Fasci Siciliani

(o Fasci dei Lavoratori), organizzazioni proletarie sorte in Sicilia tra il 1891 e il 1893, a cui aderirono operai e contadini. Questi, per la prima volta organizzati, miravano a ottenere la revisione dei patti agrari e la divisione delle terre demaniali. Il movimento si estese ai lavoratori delle miniere, dove erano occupati anche ragazzi di otto anni. Il primo fascio sorse a Catania nel 1891 a opera di G. De Felice-Giuffrida, seguito da quello di Palermo nel 1892, che raggruppò 8000 aderenti ed ebbe diramazioni in tutta la Sicilia. Preoccupazione dei suoi organizzatori (tra i quali si annoveravano socialisti come il già citato De Felice-Giuffrida, N. Barbato, P. Verzo, G. Montalto, G. Bosco) fu di fornire agli aderenti una rudimentale cultura marxista attraverso una diffusione capillare di opuscoletti, in cui il socialismo era presentato come una fede messianica. I fasci ottennero alcuni miglioramenti nei contratti agrari con i Patti di Corleone (1893); ma, dopo le agitazioni del dicembre 1893-gennaio 1894, il movimento fu duramente represso dal governo Crispi, che fece ricorso anche allo stato d'assedio e ai tribunali militari.

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