Dickens, Charles John Huffam

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romanziere inglese (Portsmouth 1812-Gad's Hill, Kent, 1870). Ebbe un'adolescenza difficile e a nove anni fu messo a lavorare in una fabbrica di lucido; migliorate tuttavia con un'eredità le condizioni familiari, lavorò dapprima in uno studio d'avvocato, poi divenne cronista parlamentare e il migliore stenografo del regno. Nel 1836 diede alle stampe alcuni saggi con lo pseudonimo di Timothy Sparks; ma furono gli “schizzi”, firmati con lo pseudonimo di Boz, per le vignette di Cruikshank che apparivano in The Old Monthly Magazine e in altre riviste a dargli quella fama consolidata da Posthumous Papers of the Pickwick Club (1836-37; Documenti del Circolo Pickwick) e The Adventures of Oliver Twist (1838; Le avventure di Oliver Twist), pubblicato a puntate in Miscellany di Bentley, come tutte le altre sue opere. Nel 1839 apparve Nicholas Nickleby, fusione del farsesco e del melodrammatico, che sono i due poli entro cui si muove la sua narrativa. Tentò in seguito la tecnica della novella nella novella, al modo delle Mille e una notte, con i due romanzi The Old Curiosity Shop (1841; La bottega dell'antiquario) e Barnaby Rudge (1841), a forti tinte romantiche. Nel 1842 visitò gli Stati Uniti, ricavandone le American Notes (1842) e il romanzo satirico Martin Chuzzlewit (1843-44). Intanto aveva composto nel 1843 il primo dei racconti del Christmas Book (Libro di Natale): A Christmas Carol (Un canto natalizio); scrisse il secondo, The Chimes (Gli scampanii), nel 1844 a Genova, dove s'era trasferito. Nel 1845 era già di ritorno a Londra a redigere il foglio liberale Daily News (1846) e scrisse il terzo dei racconti natalizi, The Cricket on the Hearth (1845; Il grillo del focolare); le sue impressioni italiane in Pictures from Italy (1846; Quadri dall'Italia), pubblicati sul Daily News; il romanzo Dombey and Son (1846-48; Dombey e figlio); e l'ultimo dei racconti del Christmas Book: The Haunted Man (1848; L'uomo perseguitato). Seguirono i “romanzi sociali”: David Copperfield (1850), una specie di romanzo “confessione”; Bleak House (1852-53; Casa squallida), satira dei tribunali e della loro giustizia; Hard Times (1854; Tempi difficili), critica dell'individualismo economico; Little Dorrit (1856; La piccola Dorrit), quadro desolato dello squallore sociale dell'Inghilterra vittoriana. Seguì una fase di pubblici trionfi e drammi domestici: nel 1858 si separò dalla moglie Catherine Hogarth sposata nel 1836; tenne recitazioni pubbliche delle sue opere in Inghilterra e in America; e visse nell'agiatezza nella casa di Gad's Hill. Le opere di questo periodo apparvero a puntate in All the Year Round che redigeva dal 1859, e furono composte con estrema meticolosità: sono A Tale of Two Cities (1859; Un racconto di due città), romanzo storico influenzato da Carlyle; Great Expectations (1861; Grandi attese) di cui molto belli sono i capitoli iniziali; Our Mutual Friend (1865; Il nostro comune amico). La morte lo colse all'improvviso e gli impedì di finire il romanzo poliziesco The Mystery of Edwin Drood (Il mistero di Edwin Drood). La narrativa di Dickens, pur indulgendo talora al sentimentalismo e all'enfasi, venendo così incontro ai gusti di una vasta massa di lettori, contiene un respiro e una vastità di temi, una dimensione così articolata e ricca, da riuscire unica nel suo genere anche per la straordinaria varietà dello stile e per la singolare forza dinamica, la cosiddetta “commedia dickensiana”. La sua modernità molto deve all'uso sagace del grottesco, del simbolico che trascende il dato realistico, addirittura dell'assurdo, che rese la sua opera cara a Kafka. Dal punto di vista ideologico, se pure non supera un umanitarismo populista e un cauto riformismo, l'opera del romanziere, che denuncia ingiustizie e prevaricazioni, contiene una critica spietata.

Bibliografia

U. Pope-Hennessy, Life of Charles Dickens, Londra, 1945; P. Collins, Dickens and Crime, Londra, 1962; G. Garis, The Dickens Theatre, Oxford, 1965; K. J. Fielding, Charles Dickens: A Critical Introduction, Londra, 1966; F. R. Leavis, The Great Tradition, Londra, 1967; G. L. Brook, The Language of Dickens, Londra, 1970; M. Bondi, Dickens e il discorso politico, Bologna, 1989.

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