Esquilino

il più esteso dei sette colli di Roma. Il suo nome deriva dalle Esquiliae, cioè le alture del Cispio, dell'Oppio e del Fagutale. In età repubblicana fu il quartiere più malsano di Roma, poiché accanto alle case sorgevano vaste necropoli, tra cui il campus Esquilinus. Bonificato da Augusto, l'Esquilino ebbe poi un grande sviluppo urbanistico e accolse giardini (quello di Mecenate, di cui resta l'auditorium con affreschi; quelli Liciniani, con il grande ninfeo noto con il nome di tempio di Minerva Medica), grandiosi edifici (Domus Aurea, terme di Traiano, macellum Liviae, più tardi l'anfiteatro castrense con il palazzo Sessoriano), sepolcri gentilizi (degli Arruntii, dei Clodii). Dall'Esquilino provengono inoltre gli affreschi di età repubblicana con scene dell'Odissea che si trovano ai Musei Vaticani. In epoca cristiana vi sorsero numerose chiese, la più importante delle quali è Santa Maria Maggiore, la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, innalzata, secondo la tradizione, da papa Liberio nel sec. IV, ma rifatta da Sisto III dopo il 431. Si ricordano poi Santa Prudenziana (sec. IV), Santa Croce in Gerusalemme (ca. 320, detta anche basilica Sessoriana poiché secondo la tradizione fu sistemata da Costantino in un'aula del palazzo Sessoriano), Santa Prassede, San Martino ai Monti e San Pietro in Vincoli, tutte sorte nel corso del sec. V. All'Esquilino venne realizzata nell'Ottocento la grande piazza Vittorio Emanuele II, che rappresenta l'area più multietnica e multiculturale della capitale.

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