Freneau, Philip

poeta e saggista statunitense (New York 1752-Freehold, New Jersey, 1832). Fu uno dei primi letterati in senso moderno nella storia culturale del nuovo continente. Deista, amante della vita primitiva ed esaltatore del "buon selvaggio" (di cui vedeva l'incarnazione negli Indiani d'America), Freneau mostra un certo gusto preromantico per il suo modo di trattare i temi della natura e del mare, restando peraltro tipicamente illuminista e neoclassico non soltanto nell'ideologia di fondo ma anche nel gusto per la satira e per un certo moralismo. Direttore dapprima del Daily Advertiser di New York e quindi della National Gazette di Filadelfia, di tendenza jeffersoniana, scrisse pregevoli prose (raccolte in parte nel 1939 da H. H. Clark in un volume dal titolo The Philosopher of the Forest, Il filosofo della foresta), ma raggiunse i risultati migliori con le sue liriche (raccolte in quattro volumi a partire dal 1786), tra cui si ricordano The Power of Fancy (1770; Il potere dell'immaginazione) che riecheggia Milton, The Beauties of Santa Cruz (1776; Le bellezze di Santa Cruz), The House of Death (1776; La casa della morte), che si inserisce nel filone della poesia sepolcrale inglese, e la satira The British Prison Ship (1781; La galera britannica). Al tema degli Indiani è dedicato The Indian Burying Ground (1778; Il cimitero indiano), a quello del mare The Hurricane (1779; L'uragano), al paesaggio e e al passato americano il notevole The Wild Honey Suckle (1786; Il caprifoglio selvatico).

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