Ellington, Edward Kennedy, detto “Duke”

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pianista e compositore jazz statunitense (Washington 1899-New York 1974). Figlio di un maggiordomo della Casa Bianca, crebbe in una famiglia borghese, dove ricevette una raffinata educazione. Trasferitosi a New York, iniziò (1924) a comporre e a dirigere un quintetto per serate da ballo. Aspirava a scrivere commedie musicali, ma non ebbe fortuna. Divenne invece famoso al Cotton Club dove, con una piccola orchestra, forniva commenti sonori di gusto esotico-barbarico a danze e pantomime: è lo “stile giungla” (1926-31). I suoi primi capolavori (East St. Louis Toodle-Oo, Black and Tan Fantasy, Creole Love Call) spalancano un inesplorato mondo di sonorità stridenti, rauche e sensuali. Incide molto (The Mooche, Swampy River, Black Beauty, Awful Sad, The Mystery Song, Mood Indigo, Echoes of the Jungle) e lancia solisti di talento: Bubber Miley e Cootie Williams (trombe), Joe Nanton (trombone), Johnny Hodges e Harry Carney (sax), Barney Bigard (clarinetto). Tenta anche un'opera di più ampio respiro, la Creole Rhapsody (1930). Negli anni della Crisi è costretto a incidere banali canzoni ma, anche nella vena malinconica allora in voga, si dimostra capace di scrivere le più belle: In a Sentimental Mood, Sophisticated Lady, Solitude e Prelude to a Kiss lo rendono famoso. Nel 1934 visita l'Europa e l'anno dopo, in memoria della madre, compone il lungo Reminiscing in Tempo, un'opera anticipatrice che non viene capita. Durante il periodo swing crea una musica più lieve, giocosa e danzante (tra cui alcune rumbe e l'esotico Caravan), pur non disdegnando opere impegnate (Diminuendo and Crescendo in Blue, i “concerti” per un solista, come Clarinet Lament). L'orchestra riceve rinforzi e raggiunge nel 1940 una condizione di perfetto equilibrio. In un paio d'anni Ellington tocca il vertice della sua produzione centrale (Ko Ko, Concerto for Cootie, Sepia Panorama, Pitter Panther Patter, Warm Valley, Dusk, Harlem Air Shaft). Nel 1943 corona il sogno di comporre una vasta suite ed eseguirla alla Carnegie Hall: è il Black Brown and Beige, un poema epico sulla lunga marcia dei neri in America. Inizia il periodo delle suites: pur continuando a creare piccoli brani, Ellington si dedica soprattutto a opere di vasto respiro, spesso basate su un racconto di sua invenzione. Nascono la Liberian Suite, la Deep South Suite, i poemi sinfonici The Tattoed Bride, New World a-Comin' e Harlem, il balletto Night Creature e pagine corali come A Drum Is a Woman, My People e i tre Concerti Sacri, la sua ultima fatica. Artista ormai isolato, superiore al piccolo mondo del jazz, Ellington tuttavia non lo perde di vista e incide anche con i più giovani Charles Mingus e Max Roach (Money Jungle). Alla sua morte l'orchestra – che perde uno dopo l'altro tutti i veterani – passa nelle mani del figlio Mercer (1919-1996). Ellington è il più grande genio del jazz: pianista irregolare e personalissimo, autore di melodie universalmente amate, ma anche di opere dense di significati, sperimentatore timbrico inesauribile, egli sintetizza in sé, al più alto livello, tutti gli aspetti della musica afro-americana.

Bibliografia

G. E. Lambert, Duke Ellington, Milano, 1961; L. Massagli, L. Pusateri, G. M. Volonté, Duke Ellington's Story on Records, 6 voll., Milano, 1966-72; J. L. Collier, Duke Ellington, la sua vita, la sua musica, Milano, 1990.

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