Gèmito, Vincènzo

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scultore italiano (Napoli 1852-1929). Formatosi presso due mediocri artisti, E. Caggiano e S. Lista, presto si distaccò dall'accademismo del tempo per seguire la sua vena narrativa, più consona al linguaggio verista. Legatosi di profonda amicizia col pittore A. Mancini, ne subì l'influsso. Il periodo di attività più importante dell'artista si può collocare entro il quindicennio 1870-85, in cui creò, spesso valendosi della terracotta, opere di spontaneo verismo, dedicandosi con felice vena a modelli popolareschi. Nacquero così il Malatiello (Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte), l'Acquaiolo, il Pescatore accoccolato (Firenze, Museo Nazionale del Bargello), ma anche la serie di busti di personaggi celebri (Verdi, Meissonier, Fortuny, Morelli). Le opere di Gemito ebbero grande successo al Salon di Parigi, dove l'artista fu premiato in varie edizioni (a iniziare da quella del 1879). Dopo un lungo periodo di crisi e squilibri psichici, Gemito tornò all'arte, chiuso ormai in un raffinato virtuosismo.

Bibliografia

R. Causa, I maestri della scultura, Milano, 1966; P. Scarpellini, Gemito, in Canova e l'Ottocento, Milano, 1968; B. Mantura, Temi di Vincenzo Gemito, Roma, 1989.

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