Donizétti, Gaetano

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compositore italiano (Bergamo 1797-1848). Di umile origine, compì gli studi dal 1806 al 1815 presso la scuola diretta da Simone Mayr, che, consapevole del talento dell'allievo, lo mandò a completare la formazione a Bologna presso padre S. Mattei. I lavori di questo periodo e i giovanili quartetti per archi rivelano una formazione basata sui classici viennesi (Gluck, Haydn, Mozart). Il compositore si rivolse subito al teatro, esordendo con Enrico di Borgogna, rappresentato a Venezia nel 1818 con discreto successo. Avviata brillantemente la carriera di operista con altre significative affermazioni ottenute nel 1822 a Roma e a Napoli, Donizetti continuò a produrre con la fretta che esigevano le condizioni della vita teatrale del tempo, alle quali, diversamente da Rossini, Bellini o Verdi, non si ribellò nemmeno quando la fama conquistata gliel'avrebbe consentito. Nel 1827 firmò con l'impresario D. Barbaja un contratto triennale, con l'impegno di comporre 12 opere per Napoli e di dirigere il Teatro Nuovo; nel 1830 colse una grande affermazione con Anna Bolena (su libretto di F. Romani) al Teatro Carcano di Milano; seguirono 5 opere e, nel 1832, l'Elisir d'amore (ancora su libretto del Romani), rappresentato con vivo successo al Teatro della Canobbiana di Milano. Del 1833 sono Il furioso all'isola di San Domingo (su libretto di J. Ferretti) per Roma e il trionfo di Lucrezia Borgia alla Scala. Dopo il ritiro dalle scene di Rossini (1829) e la morte di Bellini (1835), Donizetti era rimasto unico grande rappresentante dell'opera italiana. Nel 1835, su commissione di Rossini, scrisse per Parigi Marin Faliero; per Napoli Lucia di Lammermoor (su libretto di S. Cammarano); nel 1836 presentò a Venezia Belisario (su libretto del Cammarano) e a Napoli Il campanello e Betly (su libretto proprio) e L'assedio di Calais (ancora su libretto del Cammarano). L'attività compositiva si era fatta costante, né subiva rallentamenti alla morte della moglie Virginia Vasselli (1837), che il compositore aveva sposato nel 1828 e a cui era profondamente legato. Nello stesso anno Donizetti musicò infatti Pia de' Tolomei (per Venezia) e Roberto Devereux (per Napoli), entrambe su libretto del Cammarano; l'anno seguente il Poliuto, vietato dalla censura e rappresentato postumo nel 1848. Nell'ottobre 1838 Donizetti lasciò Napoli e si trasferì a Parigi, dove in collaborazione con Scribe scrisse Il duca d'Alba (rappresentato postumo nel 1882), curò la versione francese del Poliuto, compose Les Martyrs (Parigi, 1840) e si dedicò all'opéra-comique con La figlia del reggimento (1840) su testo di Saint-Georges e Bayard. Dopo la rappresentazione de La favorita (2 dicembre 1840), Donizetti compose ancora per Parigi Rita nel 1841 (rappresentata postuma nel 1860) e tornò a Milano. Nel 1842 presentò a Vienna Linda di Chamounix, che gli valse riconoscimenti dalla corte; fece quindi seguire Don Pasquale(Parigi, 1843), Caterina Cornaro (Napoli, 1844), Maria di Rohan (Vienna, 1843) e Don Sebastiano (Parigi, 1843). Nell'estate 1845 la malattia mentale (i cui primi sintomi si erano già manifestati negli anni precedenti) si aggravò. Internato in una casa di cura a Ivry nel 1846, fu ricondotto a Bergamo nel 1847 e vi morì l'anno seguente. § Dei più di 70 lavori teatrali composti da Donizetti in 25 anni di febbrile attività solo 5 sono rimasti nel repertorio costantemente: l'Elisir d'amore, Don Pasquale, Anna Bolena, La favorita, Lucia di Lammermoor. Le numerose riprese di opere di Donizetti dimenticate hanno consentito di ravvisare valori di primo piano in Roberto Devereux, Belisario, Linda di Chamounix, La figlia del reggimento e hanno fatto apprezzare l'abile condotta e lo spirito di certe farse in un atto dove il modello rossiniano è originariamente mediato con un gusto che fa rivivere la vitalità popolaresca della farsa napoletana. Ma pagine riuscite non mancano anche nelle molte opere che paiono per la massima parte sorrette soltanto da un sicuro mestiere musicale e teatrale, che applica formule di effetto sperimentato. Nell'opera italiana Donizetti rappresenta, insieme con Bellini, il momento del superamento del rossinismo in nome di una visione drammatica più intensamente romantica e a lui si deve, con Don Pasquale e con l'Elisir, la conclusiva trasformazione dell'opera buffa, in nome anche di un riscatto patetico del personaggio comico.

G. A. Gavazzeni, Gaetano Donizetti, Milano, 1937; G. Barblan, L'opera di Gaetano Donizetti nell'età romantica, Bergamo, 1948; G. Zavadini, Donizetti, vita, musiche, epistolario, Bergamo, 1948; F. Cella, Indagine sulle fonti francesi dei libretti di Gaetano Donizetti, Milano, 1966; W. Ashbrook, Donizetti. La vita, Torino, 1986.

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