Duse, Eleonòra

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attrice drammatica italiana (Vigevano 1858-Pittsburgh 1924). Figlia d'arte, è stata la massima attrice italiana di ogni tempo. Esordì in teatro a soli 4 anni (Cosetta nei Miserabili) e condusse un'infanzia faticosa e infelice. Si rivelò a 14 anni come Giulietta all'Arena di Verona, colse il primo successo a 19 nei Fourchambault di Augier ai Fiorentini di Napoli, giunse al primo grande trionfo a 22 anni con La principessa di Bagdad di Dumas figlio, del quale interpretò successivamente, con arte inimitabile, Margherita nella Signora dalle camelie. Allargò ben presto il suo repertorio a Zola, Verga, Shakespeare, Goldoni, Praga e Giacosa; contemporaneamente la sua fama, alimentata dalla risonanza di una fervida vita sentimentale che la vide legata a Martino Cafiero, a Tebaldo Checchi, sposato nel 1881, a Flavio Andò e a Gabriele D'Annunzio, si esaltò nei trionfi dell'ultimo decennio del secolo sui palcoscenici di tutta Europa. La sua ansia di rinnovamento e di approfondimento, stimolata anche dalla conoscenza di Arrigo Boito, che la indirizzò a testi di più alto significato poetico, trovò soddisfazione nell'ambito dell'estetismo decadente, che la portò a essere l'appassionata protagonista del teatro dannunziano, dal Sogno di un mattino di primavera (1897) a La Gioconda (1899), da La città morta (1901) a Francesca da Rimini (1902). La figlia di Jorio, scritta per lei e affidata a Irma Gramatica, segnò la fine dell'amicizia con D'Annunzio e dal 1904 al 1909 la Duse rinnovò il proprio repertorio facendosi interprete – anche in numerose tournées – del teatro di Ibsen (Casa di bambola, da lei già imposto nel 1892; Hedda Gabler, La donna del mare) e di Maeterlinck (Monna Vanna), collaborando con innovatori della scena quali Gordon Craig e Lugné-Poe e imponendosi uno stile di recitazione che l'avvicinava alle esperienze di Copeau e di Stanislavskij. Dopo un ritiro di 12 anni, durante il quale aveva interpretato il suo unico film (Cenere, 1916, di F. Mari, dal romanzo di Grazia Deledda), nel 1921 si ripresentò sulle scene, facendosi ammirare per una modernissima essenzialità di mezzi espressivi (ancora La donna del mare e La città morta,Spettri, La porta chiusa di Praga e Così sia di Gallarati Scotti). Riscoperta dalla giovane critica (D'Amico, Gobetti), riprese il suo appassionato e trionfale pellegrinaggio fino alla morte. La sua salma fu traslata nel cimitero di Asolo.

Bibliografia

L. Vergani, Eleonora Duse, Milano, 1959; G. Guerrieri (a cura di), Eleonora Duse nel suo tempo, Milano, 1962; O. Signorelli, Vita di Eleonora Duse, Bologna, 1962; L. Ridenti, La Duse minore, Roma, 1966; J. Stubbs, Eleonora Duse, New York, 1970; C. Fusero, Eleonora Duse, Milano, 1971; L. Rasi, La Duse, Roma, 1986.

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