Ferreira, António

umanista e poeta portoghese (Lisbona 1528-1569). Fu una delle maggiori figure del classicismo iniziato da Sá de Miranda su esempi prevalentemente italiani. Laureatosi in legge a Coimbra, divenne magistrato nella capitale; ben presto fu per tutti il celebre “dottor Ferreira” non solo per l'autorità giuridica ma per l'erudizione letteraria e scientifica. Combatté l'uso della lingua castigliana e si prodigò per elevare il portoghese all'altezza dei suoi modelli (Petrarca, Orazio, Seneca). Morì, secondo alcuni, di peste. L'intera sua opera fu pubblicata postuma: le liriche nel 1598 (Poemas lusitanos), mentre i testi destinati al teatro, che rappresentano la parte migliore della sua opera, attesero fino al 1622. Nella commedia Bristo, storia romanzesca di due amici, è evidente l'influsso di Plauto, filtrato attraverso i contemporanei toscani; il Cioso (Geloso) fa viceversa pensare soprattutto a Terenzio per la struttura, mentre l'intreccio ha qualcosa di boccaccesco. Nella tragedia La Castro, l'umanità dei personaggi e la musicalità del verso conducono Ferreira a un livello di altissima poesia, facendo dell'infelice Inês, già cantata da Camões, un simbolo universale di dolorosa pietà.

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