capoluogo della provincia omonima e della regione Liguria, 19 m s.m., 238,84 km², 610.887 ab. secondo una stima del 2007 (genovesi), patrono: san Giovanni Battista (24 giugno).

Generalità

“Per la pianta della città vedi il lemma del 9° volume.” Città situata nella parte più interna del golfo omonimo, dove la catena appenninica è profondamente incisa dalle valli dei torrenti Polcevera e Bisagno, permettendo la comunicazione attraverso il passo dei Giovi con l'entroterra padano. La felice posizione su un'insenatura ben riparata ha condizionato fin dall'antichità lo sviluppo della città, definendone la vocazione portuale e mercantile. Un grande ampliamento del territorio comunale fu deliberato nel 1926, quando vennero annessi a Genova diciannove comuni circostanti (fra i quali fra i quali Cornigliano Ligure, Pegli, Pra, Sampierdarena, Sestri Ponente e Voltri a Ponente; Nervi, Quarto dei Mille, Quinto al Mare e Sant'Ilario Ligure verso Levante; Bolzaneto, Pontedecimo, Rivarolo Ligure e San Quirico in Valle Polcevera nella bassa valle del Polcevera), formando così la “Grande Genova”, vasta conurbazione industriale che si estende sul litorale per oltre 24 km e si spinge all'interno con alcune diramazioni, la maggiore delle quali si allunga per 15 km risalendo la valle del Polcevera. La costruzione della strada soprelevata lungo il porto, che collega le autostrade con il centro cittadino, ha snellito il traffico di attraversamento della città in direzione EW; è in costruzione, e in parte già in funzione, una linea di metropolitana dalla valle del Polcevera alla stazione Brignole. Le autostrade per Milano, Torino, Livorno, Gravellona Toce e Ventimiglia hanno migliorato il sistema delle comunicazioni stradali con l'entroterra padano e con le città rivierasche. Il problema dei traffici tuttavia, nonostante l'apertura di queste grandi arterie di scorrimento veloce, non è ancora del tutto risolto per le grandi difficoltà ambientali dovute alla particolare posizione topografica della città, stretta tra il mare e l'Appennino. Nel 1962 è stato inaugurato l'aeroporto internazionale “Cristoforo Colombo”, realizzato colmando un'area di mare di fronte a Sestri Ponente. Anche per l'ampliamento del porto, resosi più volte necessario nel corso dei secoli per adeguarlo via via alle esigenze di un accresciuto movimento di passeggeri, ma soprattutto di merci, si sono dovuti superare ingenti ostacoli. Le attuali strutture portuali sono imponenti (31 km di banchine d'ormeggio, sette bacini di carenaggio, una settantina di bacini per un totale di 350.000 km², oltre 120 km di ferrovie portuali), ma non sono sufficienti a reggere un ulteriore sviluppo del traffico. Genova, pur mantenendo una posizione di assoluto rilievo tra i porti italiani a carattere polifunzionale, ha attraversato una crisi organizzativa e gestionale che ha favorito la concorrenza del vicino porto di Marsiglia, dei porti dell'Europa nordoccidentale e, soprattutto per quanto riguarda il traffico di containers, del porto di Livorno. Il problema principale è rappresentato dalla carenza di spazio: la Fiera del Levante a E e l'aeroporto a W impediscono infatti qualsiasi espansione, nonostante il naturale retroterra del porto di Genova si estenda a buona parte della Padania e, dopo l'apertura dei trafori alpini, anche alla Germania e alla Svizzera. Tra il 1971 e il 2001 Genova ha subito un consistente calo demografico. È sede universitaria e vescovile.

Urbanistica

L'area fu abitata già in età preromana: sulla collina di Castello sono stati individuati reperti che risalgono al sec. VI a. C., mentre una vasta necropoli dei sec. V-III a. C. venne riportata alla luce negli scavi del colle di Sant'Andrea effettuati all'inizio del Novecento per aprire le vie Dante e XX Settembre. Nel corso del sec. V sorse nella zona di San Silvestro un oppidum con cinta muraria, di cui sono stati rinvenuti numerosi resti. Sulla città romana (la cui pianta ortogonale è ancora in parte riconoscibile intorno a via San Lorenzo) si sviluppò in seguito quella medievale, che andò espandendosi grazie ai traffici commerciali; una prima cinta di mura venne costruita nei sec. IX-X, poi rifatta nel 1155 (risalgono a quest'epoca la porta Soprana e la porta dei Vacca). A partire dal sec. XVI la crescita demografica fu affrontata sia frazionando e soprelevando i vecchi edifici, sia costruendo nuovi borghi fuori dalle mura. In seguito lo spazio abitativo venne eroso dalla costruzione nel centro storico dei grandi palazzi della nobiltà, testimonianza della potenza economica raggiunta da un'aristocrazia proiettata su traffici marittimi anche transatlantici. Esempio notevole delle capacità imprenditoriali dell'epoca fu la costruzione in soli sette anni (1626-33) della nuova cinta muraria dei forti, sulle colline sovrastanti la città. Anche dopo la fine della repubblica la città continuò a caratterizzarsi per il dinamismo delle sue trasformazioni urbane: il piano Barabino (1825) portò all'apertura di nuove strade fiancheggiate da palazzi neoclassici e alla “conquista” dei rilievi collinari, culminata con la realizzazione della circonvallazione a monte. Ai primi del Novecento cominciarono i grandi lavori di sistemazione dell'area a E del centro storico, con l'apertura di via XX Settembre, divenuta poi la principale arteria commerciale della città, e la realizzazione negli anni Venti delle gallerie stradali che aprirono un asse diretto di comunicazione fra le stazioni Principe e Brignole. A partire dagli anni Sessanta fu avviata la sistemazione delle zone più danneggiate dai bombardamenti (centro direzionale di Piccapietra, Sarzano); infine, le celebrazioni colombiane (Colombiadi) del 1992 furono l'occasione per una generale riqualificazione dell'area portuale. Genova presenta oggi una struttura urbana singolare, con un nucleo centrale (uno dei più estesi centri storici italiani) da cui si irraggiano quattro bracci in cui gli antichi comuni conservano caratteristiche proprie .

Storia

Fondata dai Liguri, florido centro di traffici già nel sec. IV a. C., fu distrutta dai Cartaginesi (205 a. C.) per essersi alleata con i Romani durante le guerre puniche. Più tardi divenne municipio romano (Genua). Sede vescovile dal sec. III, fu conquistata dai Goti di Teodorico; ripresa da Belisario durante la guerra greco-gotica, Genova divenne il più importante centro dell'omonima provincia. Nel 569, fuggendo i Longobardi, vi trovò rifugio Onorato, vescovo di Milano, e la sede episcopale milanese vi rimase almeno fino al 643, quando Rotari, re dei Longobardi, conquistò la città facendone la capitale del Ducato di Liguria. Dopo la conquista da parte dei franchi (774), Genova divenne contea; nell'845 fu saccheggiata dall'imperatore Lotario, che la tenne soggetta fino all'850. Nel secolo seguente fu incorporata nella Marca degli Obertenghi, che vi inviarono un loro rappresentante. La necessità di difendersi dalle scorrerie dei Saraceni fece sì che i genovesi, attaccati nella loro stessa città (saccheggio del 935), si arroccassero in una forte cerchia di mura e si stringessero attorno al vescovo, acquistando gradatamente una salda coscienza cittadina. Passarono poi all'offensiva e, insieme coi pisani, tra la fine del sec. X e gli inizi del sec. XI, scacciarono i Saraceni dalla Corsica e dalla Sardegna. Nel sec. XI la città, retta dal vescovo, creò un organismo nuovo, un'associazione di marinai, armatori e commercianti, la Compagna. Nata con fini economici, questa si allargò e acquistò ben presto un peso determinante nella vita politica della città, divenendo un'entità di carattere pubblico, sempre sotto il patrocinio del vescovo, e nella seconda metà del sec. XI furono da essa eletti i primi consoli. Genova, divenuta così un potente comune, iniziò una politica estera più ambiziosa, contribuendo al trasporto e al vettovagliamento dei crociati (1099) e ottenendo numerosi scali marittimi e privilegi commerciali in Oriente. Contemporaneamente impose la sua supremazia sulle Riviere, scontrandosi in quella di Levante con Pisa, contro la quale lottò a lungo per il possesso della Corsica, dove i genovesi erano penetrati dal 1132. Nel 1158 alla Dieta di Roncaglia il console genovese Caffaro Caschifellone ottenne da Federico Barbarossa l'esenzione della città dal tributo e, tre anni dopo, la concessione delle regalie. Seguì un nuovo periodo di lotte con Pisa, che terminò con la precaria Pace di Pavia (1175). L'ascesa politico-economica della città, il prevalere sui nemici esterni e la grande prosperità determinarono all'interno lotte fra le grandi famiglie guelfe e ghibelline, che portarono alla nomina di un podestà forestiero, il bresciano Manegoldo del Tettoccio (1191). Il prevalere dei guelfi ebbe come conseguenza la sua cacciata e il ritorno temporaneo al sistema consolare. Genova rifiutò di piegarsi a Federico II, ma nel 1241 la sua flotta fu sconfitta presso l'isola del Giglio. La ricca borghesia intanto premeva per aver parte nella cosa pubblica e nel 1257 ottenne la creazione, accanto al podestà, di un capitano del popolo, nella persona di Guglielmo Boccanegra, che nel 1262 fu però costretto dai nobili ad abbandonare la carica. Solo nel 1270 Oberto Doria e Oberto Spinola riuscirono a imporre l'autorità del capitano del popolo, scalzando il podestà. A un periodo di flessione economica, provocato dalla grande affermazione della rivale Venezia, nel commercio del Levante, coincidente con l'Impero latino di Costantinopoli (1204-61), seguì per la città un periodo di grande prosperità grazie ai vantaggi ottenuti dall'imperatore Michele VIII Paleologo, restauratore dell'Impero bizantino (Trattato di Ninfeo, 1261). Dopo aver ripreso la lotta con Pisa, Genova la sconfisse nel 1284 alla Meloria, ottenendo una supremazia nel Mediterraneo che le fu però contesa senza tregua da Venezia. Nel 1298 Genova riportò a Curzola una grande vittoria su Venezia. Questa vittoria, la prosperità negli affari (formazione delle maone e della società dei Giustiniani) e l'ampliamento della città segnarono l'ultima stagione felice per Genova: ben presto ripresero le lotte intestine tra i nobili guelfi (Fieschi, Grimaldi e Montaldo) e quelli ghibellini (Doria, Spinola e Fregoso). Il partito borghese cercò, con la creazione del dogato e l'esclusione dei nobili dal governo, di pacificare la città. Il primo doge fu Simone Boccanegra (1339), che cinque anni dopo, per il perdurare dei disordini, dovette dimettersi. Poco dopo iniziò per Genova la serie delle signorie straniere: quella milanese (1353-56) e quella francese (1396-1409), che furono inframmezzate dal nuovo dogato del Boccanegra (1356-63). Nel periodo francese fu istituito il Banco di San Giorgio (1407). Ad affrettare il declino politico della città ligure seguì la ripresa del conflitto con Venezia (guerra di Chioggia, 1378-81). Nel sec. XV Genova, dopo essere passata a Teodoro II del Monferrato (1409-13), ebbe una serie di dogi incapaci di imporsi sulle fazioni, finché nel 1421 la città e l'intera Liguria vennero unite al ducato di Filippo Maria Visconti. Una rivolta nel 1436 affidò la città ai “capitani della libertà” e si riprese l'elezione dei dogi. Seguì un confuso periodo di congiure e di ribellioni, mentre la repubblica perdeva quasi tutte le colonie in Oriente e i centri rivieraschi. Dal 1458 al 1460 la città fu sotto Carlo VII di Francia; dal 1464 al 1478 e, dopo una breve parentesi di libertà, dal 1487 al 1499, sotto gli Sforza, duchi di Milano; quindi di nuovo sotto un re di Francia, Luigi XII (1499-1507). Così indebolita e coinvolta nelle lotte franco-spagnole per il predominio in Italia, Genova fu saccheggiata dalle forze imperiali di Prospero Colonna nel 1522 e fu sul punto di perdersi definitivamente, schiacciata dalle due potenze rivali. La salvò dall'estremo pericolo l'ammiraglio Andrea Doria che, passando improvvisamente dal servizio di Francesco I alla parte imperiale, ottenne il riconoscimento dell'autonomia della città (1528) ed emanò una nuova Costituzione che assicurò ai nobili quasi tutti i poteri. Neppure così, però, la città ritrovò la sua pace. Perdute le colonie e diminuita di molto l'attività marinara, fu contemporaneamente turbata dalla congiura dei Fieschi (1547) e da quella di Giulio Cybo (1548), dall'insurrezione corsa di Sampiero d'Ornano da Bastelica (1564-67) e dalle feroci lotte tra “nobili antichi” e “nobili nuovi”. Il sec. XVII fu un periodo di ulteriore decadenza. La deviazione delle correnti del commercio verso l'America inaridì molte fonti di ricchezza e indebolì la città. Della situazione approfittarono i duchi di Savoia tentando di impadronirsi del suo porto nel corso della guerra della Valtellina e poi con le congiure di G. Cesare Vachero (1628) e di R. Della Torre (1672), che fallirono però miseramente. Riuscì invece a sottometterla Luigi XIV di Francia che, dopo averla bombardata nel maggio 1684, costrinse il doge a umiliarsi ai suoi piedi e ad accettare una sorta di protettorato in realtà alquanto oneroso. Ritrovò ancora momenti di gloria quando, occupata da truppe austriache, insorse con un violento moto popolare iniziato dal leggendario Balilla (dicembre 1746). Ma fu un breve episodio. La città era di fatto ormai entrata nell'orbita della politica francese, tanto che nel 1768, assillata da gravi difficoltà finanziarie, fu persino obbligata a cedere a Luigi XV la Corsica, in perpetua rivolta, per la somma di 40 milioni di lire. Scoppiata la Rivoluzione francese, dopo inutili tentativi di rimanere neutrale, nel 1796 fu costretta ad accogliere l'armata napoleonica e a trasformarsi poco dopo (giugno 1797) in repubblica democratica e giacobina. Tra l'aprile e il giugno del 1800 sostenne, agli ordini di A. Massena, il terribile assedio degli austro-russi, che permise a Napoleone la vittoria di Marengo. Nel 1805 entrò a far parte integrante dell'Impero francese e dopo il Congresso di Vienna fu assegnata al Regno di Sardegna: decisione fieramente avversata dai genovesi, ma che fu d'altra parte all'origine del rinnovamento economico della città, messa così in comunicazione con un ampio e sicuro retroterra. Focolaio di propaganda rivoluzionaria durante il Risorgimento, fu sede di carbonari, cospiratori e patrioti che fomentarono le insurrezioni del 1821 e del 1849, ma diedero anche notevoli contributi alla causa monarchico-costituzionale. Durante la seconda guerra mondiale fu sottoposta a numerosi bombardamenti che provocarono gravissimi danni alle attrezzature portuali e all'abitato. Centro attivissimo di organizzazione partigiana, fu la prima città dell'Italia settentrionale a insorgere contro i nazifascisti (24 aprile 1945), ottenendo la liberazione prima dell'arrivo degli Alleati. Genova è medaglia d'oro della Resistenza.

Arte

Tipica di Genova è la Lanterna, che fu costruita all'ingresso del porto nel 1139 come torre di vedetta e di segnalazione e completamente restaurata nel 1543. Caratteristici del nucleo medievale della città (sec. XII-XIV) sono i vicoli stretti e tortuosi (carugi), fiancheggiati da case altissime (anche di otto piani), in gran parte del Due-Trecento, che conservano, spesso sotto gli intonaci e i riempimenti, la struttura originaria: logge in basso (ora tutte murate, a eccezione dei portici di Sottoripa lungo il porto), un giro di archetti sopra le logge, muratura in mattoni o a liste di pietra bianca e nera con polifore in alto. Ai sec. XII-XIII risale la fondazione o il rifacimento delle chiese maggiori. La cattedrale, San Lorenzo, conserva parti della chiesa romanica del 1118 (i fianchi), mentre la facciata gotica di tipo francese (due torri e tre portali fortemente strombati) e il nartece sono della seconda metà del Duecento; l'interno a tre navate su colonne e pseudomatronei è del primo Trecento. Vi si conservano dipinti di F. Barocci e L. Cambiaso e sculture dei Gagini, di G. Montorsoli e P. Francavilla. Romaniche sono le chiese dei Santi Cosma e Damiano, con campanile ottagonale sul tiburio (all'interno Madonna di Barnaba da Modena); San Donato, pure con torre nolare ottagonale (all'interno trittico con l'Adorazione dei Magi di J. van Cleve); Santa Maria di Castello (con dipinti di L. Brea e P. F. Sacchi; nel chiostro è un'Annunciazione a fresco di Giusto d'Alemagna, 1451), presso cui sorge la Torre degli Embriaci, pure del sec. XII, a bozze di pietra. Al sec. XIII risalgono le chiese del Carmine, di San Giovanni di Prè, di Santo Stefano (all'interno cantoria di Benedetto da Rovezzano, 1499, e il Martirio di Santo Stefano di G. Romano) e di San Matteo (con facciata del 1278 e chiostro del 1310), quest'ultima centro di un suggestivo complesso gotico che comprende le case dei Doria. Nei sec. XIII-XIV sorsero a Genova le chiese degli ordini mendicanti: demoliti nell'Ottocento i complessi di San Francesco, San Domenico e Santa Caterina, resta solo quello di Sant'Agostino (1260), benché gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1942 e del 1944. Per l'architettura pubblica del sec. XIII si ricorda il palazzo di San Giorgio (1260), mentre il palazzo del comune venne inglobato nel Palazzo Ducale: un tempo sede dei dogi, quindi centro di potere della repubblica, quest'ultimo fu adibito in tempi moderni a varie funzioni, ultima quella di tribunale; nel 1992, dopo un restauro durato quindici anni, l'edificio è divenuto il maggiore spazio espositivo della città. Nel Quattrocento, più che erigere nuovi edifici si soprelevarono i vecchi e si murarono i portici; il gusto restò a lungo legato allo stile gotico (palazzo Spinola in piazza Fontane Marose). Il primo edificio organicamente rinascimentale è il palazzo Doria Pamphili (1529), appartenuto ad Andrea Doria, che chiamò da Roma, per decorarlo, P. del Vaga (sala dei Giganti), D. Beccafumi, il Pordenone e G. da Treviso. Decisiva fu la presenza a Genova dell'architetto manierista G. Alessi, che con la chiesa di Santa Maria Assunta di Carignano (1552; pianta derivata dal San Pietro in Montorio di Bramante) influenzò l'architettura religiosa ligure dei secoli successivi e che con le ville Cambiaso (1548) e Pallavicino delle Peschiere (1560) fissò il modello delle ville suburbane genovesi. Ai seguaci dell'Alessi (B. Cantone, G. Ponsello, Rocco Lurago e G. B. Castello) va ricondotta anche la celebre impresa urbanistica di Strada Nuova (ora via Garibaldi) tracciata a metà del Cinquecento al margine del nucleo medievale e circondata dalle residenze monumentali dell'aristocrazia, con complesse planimetrie, scaloni scenografici e giardini che utilizzano il dislivello (palazzi Cambiaso, Cataldi, Parodi, Podestà, Gambaro, Doria Tursi, sede municipale; più tardi sono i palazzi Rosso, 1677, e Bianco, rifatto nel 1700). A Strada Nuova seguì nel 1606-1618 via Balbi, anch'essa circondata da edifici monumentali (palazzi Balbi Senarega, dell'Università e Durazzo Pallavicini, tutti di B. Bianco; Palazzo Reale, finito da C. Fontana nell'atrio e nel doppio scalone). Tra le maggiori chiese barocche si ricordano l'Annunziata (1591-1620), vero museo della scuola genovese del Seicento; la chiesa dei Santi Ambrogio e Andrea (o del Gesù) che conserva due pale di P. P. Rubens e altre di G. Reni e di S. Vouet; San Filippo Neri, con bella facciata borrominiana di P. Puget; San Siro, l'antica cattedrale (all'interno è un'Annunciazione di O. Gentileschi); San Luca (decorata da D. Piola, conserva un Presepio del Grechetto). Dopo un periodo di stasi (sec. XVIII) iniziò per la città una nuova fase di intenso rinnovamento urbano, per il quale fu fondamentale l'attività dell'architetto e urbanista C. F. Barabino. Al 1941-42 risale la piazza della Vittoria di M. Piacentini; notevole esempio di architettura moderna è offerto dal ponte sul Polcevera (inaugurato nel 1967) di R. Morandi. Per le Colombiadi del 1992, il progetto di R. Piano (1982-92) ha attuato il recupero di parte della Genova antica, una riorganizzazione urbanistica intorno a piazza Caricamento e un ripristino del raccordo tra centro storico e vecchio porto. I nuovi “punti forti” di Genova sono: Palazzo Ducale (restaurato), i centri direzionali di Corte Lambruschini e di San Benigno, il “matitone” (grattacielo di Skidmore, Owings, Merril), l'acquario (il più importante d'Europa) e infine il “grande bigo”, recupero in funzione monumentale di una vecchia gru portuale, che con il suo ascensore panoramico (con una capienza di 60 persone) è divenuto l'emblema del rinnovamento della città. Nel campo delle arti minori va ricordato il merletto di Genova, trina a fuselli prodotta in Liguria fin dal Cinquecento e molto ricercata nel Seicento e nei secoli successivi; costituisce a tutt'oggi una voce importante dell'artigianato di alcune cittadine rivierasche (Santa Margherita e Rapallo).

Musei

Genova possiede numerose raccolte d'arte pubbliche e private. Statali sono la Galleria di Palazzo Reale (dipinti di B. Strozzi, Grechetto, G. C. Loth, L. Giordano, G. Reni, A. van Dyck; arredi barocchi, rococò e neoclassici; affreschi di V. Castello, D. Parodi e Carlone) e la Galleria di palazzo Spinola (soprattutto opere di scuola genovese del Seicento, ma anche la Sacra famiglia e il Ritratto di Carlo Doria a cavallo di Rubens e l'Ecce Homo di A. da Messina). I più importanti musei civici di Genova sono stati oggetto, nel secondo dopoguerra, di una brillante sistemazione museografica a opera dell'architetto milanese F. Albini (palazzo Bianco, 1950; palazzo Rosso, 1961; Museo del Tesoro di San Lorenzo). La Pinacoteca di palazzo Bianco è importante per la ricca collezione di dipinti di scuola fiamminga e olandese (dipinti di H. van der Goes, G. David, J. van Cleve, J. van Scorel ecc.; ritratti e dipinti sacri di A. van Dyck; Venere e Marte di Rubens). Accanto ai fiamminghi dominano i genovesi dal Cinquecento al Settecento (tra gli altri si ricordano L. Cambiaso, B. Strozzi, A. Ansaldo, V. Castello, G. Assereto, Grechetto, Guercino e Magnasco, ecc.), ma si trovano anche dipinti di Zurbarán, Filippino Lippi, Pontormo, Murillo e Barnaba da Modena. La Galleria di palazzo Rosso è notevole anche per la decorazione a fresco eseguita nel penultimo decennio del Seicento da G. De Ferrari, D. Piola, B. Guidobono, G. A. Carlone, C. A. Tavella. Nelle sale sono esposti i dipinti della quadreria sei-settecentesca dei Brignole (donata alla città nel 1874 con i palazzi Rosso e Bianco), in cui prevalgono opere di scuola genovese del Seicento, di scuola emiliana, lombarda e napoletana dello stesso periodo (G. C. Procaccini, M. Preti, S. Rosa, G. Reni, Guercino) e fiamminga (serie dei ritratti dei Brignole eseguiti da A. van Dyck). Il panorama dell'arte barocca genovese è completato dalle sculture di F. e B. Schiaffino, D. Parodi, A. M. Maragliano, F. Parodi, dalla collezione di pesi e misure, dal Gabinetto numismatico, dalla raccolta di ceramiche (provenienti dalle manifatture di Savona e Albisola e da quella locale, che nel sec. XVI produceva soprattutto piastrelle policrome e nel sec. XVII si distinse per una ceramica caratterizzata dalla predilezione per il blu e dal disegno senza ombreggiatura), dalla raccolta topografica e dal Gabinetto dei disegni e delle stampe (oltre 2000 disegni di scuola genovese ed emiliana). Un'importante raccolta di pitture, sculture, armi, armature, lacche, stampe, maioliche, stoffe e bronzi cinesi e giapponesi dal sec. XI al XIX si trova nel Museo Chiossone. Il complesso di Sant' Agostino ospita il Museo di Architettura e Scultura Liguri (vi è conservata la celebre Margherita di Brabante di G. Pisano, 1313). Al comune appartengono pure i musei Archeologico e Navale di Pegli. Quello Civico Archeologico raccoglie importante materiale preistorico proveniente da varie località della Liguria e in particolare dagli scavi nella Caverna delle Arene Candide, con reperti dal Paleolitico all'Età del Ferro. Di particolare interesse alcune sepolture ricostruite in vetrina. Altre notevoli raccolte sono la Pinacoteca dell'Accademia Ligustica di Belle Arti e la quadreria di palazzo Durazzo Pallavicini.

Biblioteche e archivi

Oltre alla Biblioteca Civica “C. G. V. Berio”, tra le maggiori biblioteche pubbliche vi sono la Brignole Sale, la Saffi, la Gallini, la Lercari. Importante anche la Biblioteca Universitaria Statale con oltre 300.000 volumi e cospicui fondi antichi, alla quale si affiancano le biblioteche delle singole facoltà e istituti. L'Archivio di Stato conserva nelle sue sezioni fondamentali (Archivio di governo, Archivio notarile, Archivio del Banco di San Giorgio) gli atti delle magistrature cittadine a iniziare dal sec. X, le “filze” degli atti notarili dal 1154 al 1830 e le scritture dell'amministrazione finanziaria e commerciale della Repubblica di Genova e delle sue colonie a iniziare dal 1407.

Spettacolo

I primi teatri permanenti, costruiti per iniziativa della nobile e potente famiglia Durazzo, furono il Falcone, eretto nel 1653 e rimasto in attività per due secoli; il Sant'Agostino (1702), importante soprattutto nel sec. XVIII come teatro d'opera e il Teatro delle Vigne, in legno (ca. 1750), che nell'Ottocento accolse soprattutto spettacoli di marionette. Nel 1828 l'architetto C. F. Barabino costruì il Carlo Felice destinato soprattutto alla lirica: semidistrutto nel 1944, fu ripetutamente ristrutturato fino all'edificio attuale opera di I. Gardella e A. Rossi (1991). È sede dell'Ente Autonomo Teatro Comunale dell'Opera, principale istituzione musicale della città. Durante la seconda guerra mondiale andarono distrutti anche il Politeama Genovese (rifatto nel 1955) e il Regina Margherita (ex Andrea Doria, ricostruito nel 1957). Il Teatro di Genova è stato fondato nel 1951; alla sede istituzionale, il Teatro della Corte, ultimato nel 1991, si sono aggiunti una seconda sala, il Teatro Duse, e dal 2000 un nuovo spazio, denominato Piccolo Teatro della Corte, allestibile al chiuso e all'aperto.

Teatro dialettale

Le prime manifestazioni di un teatro in vernacolo di qualche consistenza sono legate al repertorio dei fantocci e alle maschere carnevalesche in auge nel sec. XVIII (in particolare la maschera gentilizia del Marchese, quella contadinesca di ö Paisan, quella plebea di Barudda). Nell'Ottocento fiorirono le maschere di Pipia e, più fortunata, di Sciô Reginna, sempre in lotta coi morsi della fame (interpretato soprattutto da D. Garello). Il primo autore degno di essere menzionato è N. Bacigalupo (1836-1904), portato al successo da D. Castelli. Accanto a Castelli si formò l'attore G. Govi, la cui compagnia ha sollecitato la creazione di un vasto repertorio dialettale, di valore e impegno discontinui, ma sovente di successo duraturo. Altra compagnia di rilievo è stata quella di Rosetta Mazzi, attiva negli anni Trenta del Novecento.

Economia

L'economia genovese è sempre stata, fino al sec. XX, strettamente legata ai traffici marittimi e commerciali. Nel corso dei secoli il porto, all'origine semplice rada naturale delimitata dal promontorio chiamato Molo Vecchio, è stato più volte ampliato; le infrastrutture portuali si sono estese soprattutto verso ponente, fino a raggiungere Voltri, mentre a E della foce del Bisagno la costa ha conservato le sue funzioni residenziali e balneari. Le attuali strutture portuali, sebbene imponenti, sono inadeguate per le crescenti esigenze del traffico, soprattutto a causa della mancanza di adeguate superfici di stoccaggio. Pur mantenendo una posizione di assoluto rilievo, il porto di Genova non ha conservato nel dopoguerra il suo ruolo storico di sbocco quasi esclusivo del Piemonte e della Lombardia, subendo la concorrenza di Marsiglia, Rotterdam e, in tempi più recenti, Livorno. Nel 2000 ha fatto registrare un traffico di 7328 navi, 2.444.000 passeggeri e circa 44 milioni di t di merci sbarcate e imbarcate (per tre quarti imputabili alla navigazione internazionale). Fra le merci sbarcate prevalgono il carbone, il petrolio, le derrate alimentari, le fibre tessili e il legname; fra quelle imbarcate le macchine, i filati, i tessuti, i prodotti alimentari e i materiali da costruzione. A partire dalla fine dell'Ottocento, accanto alle attività commerciali, si è sviluppato un robusto settore manifatturiero, orientato soprattutto all'industria pesante e favorito dall'agevole approvvigionamento di materie prime per via marittima. Sono così sorti nel Ponente e nella valle del Polcevera grandi stabilimenti siderurgici, chimici, petrolchimici e meccanici (cantieri navali), cui si sono aggiunte numerose altre industrie di importanza nazionale (soprattutto nel settore alimentare) o regionale (tessile, abbigliamento, concia, carta, lavorazione del legno ecc.). A partire dagli anni Settanta del Novecento è cominciata però una fase di deindustrializzazione: parecchie industrie genovesi si sono così trasferite altrove (in particolare nel Sud, per utilizzare le agevolazioni della Cassa del Mezzogiorno). Come in tutte le grandi città, crescente importanza ricopre oggi a Genova il settore terziario, non soltanto commerciale ma anche nel campo dei servizi (banche, assicurazioni ecc.), dell'impiego pubblico e dei trasporti.

Curiosità

Tra le manifestazioni genovesi, si ricordano la Processione a mare di San Giovanni Battista (24 giugno); la Regata delle Repubbliche Marinare, che la città ospita ogni quattro anni, a turno con Venezia, Pisa e Amalfi; il Salone della Nautica (inizio autunno); l'esposizione internazionale florovivaistica Euroflora (ogni 5 anni) e la Mostra mercato dell'antiquariato di Palazzo Ducale (primavera). La città ha dato i natali all'architetto e letterato Leon Battista Alberti (1404-1472), al pittore Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccia (1639-1709), al violinista e compositore Nicolò Paganini (1782-1840), all'uomo politico Giuseppe Mazzini (1805-1872), al poeta e patriota Goffredo Mameli (1827-1849), al politico Palmiro Togliatti (1893-1964), al giurista e uomo politico Umberto Elia Terracini (1895-1983), al poeta Eugenio Montale (1896-1981), allo psicanalista Emilio Servadio (1904-1995), al cantautore Fabrizio De André (1940-1999), alla tradruttrice e saggista Fernanda Pivano (1930), allo scrittore Edoardo Sanguineti (1930) all'architetto Renzo Piano (1937), al critico d'arte Germano Celant (1940) e allo scrittore Sebastiano Vassalli (1941).

Bibliografia

Per la geografia

G. Jaja, Il porto di Genova dal 1900 al 1950, Genova, 1951; G. Barbieri, I porti d’Italia, Napoli, 1959; Autori Vari, Problemi e prospettive dello sviluppo di Genova, Bologna, 1962; G. Ferro, Contributi alla geografia urbana di Genova, Genova, 1969; Autori Vari, Le grandi città italiane. Saggi geografici ed urbanistici, Milano, 1971; M. Cervetti, Genova e il suo territorio, Genova, 1985.

Per la storia

V. Vitale, Breviario della storia di Genova. Lineamenti storici ed orientamenti bibliografici, 2 voll., Genova, 1955; J. Heers, Gênes au XVe siècle, Parigi, 1961; T. O. De Negri, Storia di Genova, Milano, 1968; G. Airaldi, Genova e la Liguria nel Medioevo, 1986.

Per l’arte

P. Rotondi, La Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova, Genova, 1959; P. Torriti, Il Palazzo Reale di Genova e la sua Galleria, Genova, 1963; idem, La Quadreria dell’Accademia Ligustica di Belle Arti in Genova, Genova, 1963; idem, La Galleria del Palazzo Durazzo Pallavicini a Genova, Genova, 1967; C. Marcenaro, Il museo del tesoro della cattedrale a Genova, Genova, 1969; P. Levini, Genova anni ’30, Genova, 1989.

Per il teatro

G. B. Vallebona, Centenario del Carlo Felice, Genova, 1928; R. Giazotto, Il melodramma a Genova nei secoli XVII e XVIII, Genova, 1941; idem, La musica a Genova nella vita pubblica e privata dal XIII al XVIII secolo, Genova, 1952; B. Rambelli, Teatro a Genova, Genova, 1976.

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