Franck, César-Auguste

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compositore e organista belga naturalizzato francese (Liegi 1822-Parigi 1890). Studiò al Conservatorio di Liegi e in seguito, fino al 1842, in quello di Parigi. Dopo essersi dedicato in gioventù all'attività di concertista di pianoforte, soprattutto per assecondare il desiderio del padre, si volse ben presto alla composizione e all'esecuzione organistica: fu organista nelle chiese di Notre-Dame de Lorette (1848-53), di St.-Jean-St.-François (1851-58) e infine, dal 1859 alla morte, in quella di Ste.-Clotilde, dove inaugurò il grande strumento costruito da Cavaillé-Coll, esempio tipico, e da lui prediletto, di organo romantico. Contemporaneamente, tenendosi appartato dai clamori e dalle polemiche della vita musicale parigina, andò lentamente elaborando un proprio ideale compositivo destinato a fornire le prove più convincenti nell'ambito della musica strumentale e dell'oratorio, mentre valore affatto contingente ebbe la sua produzione teatrale. Largamente influenzato da Wagner e da Liszt nel campo del poema sinfonico (Rédemption, 1874; Les Éolides, 1875-76; Le chasseur maudit, 1882; Psyché, 1888), si mantenne fedele, come Brahms, alle forme cameristiche e sinfoniche classiche, i cui principi costruttivi sviluppò mediante l'adozione del procedimento ciclico. Gli esempi più noti di questa tecnica, consistente nell'utilizzazione di un unico tema convenientemente sviluppato e variato, in forme a più movimenti, sono la sua unica Sinfonia (in re minore, 1886-88) e la celebre Sonata per violino e pianoforte (in la maggiore, 1886). Particolare interesse rivestono nell'ambito della sua produzione strumentale il Quintetto per pianoforte e archi (1879), le Variations symphoniques per pianoforte e orchestra (1885) e il Quartetto per archi (1889); larga notorietà hanno due pagine pianistiche della maturità, il Prélude, choral et fugue (1884) e il Prélude, aria et final (1887), nonché alcuni brani organistici nei quali meglio si realizzò l'equilibrio, altrove precario, tra una sensibilità formale di forte impronta classica e accademica e l'istintivo e spesso enfatico abbandono romantico: Grande pièce symphonique, op. 17 (1862), Trois pièces pour grand orgue (1878) e soprattutto Trois chorales (1890). Pagine di grande bellezza, in un contesto tuttavia farraginoso e ingenuo, possiede l'oratorio in otto parti e un prologo Les Béatitudes (1869-79), che sembra emblematicamente riassumere insieme i pregi e i limiti culturali dell'esperienza artistica di Franck, la cui importanza nella tradizione francese del tardo Ottocento e del primo Novecento fu, non a caso, assai più sensibile sulla scuola organistica (L. Vierne, Ch. Tournemire) che non sulla concreta prassi compositiva (V. D'Indy, G. Ropartz).

Bibliografia

L. Davies, César Franck and his Circle, Londra, 1970; A. Bassi, César Franck, Pordenone, 1988.

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