Ernst, Max

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pittore, scultore e scrittore tedesco (Brühl, Colonia, 1891-Parigi 1976). Seguì i corsi di filosofia all'Università di Bonn e aderì al gruppo berlinese che faceva capo alla rivista , prodigandosi per un superamento dello Jugendstil e del totale rinnovamento in campo artistico. Convinto sostenitore di avanguardie eversive e irrazionalistiche, esordì con quadri espressionisti; successivamente passò al dadaismo e sotto l'influsso della pittura di De Chirico creò quadri e (in parte esposti nel 1920 con H. Arp) dove la convivenza forzata di oggetti e figure eterogenee dà luogo, al di là dell'atteggiamento provocatorio, a situazioni ambigue e surreali (C'est le chapeau qui fait l'homme, 1929, New York, Museum of Modern Art). Trasferitosi a Parigi nel 1922, fu tra i fondatori del surrealismo, pubblicando nel 1924 il Traité de la peinture surréaliste . Partecipò agli esperimenti di scrittura automatica con Picabia e altri, illustrò i poemi di Éluard e con i suoi esaltò la casualità e l'inconscio, ottenendo dalla corposità della materia (superfici ruvide sovrapposte a legni, cortecce, tessuti), graffiata da un intrico di linee, il senso della rinascita del mondo alla fine di una civiltà (Histoire naturelle, serie pubblicata nel 1926). In chiave surrealistica pubblicò il romanzo-collage La femme 100 têtes, raggiungendo i toni più personali della sua arte in L'œil du silence (Saint Louis, Washington University Art Collection), dipinto nel 1943 negli USA dove si era rifugiato nel 1941 fuggendo dall'internamento in Francia. Qui tornò nel 1954, perseguendo uno sviluppo manieristico del surrealismo in giochi rarefatti di figure geometrizzanti, segnati da un'ironica vena dadaista (Compendio storico, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna).

Bibliografia

C. Bernardini, Max Ernst, Roma, 1980; P. Ginferrer, Max Ernst, Milano, 1985.

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