura: tale intimo contrasto si avverte anche nella lingua “italiano-lombarda” di De Marchi, in cui il tentativo di una simbiosi tra dialetto e lingua oscilla tra esiti letterari e tono parlato. I personaggi di De Marchi sono “anime belle” che non riescono a stabilire un rapporto concreto con la vita reale: personaggio-archetipo è il protagonista del capolavoro Demetrio Pianelli (1890), che personifica la sanità morale e la fervida operosità meneghina, ma è travolto dalla passione amorosa fino alla sconfitta e alla rinuncia; seguono Arabella (1892), la cui protagonista eponima è una creatura fragile e umbratile, spinta al suicidio dalla volgarità dell'ambiente; Giacomo l'idealista (1897) dove, al di là del fallito dramma intellettuale del protagonista, dovuto al programmatico atteggiamento antispeculativo dell'autore, il vero nucleo è da ricercare nel dramma di Celestina, che rinnova quello di Arabella; e, infine, Col fuoco non si scherza (1901), in cui lo schema “demetriano” si complica in un conflitto di sentimenti che scade nel gusto più trito del romanzo d'appendice. Ben diversi risultati, in quest'ultima direzione, De Marchi aveva raggiunto nel suo primo romanzo, Il cappello del prete (1888), pubblicato a puntate sull'Italia di Milano e sul Corriere di Napoli: vi era palese il proposito di nobilitare il genere del romanzo d'appendice, intrecciando elementi macabro-criminali, alla Poe, con la rappresentazione veristica, pittoresca e farsesca dell'ambiente partenopeo. Sono infine da ricordare le poesie di timbro crepuscolare (Vecchie cadenze e nuove, 1899), i saggi, alquanto modesti, di critica letteraria (La letteratura: definizione, 1882) e la raccolta di prose Milanin Milanon (postumo, 1902), in cui sono evocati angoli e prospettive della vecchia Milano.

Bibliografia

A. Romanò, Il secondo romanticismo lombardo, Milano, 1958; C. Colicchi, Socialità e arte nei romanzi di Emilio De Marchi, Firenze, 1965; V. Spinazzola, De Marchi, Milano, 1971; V. Branca (a cura di), Emilio De Marchi, Padova, 1982.

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