Delhi (città)

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Generalità

Città (11.007.835 ab. nel 2011; 16.349.831 ab. l'agglomerato urbano nel 2011) dell'India, capoluogo del Territorio omonimo; un suo sobborgo, Nuova Delhi, è la capitale federale dell'Unione Indiana. La città è situata a 216 m s.m. sulla riva destra del fiume Yamuna (Jumna), al margine nordoccidentale della pianura gangetica e all'incrocio di importanti direttrici del traffico provenienti dalle valli del Gange e dell'Indo, dal Mar Arabico e dalla regione himalayana. Fondata dal re Anangapal (sec. XI) forse sull'antica Indraprashtha, passò ai Cauhān di Ajmer, ai Ghori, di fede musulmana, poi ai Mamelucchi (1206), prima dinastia del cosiddetto sultanato di Delhi: le altre quattro furono quelle dei Khalgjī (1296-1320), Tuġlaq (1320-1413), Sayyd (1414-51), Lodī (1451-1526). La città venne quindi conquistata da Bâbur dopo la battaglia di Panipat (1526) e da allora – tranne che per brevi periodi in cui fu sostituita da Agra – rimase la capitale dell'impero Moghūl fino alla fine di esso (1857). Nel 1911 gli Inglesi proclamarono Delhi capitale del loro impero al posto di Kolkata e, in quest'occasione, decisero di fondare una nuova città, Nuova Delhi, con funzioni prevalentemente amministrative, che fu ufficialmente inaugurata il 15 febbraio 1931. Nel 1947 Nuova Delhi divenne capitale della Repubblica dell'India. Nel 1984 la città fu teatro di disordini nel corso dei quali persero la vita circa 3000 persone di etnia sick. Nel 2005 la città fu colpita da un attentato terroristico rivendicato da un gruppo indipendentista del Kashmir, durante il quale esplosero tre ordigni posizionati in prossimità di tre mercati rionali provocando 70 morti e più di 200 feriti.   Il piano per la costruzione di Nuova Delhi, redatto da E. Lutyens (collaboratore H. Baker), è tutto strutturato sulla sovrapposizione e interazione di un sistema triangolare primario (con vertici e aste monumentali-direzionali) e una rete ortogonale interessata da nodi radiocentrici sulla quale si è articolata l'espansione edilizia. Dimensionata inizialmente per una popolazione di 70.000 ab., nel 1931 aveva ca. 300.000 abitanti. Dal secondo dopoguerra la città si è sviluppata in ogni direzione. Per rispondere alle esigenze quantitative derivate dal forte incremento di popolazione sono stati varati molti programmi di intervento pubblico in relazione al nuovo piano regolatore generale degli anni Cinquanta e ai successivi piani quinquennali nazionali per l'edilizia, che tuttavia non hanno potuto impedire il proliferare di squallide bidonvilles agli estremi limiti della periferia urbana. Oggi i due nuclei distinti della vecchia e della nuova Delhi formano un unico agglomerato urbano. La popolazione è composita, poiché la città ha attirato da ogni parte dell'India un flusso migratorio che ha avuto una consistenza di ca. 100.000 nuovi immigrati l'anno. Importante centro storico e artistico, Delhi svolge un ruolo di primo piano nella vita economica del Paese: oltre i tre quarti della popolazione sono occupati nel settore terziario, il 20% nel secondario e il rimanente nel primario. Oltre a essere attivo mercato di una fertile regione, nodo ferroviario di rilievo collegato ai porti di Mumbai e Kolkata, scalo aereo internazionale (aeroporto di Indira Gandhi) e nazionale (aeroporto di Palam), Delhi svolge funzioni politiche e amministrative. È altresì dotata di moderne industrie (tutte per lo più di piccole e medio-piccole dimensioni), attive nei rami tessile, alimentare, conciario, della gomma, del vetro e del materiale elettrico. Accanto a esse sopravvivono, ancora prospere, tradizionali attività artigianali, quasi esclusivamente localizzate nel nucleo antico: ricami, filigrane, lavorazione di perle, intagli d'avorio e molti altri lavori di oreficeria. La città è, infine, un importante centro culturale, con un'università (fondata nel 1922), collegi, istituti di ricerca e musei (Museo Etnologico, ecc.). In hindī, Dilli o Delhi.

Arte

A testimoniare l'antica scultura indiana Maurya sono a Delhi due colonne commemorative dell'imperatore Aśoka (sec. III a. C.), oltre a un pilastro in ferro con iscrizioni del periodo Gupta (sec. IV-VI). Delhi accolse i più antichi monumenti dell'epoca musulmana di tutta l'India, poiché i sultani che da lì governarono, desiderosi di imporsi al più presto sulla popolazione locale, sia dal punto di vista politico, sia da quello culturale e religioso, furono tutti degli instancabili costruttori, raffinati, grandiosi, ma anche frettolosi. Qui fu innalzata da Quṭb-ud-dīn Aibak della dinastia dei Mamelucchi, alla fine del sec. XII, la prima moschea indiana conosciuta con il nome di Quwwat Islām (lett. la Potenza dell'Islam), che segue una planimetria di tipo arabo, ma con un impianto architettonico di stile hindu a causa del reimpiego di materiali provenienti da tempi hindu e jaina. Nel corso del sec. XIII, a causa dell'aumento continuo della popolazione islamica di Delhi la moschea fu ampliata in due fasi successive, con Īltutmish, genero di Aibak (1230), e con ʽAlā-ud-dīn Khalgjī. All'interno del recinto spicca il primo minareto indiano, il Quṭb Minār che rappresenta anche il simbolo della vittoria islamica sull'India ed è il primo esempio architettonico di stile indo-musulmano. Nell'angolo NW della moschea sorge il mausoleo di Īltutmish, che insieme a quello dedicato al figlio, conosciuto con il nome di Sultān Gārī, è il più antico edificio funebre costruito in India. Le due costruzioni hanno un impianto completamente diverso fra di loro, in quanto il primo, che fu anche il più seguito in India, si rifà ai mausolei iranico-centroasiatici, con pianta quadrata e cupola (ora crollata); l'altro, Sultān Gārī, ha un aspetto fortificato, protetto da mura bastionate con ingresso rialzato e all'interno, al centro di un cortile circondato da portici, vi è un alto plinto, probabile base a un padiglione, ora distrutto. I sultani di Delhi si distinsero anche per la costruzione delle loro cittadelle residenziali. Delle più antiche, come Lal Kot e Siri (sec. XIII), non è rimasto quasi nulla: tracce di fortificazioni sono gli unici resti della cittadella di Tuġlàqabad (inizio sec. XIV), che si affacciava su un lago artificiale, al centro del quale sorgeva il bel mausoleo di Giyās-ud-dīn, fondatore della dinastia Tuġlaq, ancora oggi ben conservato. Nel corso del sec. XIV furono costruiti il Kotila, fortezza che si erge ancora sulle rive del fiume Yamuna, e l'Ḥauż i-Hāss, il complesso palazzo che accolse le spoglie di Fīrūz āāh Tuġlaq. Con gli ultimi sultanati, quelli dei Saiyyd e dei Lodī (sec. XV-inizio sec. XVI), a Delhi si costruirono solo edifici funerari, sia del tipo a pianta ottagonale con veranda e coronati da cupola (come quello di Mubarak Saiyyd dei sovrani Lodī), sia a pianta quadrata, con cupola, aperti su ciascun lato da un'arcata. Ricordiamo lo āis Gunbad, il Bara-Han-ke-Gunbad, il Chota Khan-ke-Gunbad. Con l'avvento al potere della dinastia Moghūl (1526-1857) Delhi divenne teatro del nuovo stile architettonico che si distinse per l'armonia dei colori dovuta all'accostamento del marmo con l'arenaria rossa, oppure solo marmo incrostato con pietre dure, e per la perfetta geometria di linee, che si esprime nelle strutture architettoniche e nei giardini che fanno da scenario naturale ad esse. Questo è il caso del mausoleo di Humāyūn, in cui compare per la prima volta la pianta quadrata con gli angoli smussati, che avrà tanta fortuna in seguito, dominata nell'elevato da un iwān centrale e coperta da una bellissima cupola in marmo bianco a doppio scafo. Il marmo bianco di Makrana fu il materiale scelto da āāh Ğahān per le sue costruzioni più rappresentative del Forte Rosso di Delhi (1639-58), che fu la principale residenza imperiale fino alla caduta della dinastia (1857); di questo tipo sono il Dīwān-i Hāss, la piccola Moti Masğid riservata all'Imperatore, la Nagina Masğid per le signore, lo āiš Mahall, i cui ambienti sono rivestiti di specchi colorati, gli appartamenti reali attraversati da canaletti d'acqua e terminanti in piscine a forma di loto. Essendo troppo costoso il marmo, si costruirono contemporaneamente anche edifici in arenaria rossa, come il Dīwān-i ʽAmm, un tempo ricoperto di fogli d'oro e d'argento ornati di rilievi, e la Masğid-i Ğami, fuori del Forte Rosso. Questa si innalza su un'alta piattaforma a cui si accede per mezzo di tre grandi portali, preceduti da ampie scalinate, mentre l'interno è caratterizzato dalle linee polilobate degli archi, dai due minareti ai lati della facciata e dalle tre ampie cupole bianche a strisce rosse che ne fanno un edificio fra i più eleganti e perfetti. Esempi di architettura dei sec. XIX e XX sono la chiesa di St. James, il complesso dell'Università e la Biblioteca orientalistica. Nella città moderna (Nuova Delhi) l'architettura di edifici pubblici e residenziali è espressa in forme palladiane: il palazzo del Viceré, il Parlamento, la Biblioteca Centrale, il palazzo dell'Alta Corte, ecc. Allo stile indigeno sono invece ispirati i palazzi Jodhpur, Jayapur, Bīkānēr e il tempio di Laksmī Nārāyana. I caratteri dell'architettura moderna aderiscono a quelli delle correnti internazionali più recenti (palazzi dell'UNESCO, della Reserve Bank of India, dell'All-India radio e della Galleria Nazionale d'Arte Moderna).

Bibliografia

A. Bopegamage, Delhi. A Study in Urban Sociology, Bombay, 1957; Y. D. Sharma, Delhi and Its Neighbourhood, Delhi, 1964; O. H. K. Spate, A. T. A. Learmonth, India and Pakistan, Londra, 1967; L. Nicholson, Delhi, Agra e Jaipur, Venezia, 1990.

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