Fiume, Questióne di-

controversia apertasi alla fine della prima guerra mondiale tra Italia e Iugoslavia sull'appartenenza della città di Fiume. Alla conclusione della guerra, le truppe interalleate sotto il comando italiano occuparono Fiume (novembre 1918), mentre la popolazione manifestava la propria volontà di annessione all'Italia. Alla Conferenza di Parigi, gli Alleati, richiamandosi al Patto di Londra che assegnava Fiume alla Iugoslavia, si opposero a tale richiesta e proposero la creazione di una “città libera”. Questa decisione provocò l'abbandono della conferenza (aprile 1919) da parte di Orlando e Sonnino, la deliberazione del Consiglio nazionale della città di unirsi senz'altro all'Italia, la nascita di vari incidenti tra le truppe di occupazione, e il ritiro delle forze italiane, deciso da Nitti. In tale situazione confusa, G. D'Annunzio, con un corpo di volontari, occupò la città (12 settembre 1919) istituendovi la reggenza del Carnaro. Quando col Trattato di Rapallo (12 novembre 1920) fu costituito lo Stato indipendente di Fiume, D'Annunzio si trovò a mal partito e dopo una breve, simbolica resistenza (il cosiddetto Natale di sangue) lasciò il campo alle truppe del generale Caviglia inviate da Giolitti a far rispettare il trattato (29 dicembre 1920). Ne seguì un periodo di ulteriori trattative diplomatiche e di lotte intestine (nel 1923 B. Mussolini inviò a Fiume come governatore il generale G. Giardino, realizzando un'annessione di fatto) fino all'accordo italo-iugoslavo del 27 gennaio 1924, che sanciva l'appartenenza di Fiume all'Italia.

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